Mio padre era solito fare asilo a molti orfani o scomunicati, poichè lui per primo in giovane età dovette fuggire da casa.
Quando avevo dieci anni arrivó l'annuncio che sarebbe giunto a palazzo il figlio di Menezio, il bambino che aveva retto la mia girlanda per la gara.
Quel giorno mio padre non era presente ed ero consapevole che avrei dovuto fare io gli onori di casa,
però in quegli anni ero molto distratto e non mi accorsi che il nuovo arrivato era giunto davanti a me: molto timidamente attiró la mia attenzione strusciando i piedi per fare un passo, mi girai e molto assonato chiesi al ragazzo come si chiamava, ma non ottenni risposta, forse il mio tono di voce era troppo debole o lui era troppo distratto.
A quel punto dopo avergli posto di nuovo la domanda rispose con tono distaccato "Patroclo" Onore del Padre.
Cosa poteva aver fatto un ragazzino così piccolo e con un nome così fiero per essere scomunicato? Non feci domande al diretto interessato per non sembrare troppo invadente dato che non mi ero neanche presentato.
Dalla posizione sdraiata che avevo assunto sul divano mi misi seduto e risposi "Io mi chiamo Achille".
Entrambi ci squadrammo, ci studiammo, e dopo poco gli diedi il benvenuto in modo da congedarlo.
Al tramonto venni chiamato per cena e mi posi al mio solito tavolo, con i soliti ragazzi che cenavano con me, ero consapevole che loro non fossero veri amici, e che stessero con me solo perché mio padre gli concedeva asilo e puntavano tutti ad essere eletti da me miei compagni.
Tra tutti i volti sorridenti riconobbi il volto di Patroclo, evidentemente a pezzi, con la testa bassa e i capelli mori che coprivano il viso, eccetto le sue labbra tinte di rosa, che sottolineavano però la malinconia del ragazzo.
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the song of patroclus
Randome se il libro "la canzone di achille" fosse narrato da achille stesso?