CAPITOLO 4

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Quella mattina non andai a scuola, avevo un forte mal di testa. Verso le undici Jonathan mi mandò un messaggio "CHIAMALO!", non sapevo cosa rispondergli, fissavo il cellulare e mi tremavano le mani, mi ci vollero dieci minuti per decidermi, dovevo farlo, dovevo fissare un appuntamento con l'insegnante, non mi interessava di venire scoperta, dovevo vivere il mio sogno, anche all'oscuro di mio padre. Così mi alzai dal letto, andai in bagno, mi chiusi a chiave e digitai il numero. "E se cambino un casino?" pensai, ma la chiamata era già partita. Sentivo il cuore in gola, uno squillo, due squilli, tre squilli, nessuno rispondeva, al quinto squillo riattaccai. Ma non mi volevo arrendere, non adesso che avevo finalmente preso un po' di coraggio. Ripresi in mano il telefono e ridigitati il numero, rispose la segreteria telefonica "lasciare un messaggio dopo il segnale acustico" e dopo il 'bip' iniziai a parlare "salve, la chiamo per il corso privato di chitarra...mi piacerebbe frequentarlo, mi contatti per favore." E lo mandai. Quando uscii dal bagno feci un respiro profondo e subito dopo balzai dalla paura, mio padre era lì davanti a me, possibile che avesse sentito tutto?

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