L'ora x

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Finalmente eravamo usciti allo scoperto. Stavamo sfrecciando sulla strada principale della città con la macchina di Piovra, diretti al punto focale. Dal sedile posteriore vedevo Polpo guardarsi attorno nervosamente, mentre Piovra controllava gli specchietti. Con un verso gutturale ci avvisò che l'organizzazione ci stava raggiungendo e accelerò. Polpo bucò lo specchietto sparando un getto nero contro le moto degli inseguitori, che però lo schivarono agilmente.

Giunti alla rotonda, riuscii a scorgere i volti dei miei vecchi compagni. Incontrai gli occhi neri come la pece di Isidora, e con rammarico vi vidi delusione, più intensa e struggente della mera rabbia. Gli altri erano più veloci, e passarono con le ruote sull'isola di traffico con la stessa ferocia con cui probabilmente desideravano farlo con i nostri corpi. Polpo sparò un altro colpo, che davanti agli occhi di Piovra passò attraverso lo specchietto di sinistra e colpì la moto di Omar, il quale ruzzolò a terra e rimase bloccato sotto il peso del proprio veicolo. Allan e Dan si guardarono indietro per un attimo, poi i loro occhi iniettati di sangue tornarono sulla nostra macchina. Disella ed Elva estrassero le pistole e ci spararono senza prendere la mira, quindi mi piegai e mi coprii la testa con le mani, mentre i colpi di Polpo e le grida di Piovra mi assordavano.

L'inseguimento proseguì per qualche minuto, finché non raggiungemmo un magazzino nella periferia e Piovra parcheggiò con una sgommata. Polpo sgattaiolò fuori sfondando il finestrino ed entrò nell'edificio. Anch'io uscii, e rimasi nascosto dietro il mezzo quanto bastava per vedere l'organizzazione arrivare e scendere dalle moto. Avevano tutti le pistole in mano quando Piovra aprì la portiera e i loro occhi si riempirono di orrore e raccapriccio, mentre i loro corpi cominciavano a tremare come foglioline. Egli inchinandosi si tolse il cappello da cowboy con uno dei propri arti tentacolari, mentre gli altri sette si allargarono in quella che secondo lui era una mossa elegante. Allan e Dan raccolsero tutto il coraggio di cui disponevano per alzare le pistole e puntarle alla creatura. I due vennero raggiunti da un paio di lunghi tentacoli che li avvolsero, finché di loro non si poté riconoscere solo la sagoma umana che si andava via via restringendo, mentre una poltiglia si allargava a terra attorno a loro. Piovra ritirò i tentacoli ed osservò le espressioni di Isidora, Disella ed Elva, le quali guardavano con sgomento quello che rimaneva dei loro compagni. L'essere emise quella che sembrava una risata ed entrò nell'edificio, mentre io uscivo dal mio rifugio. Le loro guance erano solcate dalle lacrime, e camminai verso di loro con fredda determinazione.

"Come hai potuto!?" mi urlò Isidora, mentre alzavo il braccio via via sempre più viola ed appuntito.

Le squadrai una ad una, sembravano svuotarsi mentre dietro di me Piovra e Polpo aprivano le finestre al piano di sopra e innumerevoli tentacoli fuoriuscivano dal magazzino.

Con il mio nuovo arto forai il petto di Isidora e Disella, che caddero a terra con gli occhi fissi sul magazzino. Gli occhi spenti di Elva passarono in rassegna i corpi dei suoi compagni, prima di concentrarsi su di me e sul mostro tentacolare e portarsi la pistola alla testa.

Erano passati anni quando entrai nella sala comune, i miei capelli e i miei abiti erano più lunghi e sudici, ma il mio cuore scoppiava di gioia ogni volta che ammiravo l'evoluzione degli Abissali. Piovra e altri erano raccolti in un cerchio, e il mio amico mi fece cenno di fare presto. Feci per raggiungerlo, quando qualcosa mi trattenne il braccio, e incontrai un paio di occhi bianchi illuminati da una lampadina che mi scrutavano dalla testa ai piedi. Con una mano mi spostai i capelli, rivelando il mio viso violaceo e bestiale.

"Tranquillo, sono un medico" dissi, e potei andare a fare il dovere.

Gli AbissaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora