La sala da ballo era una stanza dall'aspetto magnifico: comparabile per bellezza e maestosità a quella di un palazzo reale delle favole, era riccamente dotata di intarsi dorati che si rincorrevano arricciandosi sulle pareti di un bianco sgargiante. Enormi quadri raffiguranti paesaggi scozzesi e qualche ritratto, davano all'insieme un'atmosfera più romantica e accogliente, contagiata dai particolari del soffitto di legno a cassettoni, nei quali rivaleggiavano intarsi di marmo splendenti rappresentanti piccoli angeli o deliziose donnine in abiti lussuosi. I pavimenti, poi, erano lucidi e finemente decorati, senza contare che bastava una sola occhiata per sentirsi immediatamente costretti a ballare. Lizzie e Jane rimasero estasiate da tanta beltà e cominciarono a chiaccherare sommessamente, gioendo di ogni dettaglio.
Mentre il valzer coinvolgeva dame e signori a farsi avanti, Gwen rimaneva in disparte ascoltando con attenzione le chiacchere del Sign. Monroe, il medico che si occupava della gestione dell'obitorio della cittadina: ovviamente era ritenuto estremamente orribilante per una donna dirsi interessata a simili discorsi, ma per Gwen si trattava di una passione piuttosto ardente e non sarebbe stata certo la società a impedirle di realizzare i suoi sogni. Julie, invece, scrutava con vivo interesse la folla di danzanti, osservandone con cura ogni singola espressione: poteva facilmente distinguere gli uomini innamorati da quelli che si stavano approffitando del buon nome delle famiglie delle loro partner, così come notava gli sguardi estasiati che le debuttanti lanciavano a Stephen Castelville ogni volta che lui si girava, nonostante il ragazzo non stesse ballando con nessuna. Di Marcus, invece, nessuna traccia.
Dopo qualche minuto, era chiaro che nè Gwen nè Julie si stessero divertendo, soprattutto perchè nessuna aveva davvero voglia di ballare. Bastò loro uno sguardo d'intesa per capire che era ora di andarsene e non appena ritornarono a casa di Gwen, compresero che era giunto il momento di mettere in atto il fatidico piano.
L'idea di Julie era un salto nel vuoto, ma le avrebbe aiutate ad allontanarsi almeno per un po' dalla società ristretta in cui erano costrette a vivere; il piano prevedeva tre fasi: nella prima, Jane sarebbe dovuta rientrare a casa per recuperare le sue cose e lasciare un biglietto ai suoi genitori, mentre Lizzie avrebbe procurato loro un passaggio fino alla spiaggia che distava solo qualche miglio dalla cittadina. La seconda, invece, si sarebbe basata su uno stratagemma ideato da Gwen. La trovata della ragazza consisteva nel farsi dare un passaggio su una nave pronta a salpare e arrivare nella bella Irlanda, dove avrebbero vissuto nei boschi e nelle valli, libere come spiriti della natura. La terza fase, purtroppo, rimaneva ancora un mistero, poichè avrebbero deciso il da farsi una volta giunte a destinazione.
Dopo essersi salutate, Julie corse nei campi verdi delle campagne fino alla sua dimora paterna, saltellando allegramente nel cuore della notte più stellata della stagione. Non sentiva la stanchezza lambirle le ossa, ne tantomeno le preoccupazzioni che avrebbe suscitato nei genitori una volta partita. Non sentiva la paura strisciarle addosso come le fronde dei salici sotto i quali amava leggere, e mentre volteggiava serena come un'aquila sulla vetta, avrebbe potuto facilmente essere scambiata per un fantasma in cerca di guai.
L'indomani mattina arrivò prestissimo e come tutte le albe, Julie trovò ai piedi del suo letto un pacchettino incartato per bene: era un regalo del padre. Mr Mallory era solito partire per lunghi viaggi di lavoro frequentemente, tuttavia, a differenza di gran parte degli uomini della sua età e del suo rango sociale, aveva una mente aperta e di larghe vedute che capiva perfettamente come una figlia adolescente dal carattere di sognatrice come la sua, potesse essere fortemente attratta da tutto ciò che generalmente veniva vietato alle donne. Un esempio erano gli orologi da taschino per i quali Julie nutriva un'ardente passione; infatti, non appena la ragazza scartò l'involucro argentato, si ritrovò a stringere un bellissimo orologio ovale e piccolo, in legno di noce e i cui intarsi dorati in filigrana tratteggiavano la silouette di una foglia di alloro, simbolo di vittoria e successo. La catenella, inoltre, era sottile e comoda, facile da intascare o da allacciare al collo. Julie sorrise compiaciuta di quel regalo inaspettato. Ogni volta che ne aveva bisogno, suo padre sapeva come guidarla nelle scelte che doveva compiere attraverso piccoli gesti o regali dal grande significato e quando sgattaiolò fuori di casa, sapendo che non ci sarebbe tornata per molto, molto tempo, Jane lo fece con un sorriso sulle labbra e la sicurezza che le dava l'orologio, ticchettando furiosamente contro il suo polso. La sicurezza che ogni donna a questo mondo, esattamente come ogni uomo, ha il diritto di vivere la sua vita da protagonista e non da semplice comparsa, ma soprattutto, senza mai accontentarsi.
Gwen stava impacchettando le sue cose quando Jane arrivò: sulle spalle aveva il suo grosso zaino da escursione, rigorosamente rubato dal guardaroba del padre. Indossava un paio di morbidi pantaloni scuri e aderenti da cavallerizza trattenuti da una veste leggera, senza corsetto, a maniche lunghe e leggermente scollata che era chiusa in vita da una grossa cintura nera, allacciata più volte dietro la schiena. Ai piedi, calzava due stivali alti quasi fino al ginocchio e i capelli corti erano intrecciati con una sottilissima coroncina di fiori aragentata. - A che punto sei?- chiese Jane, dando all'amica un bacio sulla guancia. - Lo sai che sembri un elfo?- fece Gwen estasiata - Grazie- sorrise Julie - Ho quasi finito comunque- - Tu invece, somigli a Diana, la dea della caccia - fece Jane e poi si sedette sul divanetto del soggiorno, passando all'amica le ultime cose da mettere nello zaino. Gwen sembrava davvero una dea: aveva un paio di pantaloni di stoffa a zampa di elefante che si era cucita da sola, finemente decorati da alcuni ricami di foglie verde chiaro e un corsetto nero con le maniche verdi simile a quello usato dalle fate nei combattimenti della mitologia celtica. I suoi capelli bondi erano, invece, raccolti in una crocchia sulla nuca e trattenuti da un bastoncino con intarsi floreali di origine orientale. Due stivaletti corti completavano l'abbigliamento.
- Sono pronta- - Dovresti proprio vederti..ohhhh..sono così contenta di poter partire, finamente!- Julie stava saltellando di nuovo mentre Lizzie s'infilava lo zaino sulle spalle ridacchiando e dopo aver chiuso la casa di Gwen, le due amiche si guardarono un'ultima volta. L'entusiasmo brillava nei loro occhi scuri e una grande determinazione incendiava il loro sguardo divertito. Erano pronte. Avrebbero vissuto quell'avventura con tutta la forza e il coraggio di cui erano capaci, sarebbero corse là fuori e l'avrebbero fatto con il sorriso sulle labbra, dimostrando al mondo e a loro stesse che il loro avvenire era solo ed esclusivamente nelle loro mani.
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L'AVVENTURA DELLE DUE ROSE
AdventureDue amiche vivono un'avventura mozzafiato che vedrà coinvolti pirati, mostri,boschi, lame e tante risate. !!!ATTENZIONE!!! Questa storia contiene riferimenti a " Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen