Polvere, Inchiostro e fiamma di speranza

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Questa è Danse macabre di Camille Saint-Saens, a me da tantissimo le vibes di un ballo in maschera!!! Siccome sono un tantino ossessionata, vi consiglio di ascoltarla mentre leggete questa parte :)

" Cara Jane,

non è che puoi spiegarmi quella storia del ballo dell'altra sera? Non ho capito cosa stesse insinuando il Barone di Baldor. "

" Cara Lizzie,

sai che non l'ho capito neppure io? Quella serpe ha provato di nuovo a chiedermi di mio padre. Come osa? Stasera ti racconto"


Jane Bennet, alias Julie Mallory, posò il segnalibro tra le pagine ormai consumate di " Orgoglio e Pregiudizio"e sgusciò furtiva lontano dal divanetto color porora su cui era seduta. Dalla finestra della stanza poco illuminata, il pallido grigiore di Edinburgo si stava man mano tingendo del buio oscuro della sera e tuttavia, di nebbia non vi era traccia. Julie sorrise con nostalgia, mentre ripensava a quanto le sarebbe piaciuto poter sgusciare là fuori, sentirsi libera. Una mano pesante le sfiorò la spalla, soffermandosi su di essa con fare protettivo; la ragazza si voltò di scatto : il viso spigoloso di un giovane era a pochi centimetri dal suo : -Ciao Juliette - La cadenza dell'accento francese sul suo nome la fece rabbrividire. Odiava come quell'uomo lo pronunciava. - Che volete, Charle?-  -Stasera verrai al ballo con moi,  il n'est pas vrai?-  - Oh, ma davvero? E quando me l'avreste chiesto?- Sul volto della ragazza era spuntato un sorriso diverso, sornione, simile a quello di chi sta complottando qualcosa. Se davvero quel damerino idiota credeva di averla in pugno, non aveva un briciolo di idea di quello che lei gli avrebbe fatto. La società vittoriana non permetteva alle donne di essere libere, anzi, governate da un mondo gestito da uomini, le signore erano costrette a sottostare ai semplici titoli di madri e mogli. Nonostante questo, Julie era assolutamente convinta che una società così stupida da escludere la parte femminile, fosse anche facilmente ingannabile ed era assolutamente determinata a non farsi dominare da quei ridicoli figuri che la gente chiamava, erroneamente, "gentiluomini". Charle, però, non si fece intimidire da lei, e Julie si ritrovò schiacciata contro la parete; purtroppo per lui, lei non era il tipo che si lasciava mettere alle strette con così tanta facilità: finse di arrendersi e gli colpì l'inguine con una ginocchiata. - Ah! Merde!!- Sibilò irritato. - Avvicinatevi ancora a me senza permesso e non ve la caverete così facilmente, monsieur-  Disse Julie, poi uscì dalla stanza. 

- E' semplicemente ridicolo, Julie! Il povero monsieur De Blanc! Mi sono sentita male per te quando l'ho visto!-  -Davvero, madre? Osate difenderlo nonostante mi abbia trattata piuttosto...male?- La signora Mallory era furibonda con la figlia per aver mandato a monte un altro possibile matrimonio con "un'elegante gentiluomo francese". Julie, dal canto suo, riteneva improbabile che esistesse un uomo adatto a lei all'infuori di Mr Darcy e francamente, non le importava un fico secco di sposarsi, al contrario, lei voleva solo essere libera e nessuno al mondo glielo avrebbe impedito. Da qualche minuto, ormai, la madre continuava a inveirle contro, sottolineando quanto fosse sconveniente il gesto che aveva compiuto per difendersi da quel ragazzo impertinente. Mentre lei  parlava concitata, Julie sorrideva tra sè e sè, facendo scivolare lo sguardo alla finestra, oltre gli alberi del parco e oltre la perfetta calma della campagna. Un'idea le balzò in testa come uno scoiattolo su un ramo e senza ulteriore indugio, corse a chiamare Lizzie.

Julie correva, correva come se ne andasse della sua stessa vita. Saltellava aggrazziata come una cerbiatta, lesta e silenziosa come un'eroina pronta al combattimento. Scivolava leggera sull'erba umida con  i pantaloni da cavallerizza che costituivano  un sollievo per il suo corpo solitamente abituato alle gonne ampie. Il vento, sibilando tra i capelli corti della ragazza, le indicava la strada, disegnando una scia che Julie percorreva alla velocità della luce: finalmente, dopo giorni, si sentiva libera.

Gwen Riley, alias Elizabeth Bennet, la aspettava nel grande giardino della sua tenuta campagnola. I genitori di Gwen erano quasi sempre in città, ma la ragazza, la cui fermezza in fatto di scelte decisive superava perfino la regina Vittoria, aveva insistito per vivere tra i boschi verdeggianti e le vaste distese erbose. Gwen e Julie erano amiche da una vita intera, passavano ogni singolo giorno a parlare di libri, avventure, a correre e cavalcare, giocavano con i gatti e prendevano in giro i gentiluomini che le squadravano con aria sprezzante, come a voler sottointendere che da due signorine come loro  non ci si sarebbe certo aspettato un comportamento così singolare. Tuttavia, le due signorine in questione erano solari e determinate tanto quanto erano belle e forti, e non vi era nessuno che riuscisse a domarne lo spirito infuocato.

- Ciao Gwen!- -Ciao Jane! Non ti aspettavo per questo pomeriggio!- - Si, bhe, sono scappata dalla furia di mia madre.- Una risata di approvazione colorò il viso gioioso della fanciulla bionda, che nonostante interpretasse la sorella Bennet con i capelli più scuri, aveva di fatto, degli splendidi capelli biondo oro che incorniciavano il suo viso dolce fino alle spalle sottili.

-E sentiamo, che è successo questa volta?- Julie fece una smorfia esaperata: - Si è arrabbiata perchè ho tirato un calcio alle parti basse di Charle. Puoi immagnare perchè l'ho fatto.- - Quel... bastardo- Come sempre, Gwen era affettuosamente protettiva nei confronti di Julie e quest'ultima, le posò una mano sulla spalla per tranquilizzarla. - Non ci proverà più. Te lo garantisco- La risolutezza di Jane sembrò calmare Lizzie, che le chiese con un sorriso malandrino:- Che facciamo oggi?- Julie saltellò allegramente intorno all'amica e quest'ultima sgranò gli occhi nocciola. Quando Julie saltellava, cioè per la metà del tempo, significava che le era venuta un'idea e bhè... c'era da aspettarsi il peggio.

✨ CONTINUA... ✨



L'AVVENTURA DELLE DUE ROSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora