Stava nevicando.
Fitti cristalli umidi involavano attraverso le persiane mal chiuse, posandosi sul pavimento dello studio. Una piccola abat-jour illuminava la stanza con la sua luce fioca, rendendo appena visibili quei pochi metri quadrati sufficienti a farla disegnare. Una ragazza dal volto scavato muoveva la matita sul foglio con movimenti lenti, stanchi, quasi mogi, e i suoi acquosi occhi grigi faticavano a restare aperti.
Sbadigliò. Esausta, decise di alzarsi per andare a bere del tè. L'orologio segnava solo le quattro del pomeriggio: sarebbe stato vergognoso da parte sua crollare a quell'ora del giorno. Non poteva che incolpare il sonno travagliato e incostante della notte precedente. Avrebbe dovuto essersi già abituata, però.
Il gusto amaro del tè riscosse un poco la sua mente pigra. Indossò uno spesso maglione di lana sopra la felpa nera che già portava, si mise le scarpe da ginnastica ai piedi, e curandosi di chiudere a chiave la porta uscì di casa. La neve si posava quieta sui suoi biondi capelli crespi, arricciandoli leggermente. Chiuse gli occhi. Aveva freddo; ma sentire il freddo sulla pelle l'aiutava a distrarla dal freddo che sentiva nelle ossa.
«Quanto vorrei essere neve...» mormorò fra sé e sé, alzando lo sguardo verso il cielo casto. Era talmente bianco da farle male agli occhi.
«Quanto mi piacerebbe essere un cristallo d'acqua, sottile e delicato, che con grazia si posa sull'asfalto e di colpo, in un istante, diviene liquido e si dissolve, nutrendo l'arida Terra...»
Come fosse la prima ballerina del Teatro della Scala, fece una piroetta al centro del suo palco: un terreno sintetico dedito a sorreggere un'altalena. Non c'era nessuno. Il parco era vuoto.
La neve continuava a calare dalle nuvole. La ragazza fece un'altra piroetta, e poi un'altra ancora, e alla quarta iniziò a girarle la testa e sentì che l'equilibrio le venne a mancare. Si sedette di peso su una delle due altalene libere. Era così leggera che la giostra neanche si mosse.
Schiuse le labbra. Non riusciva a mettere a fuoco lo sguardo, e non riusciva neanche a capire se i pallini bianchi che vedeva fossero fiocchi di neve o se qualche carenza di vitamine aveva deciso di giocarle un brutto scherzo. Socchiuse appena le palpebre. Il cuore le martellava con violenza nel petto, ma il battito era lento - forse un po' troppo, secondo i medici. Sorrise mestamente.
«Come mi sono ridotta...»
Ondeggiò con delicatezza sull'altalena. I suoi movimenti lenti e silenziosi la cullavano in un bozzolo di tela: il bruco si era accucciato nelle sue membra e la farfalla si trovava nel bel mezzo di un aborto. Le sarebbe bastato un insulso movimento delle scapole per dispiegare le ali ed uscire e volare e vivere; l'unico problema è che le mancavano le forze. Un feto non può crescere sano e forte se non gli viene fornito sufficiente nutrimento.
D'un tratto l'altalena accanto a lei cigolò. Una ragazza dai capelli neri e verdi, evidentemente ossigenati, la stava scrutando con un'espressione mortificata sul viso. Le assomigliava tanto: i lineamenti del volto erano gli stessi, lineari e un po' marcati, e non dissimile era anche il taglio degli occhi - palpebre larghe e rivolte verso il basso. Anche lei indossava un maglione di lana troppo largo per la sua taglia, e anche lei portava delle vans vecchie, logore e sporche. Le differenze sostanziali erano due: una aveva gli occhi di un grigio spento e il volto incavato, mentre l'altra mostrava due luminose iridi color nocciola e un corpo in salute.
La ragazza dagli occhi grigi le rivolse un debole sorriso. «Ti vedo bene, Kaede.»
Kaede non disse nulla. Sembrava sull'orlo delle lacrime.
«Vorrei chiederti perché ti ostini a venire qua, ma credo di sapere già la risposta. Purtroppo.» Sospirò. «La neve è sempre bella, vero?»
La figura di Kaede, ancora ferma sull'altalena e in contrasto con quella ondeggiante dell'altra ragazza, tremava. Dalle sue labbra uscì un flebile sussurro.
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LA LUNA SI SPEGNE, e altri racconti
Historia Corta❝ La figlia dell'autunno amava il tramonto invernale. La sua fanciullezza, dopotutto, era tramontata proprio in quel periodo. ❞ ▬▬▬▬▬ 𝕴𝖓𝖘𝖎𝖊𝖒𝖊 𝖉𝖎 𝖗𝖆𝖈𝖈𝖔𝖓𝖙𝖎. : ̗̀➛ Insieme di racconti indipendenti l'uno dall'altro, composti da un norma...