Capitolo 4.1 Viceversa

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George scambiò alcune parole con l'autista sorprendendosi nello scoprire che Thomas si fosse fermato all'inizio del vialetto per aspettarlo.

"Perché mi hai chiamato patata?" gli domandò raggiungendolo. "Ti sembro ingrassato?"

"E' solo un vezzeggiativo."

"Da domani mi metto a dieta." "L'altro giorno Martha mi ha dato dell'imbecille e mi ha detto che io ne so di sesso quanto lei ne sa di astrofisica."

"O tua moglie è una scienziata o è una donna molto stupida e tenderei a parteggiare per la seconda ipotesi." Thomas infilò la chiave nella serratura del portone di casa. "Hai avuto più amanti tu in un decennio che Casanova in cinquant'anni di attività amatorie, forse sono rimasto l'unico con cui non vai a letto. Io e quell'attaccapanni di ferro." "Ho ragione?"

"Tu hai sempre ragione." George si tolse il cappotto e si avvicinò all'appendiabiti. "Stanotte hai dimenticato l'accappatoio nel mio bagno", sussurrò all'asta riuscendo a far ridere Thomas per la prima volta in una settimana.

"Che scemo che sei".

George salì dalla figlia che si era addormentata in camera del papà abbracciata ad un unicorno con la criniera adorna di fiocchi, mentre sullo schermo del televisore Roger Rabbit e la moglie urlavano penzolando da una gru in attesa di essere irrorati da un fiotto di salamoia. Spento il video e baciata la sua bella addormentata sulla fronte, George allentò il nodo della cravatta e scese le scale per tornare al piano terra.

Il babysitter se ne era andato e in cucina c'era solo Thomas appoggiato al lavandino con una mano piazzata sotto il getto del rubinetto.

"Che fai?" Sul tavolo c'erano quattro spicchi di mela e un coltello con la lama sporca di sangue. "Ti sei ferito?"

"Un graffietto."

"Fammi vedere." La terza falange dell'indice della mano destra era solcata da un taglio dai margini netti profondo alcuni millimetri. "Non mi posso rilassare neanche per un secondo."

"Volevo che avessi qualcosa da mangiare per il ritorno."

"Con tutto l'impegno che hai speso per trascinarmi in casa, ti pare che non mi fermerei per scroccarti la cena?" George si portò l'indice di Thomas alle labbra per succhiare via il sangue dalla ferita. "Ci vorrebbe un punto di sutura."

"A parte la scadente merenda di metà mattina che altro hai messo oggi nello stomaco?"

"Stai criticando il mio spuntino? Perché hai il permesso di criticare qualsiasi cosa di me tranne la qualità dalle mie scelte alimentari."

"Quindi non mi guarderesti storto se ti chiedessi quale dei tuoi avi hai disseppellito per rubargli il cappotto che hai appeso all'ingresso."

"Penso fosse il bisnonno del bambino a cui hai scippato la felpa bianca che indossavi stasera." "Che c'è per cena?"

"Ti vanno delle carote bollite?"

"Mi auguro tu l'abbia proposto al gatto." George avvolse il dito infortunato di Thomas nella carta assorbente, poi ripulì il tavolo dal sangue e spalancò le ante del frigorifero che trovò strapieno di cibo. "Stai aspettando degli ospiti?"

"William ha molto appetito e fino a cinque giorni fa era una presenza fissa." "Avevo già infornato le lasagne quando mi sono ricordato che non verrà più."

"Il tuo amico non è morto, si è solo sposato. Lo vedrai quanto prima."

"Tua sorella gli ha proibito di avvicinarsi a me." Thomas tirò fuori dal frigorifero dell'arrosto che mise a scaldare nel microonde. "È una serata tiepida, andiamo a cenare in giardino."

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