1. Los Angeles

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CAPITOLO 1


La casa dove aveva sempre vissuto era ormai un ricordo vago nella sua mente, varcò la soglia della vecchia abitazione dubbiosa, quasi non la riconosceva. Impolverata e piena di personalità proprio come l'avevamo lasciata l'ultimo giorno esattamente due anni fa. Pulii le suole delle scarpe strofinandole sul tappeto dell'ingresso, piccola abitudine che avevo fin da bambina, mia madre ci teneva alla pulizia, ma da un po' di tempo non era così. La sua mente era altrove, pensava ad altro, i litigi erano continui e preferiva ascoltare il suo nuovo ragazzo piuttosto che noi.

Vista in questo modo la mia vita sembrerà un vero e proprio schifo, ma non è così. Tutto migliora, con il corso del tempo, con l'auto di me stessa e con una piccola spinta. Camminai lungo il corridoio toccando con la punta delle dita il corrimano in legno, mi era mancata quella sensazione, quel profumo di casa, quegli oggetti che lasciavo tutti gli anni per ritrovarli l'anno successivo e ricordare i bei momenti trascorsi insieme. Gli occhi fecero un giro a 360° riconoscendo il divano a forma di L, completamente grigio, i cuscini bianchi come la scala e le pareti, il tavolino in legno proprio come il resto della casa, era moderna ma allo stesso tempo dava quella sensazione di essere in montagna anche se in fondo alla strada, poco distante da noi, c'era il mare. Una delle bellissime spiagge della California, possedere anche una casa a Los Angeles non era da tutti, inizialmente credevo davvero fosse una pessima idea, ma con il senno di poi, mi sono resa conto che è stata la cosa migliore che ci sia capitata.
Mi voltai osservando mio padre che trascinava le valigie verso la porta, aveva appena parcheggiato ma l'idea di poter rivedere quella casa mi faceva sempre piacere, talmente tanto da abbandonarlo da solo fuori. Mi affrettai a raggiungerlo mentre stringeva con forza la mia enorme valigia nera.

<<Lascia, ti aiuto>>. Dissi prendendogli la valigia dalle mani, mi sorrise annuendo, era abbastanza pesante, avevo preso tutte le mie cose senza lasciare neanche un poster nella mia vecchia casa. Mi sarebbe mancata ma avevo uno spazio tutto mio anche nella nuova.

<<Portala di sopra, intanto prendo le chitarra dall'auto>>

<<No!>> Urlai facendolo fermare, le mie preziosissime chitarre erano l'unica cosa al mondo che mi facevano stare bene. <<Le prendo io, aspetta che posi questa>>. Se avesse lasciato cadere una delle due mi sarei sentita male.

Corsi di sopra posando la valigia, sembrava impossibile ma corsi sulle scale affaticandomi, la poggiai sul pavimento in legno e afferrai la maniglia come se non fossi mancata neanche un giorno, mi resi conto che l'avrei rivista ancora, i vecchi ricordi erano ancora lì, le mie vecchie cose, i ricordi con i miei genitori, le foto insieme e da non dimenticare: Lui. Era passato un anno dalla nostra rottura, vederlo tutti i giorni inizialmente mi faceva male, imparare a vivere una vita solitaria senza di lui mi stava facendo diventare matta ma dopo un po' sembrava davvero tutto normale. Potevo vederlo e soffocare ciò che provavo in pochi secondi, almeno finchè non andava via, l'abitudine di averlo accanto mi stava abbandonando. Non lo avrei visto per un po' così come mia madre, i miei amici, la mia band.

Mi feci coraggio e aprii la porta guardando quella stanza bianca con tristezza, poster di band rock e metal ovunque, il mio vecchio letto con le coperte completamente bianche ma ricoperte di cuscini neri e rosa. Pochi passi in avanti mi permisero di entrare e osservare meglio ciò che avevo. Su uno dei comodini in legno c'era una foto con una cornice in azzurro, completamente di gomma, presa molti anni prima a Long beach. Una giovane Maggie di 12 anni e i suoi amati genitori, felici. Niente a che vedere con la famiglia che avevo adesso. Osservai la scrivania bianca, era la cosa che più mi faceva male. Intorno allo specchio c'erano foto dei miei amici. Accennai un sorriso rendendomi conto di quanto fossi matta qualche anno fa, non avevo affatto perso quella gioia, mi sentivo solo molto malinconica. Sollevai la mano toccandone una in particolare, io e lui in spiaggia, vederci ancora così sorridenti mi faceva male. Voltai di colpo la testa notando mio padre sullo stipite della porta che attendeva una mia risposta.

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