CAPITOLO 1

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Era una piovosa e fredda giornata di Novembre a Bristol, e io stavo aspettando l'autobus che mi avrebbe portata a scuola, quel giorno ero davvero stanchissima ma mio padre mi costrinse ad andare.
Salii e misi le cuffiette alle orecchie; ero sola come al solito, la pioggia scendeva in modo violento e incominciavo a sospettare che si sarebbe messo anche a grandinare. Appena arrivata a scuola mi avvicinai a Jonathan, il mio migliore amico; gli diedi un bacio sulla guancia come sempre e ci incamminammo verso la nostra aula. Credo che l'intervallo sia la parte della mattinata che preferisco, tutti se ne vanno in giro, persino Jonathan se ne sta con i suoi amici, e io posso stare sola accanto alla finestra a disegnare, se devo dirla tutta quella mattina ho passato tutto il mio tempo a guardare un ragazzo dell'ultimo anno, mi aveva sempre incuriosita perché era diverso dagli altri ragazzi che in genere se ne vanno in giro con i loro gruppetti a ridere e a schiamazzare; lui era sempre seduto su una sedia accanto al distributore di merendine ad ascoltare musica, da solo; alto, profondi occhi verdi e lunghi capelli ricci che gli cadono sul viso. Qualche mese fa ho sentito in giro dei ragazzi che parlavano di come lui sia "un così strano ragazzo", lo avevano chiamato Harry, questo è quel poco che so di lui. Mi piaceva guardarlo, era di una bellezza incantevole, i suoi occhi erano come un calamita.
Dopo la scuola Jonathan mi accompagnò a casa, finalmente potevo rilassarmi.
«Papà, sono a casa!» «Ciao tesoro» sembrava che quel giorno lui fosse di buon umore, quindi gli chiesi la stessa cosa che ormai gli chiedo da anni:  «Papà senti, è da quando avevo sette anni che ormai-» «Non se ne parla, lo sai. Non voglio che tu ti metta in testa strane idee, io non spenderò i miei soldi per uno stupido corso di chitarra Amy, tu devi concentrarti sullo studio, tra pochi anni finirai il liceo e non puoi pensare alle chitarre o cavolate varie, devi pensare ad un lavoro e ad una buona università» «Papà, la vita non è fatta solo di studio e di libri io ho biso-» non mi fece nemmeno finire la frase «No, questa è la mia risposta definitiva» lo guardai e salii velocemente le scale che portavano in camera mia «Scendi giù subito, il pranzo è pronto» «Non ho fame!» urlai sbattendomi la porta dietro.
A volte lo odiavo, e in momenti come questo penso a mia madre, lei mi rassicurava sempre, era sempre dalla mia parte. Poco dopo sentii il mio telefono vibrare, era un messaggio di Jonathan "Ha detto di no anche questa volta?" continuavo a fissare il telefono sentendomi una perdente; spensi il telefono e mi misi a piangere, fino ad addormentarmi.

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