Work

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Metto il pigiama e mi metto sotto le coperte.
Laura è stata curiosa di sapere tutta la storia: chi era Austin? Da dove lo conoscevo?
È rimasta da me fino a poco fa, abbiamo cenato e guardato un film assieme.
Accendo la musica e la metto a volume basso lasciandola di sottofondo.
Come ho fatto a non ricordarmelo prima che era lui? Si d'accordo, sono passati un paio di anni da quando non ci siamo più sentiti, ma avrei dovuto ricordarmene. Sono una che di solito si ricorda della gente.
La prossima volta che lo incontrerò, se lo incontrerò, gli diró il mio nome. Voglio vedere se si ricorderà di me.
E se non si ricorderà? Dovrei dirgli chi sono? Sono sicura al 99,9% che sia lui. E se a lui non interessa? Farei una figuraccia.
Massì chi se ne frega! Come andrà andrà. Se gliene frega, bene. Altrimenti, bene lo stesso! La mia vita va comunque avanti.
Ora voglio provare a dormire, domani dovrò svegliarmi presto per andare a lavoro.

Sento quel dannato strumento infernale suonare: la sveglia. Quanto odio alzarmi la mattina!
Lo spengo e decido di alzarmi subito, non ha senso rimandare in continuazione il fatidico momento, tanto cinque minuti di sonno in più non mi cambieranno di sicuro la giornata.
Mi è capitato di spegnere la sveglia e dire "tra 5 minuti mi alzo" e addormentarmi svegliandomi ore dopo. Per fortuna andavo ancora a scuola. Ora però devo lavorare e non posso e nè voglio arrivare tardi o saltare giorni di lavoro.
Mi dirigo in cucina e accendo la macchinetta del caffè in modo da far scaldare l'acqua.
Vado in bagno e mi lavo la faccia con acqua fredda. Evito di guardarmi allo specchio: di prima mattina sono uno spettacolo ancora più ripugnante del solito.
Torno in cucina e mi preparo il caffè. Metto del miele, mescolo e lo bevo tutto d'un sorso.
Prendo una mela, la lavo e la mangio mentre sono appoggiata al lavandino con sguardo perso.
Si ricorderà di me?
Finisco la mela e vado a cercare qualcosa da mettermi addosso.
Sono in anticipo, posso prendermela con calma.
Scendo le scale senza fretta e mi dirigo alla mia auto.
Ho voluto prendere la patente non appena ho compiuto i diciotto anni, perciò guido già da un anno.
Mi piace guidare, mi è sempre piaciuto e non vedevo l'ora di avere un'auto tutta mia.

Apro il cruscotto e prendo gli occhiali da sole. Oggi è una di quelle giornate belle e soleggiate che mettono di buon umore.
Metto in moto e parto.
In negozio non c'è nessuno, è ancora presto.
Fortuna che ho le chiavi.
Faccio la commessa in un negozio di abbigliamento. Non è il massimo, però c'è anche di peggio. Vado d'accordo con il capo e i colleghi, la paga è abbastanza buona e nessuno mi rompe le scatole, cosa posso chiedere di più?

Guardo l'ora, tra un po' dovrebbe arrivare Mike, il figlio del proprietario del negozio.
È lui il mio capo. Jason, suo padre, lo lascia fare un po' come se il negozio fosse suo, in modo che si abitui ad avere delle responsabilità.

<<Sei arrivata presto oggi!>>
<<Oh ciao Mike. Eh già. Hai visto che bella giornata?>>
<<Si! Verrebbe proprio voglia di andarsene a fare un giro piuttosto che stare chiusi qua.>>
<<Beh..>> ridacchio <<Per quanto ne so tu puoi farlo.>> lo guardo sorridendo.
<<Hmm già ma ti tengo un po' di compagnia dai, almeno finché non arrivano gli altri.>> mi fa l'occhiolino.
<<Molto gentile da parte tua, grazie!>>

La giornata passa abbastanza velocemente. Saluto i miei colleghi e Mike e mi dirigo verso la macchina. Non vedo l'ora di arrivare a casa e farmi una doccia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12, 2015 ⏰

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