Le mancava il respiro.
Non riusciva più a muoversi, era come se ci fosse qualcosa che le impedisse di compiere dei gesti, come fosse paralizzata da qualcosa che le facesse paura. Alzò gli occhi al cielo come se stesse aspettando una risposta da qualcuno ,come se tra quelle nuvole avesse visto una persona che le dovesse delle spiegazioni. Aveva lo sguardo ferito. Aveva lo sguardo di chi sa già che continuare sarà solo una perdita di tempo, di chi non c'è la fa più. Si guardò le gambe come fossero una parte estranea del suo corpo emettendo un gemito di disapprovazione, pensò che era stanca di sé stessa. Riflette' a lungo sulle parti positive del suo fisico e pur sforzandosi non ne trovò neanche una. Osservò cosa accadeva intorno a lei, strada deserta se non per una vecchia che la guardava perplessa. Fece un respiro profondo e poi chiuse gli occhi lasciando che il silenzio placasse la confusione e la rabbia che portava dentro. Il mascara era colato lasciando un alone scuro che si estendeva fino alle guance facendole apparire la faccia più bianca di quella che già era, capelli scompigliati le accarezzavano il volto facendolo sembrare più minuto, labbra rosso fuoco per il pianto che facevano da contrasto al volto dandole un aria piuttosto sexy, anche se lei non se accorgeva. Così si presentava Alexandra. Una ragazza forte ma che a volte si concedeva di crollare perché tenersi tutto dentro la faceva "appesantire" come sosteneva lei. Con la poca forza che le era rimasta si alzò e iniziò a camminare verso "casa", come quelle ubriache che non sanno manco dove si trovano. Ma lei sapeva benissimo dove si trovava, e cazzo quanto sarebbe voluta scappare da li. Ma nonostante ciò decise di andare dall'unica persona che potesse veramente capirla o come la definiva lei, il suo rifugio.