Una nuova vita

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12 marzo 2017

Ciao, io sono Elisabeth Bennet, ho una vita normale e passato turbolento, pieno di odio e di mancanza d'amore, ho sempre dovuto crescere i miei fratelli e sorelle da sola, senza l'aiuto dei miei, loro erano sempre impegnati, avevano sempre qualcosa da fare, loro sono grandi imprenditori quindi ogni tanto, anzi spesso, se ne andavano per giorni, settimane, alcune volte anche mesi, vanno sempre in bei posti come New York, San Francisco, Texas, eccetera.

Io inizialmente ero contenta che i miei non fossero mai a casa, perché potevo fare quello che volevo, invitare chi volevo, andare da chi volevo, entrare e uscire di casa quando volevo; ma col tempo con gli anni, questo si trasformò in qualcosa di odioso, il mio voler uscire quando volevo, si trasformò in un non uscire mai, il mio invitare tutti quelli che volevo, si trasformò in non avere amici, ecco ciò che successe quel giorno, il giorno in cui mia madre, Josy Bennet morì in un terribile incidente stradale, si avete sentito bene mia madre morì quando io avevo 7 anni, e mio padre quell'ingrato, che pur di occuparsi della sua famiglia si tolse la vita, mi abbandonò all'età di 8 anni, mi lasciò da sola ad occuparmi dei miei fratelli e sorelle, loro erano ancora più piccoli, Josh aveva solo 3 anni, e Giuly solo 5, avevamo solo pochi anni quando la nostra famiglia si distrusse.

Fummo lasciati in un orfanotrofio, eravamo soli, piccoli, e impauriti, tutti ci odiavano, tutti senza distinzione, come ci odiavano i nostri coetani, ci odiavano anche gli adulti; costretti a vivere nell'odio e nella paura, in cui l'unica fonte d'amore in quel posto così pieno di indifferenza e menefreghismo, ero io verso i miei fratelli, e sorelle, gli unici riusciti a crescere nell'amore.

In quel posto orrendo pieno di odio, cera anche dolore, sia fisico che psicologico, ma ero io, io a prendermi il loro odio, ero io a prendermi le bacchettate sulle mani, per gli errori commessi dai miei fratelli, dalla mia famiglia, non volevo che sapessero cosa succedeva in quel posto, non volevo che conoscessero l'odio che riempiva quelle mura.

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20 ottobre 2019

Un giorno; un giorno bellissimo, almeno per i miei fratelli, arrivò; dopo ben 2 anni, passati in quel posto, furono adottati, Josh, aveva ormai 5 anni, e Giuly  7, io invece ne avevo ne avevo 10, e stavo entrando nella fascia d'età in cui nessuno ti adotta più, in quanto grande e quindi più complicato da gestire.

Ma nonostante fossi stata separata dai miei fratelli, dalla mia unica famiglia, ero comunque felice per loro, finalmente avrebbero potuto avere una bella vita, con genitori che li amano, e tutto quello che desiderano, o almeno tutto quello che io non sono riuscita a dargli.

Ma ero sicura che un giorno sarebbe successo anche a me, un giorno qualcuno sarebbe entrato da quella porta, mi avrebbe guardato e si sarebbe perdutamente innamorato dei miei occhi, azzurri, e dei miei folti capelli biondi, si sarebbero innamorati tanto di me che mi avrebbero adottato. Un giorno che non arrivò mai, un giorno che avevo tanto aspettato con una tale ansia, un giorno che sperai arrivò, ma che non arrivò.

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24 dicembre 2027

Era la vigilia di Natale, non che il mio compleanno, e già nascere, il 24 dicembre non è stato per niente bello, non ho mai avuto regali di compleanno o quelli di babbo Natale, ho sempre dovuto scegliere, ma alla fine non sceglievo mai,  e di conseguenza non mi davano nessuno dei due.

Ma finalmente avevo 18 anni, e essendo maggiorenne, sarei potuta uscire da quell'orribile posto, e avrei potuto andare a trovare i miei fratelli, chissà come stanno; a quest'ora Giuly ha 15 anni e Josh 13, non vedo l'ora di abbracciarli e vedere dove vivono.

Vennero a prendermi e mi portarono nell'ufficio della Crengras, era la proprietaria dell'istituto, e quindi mi avrebbe detto lei che sarei potuta andarmene, uscire, fare quello che volevo, e magari non tornare mai più.

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24 dicembre 2027 

13:20

Ero finalmente pronta per andarmene di lì, avevo messo le mie cose in un sacco della spazzatura, e messo il più bel vestito e le più belle scarpe che possedessi. Presi la mia roba, e accompagnata dalla Crengras, arrivai davanti alla porta, la porta che mi avrebbe dato finalmente la libertà, Mi girai e vidi la donna che mi aveva praticamente cresciuta commuoversi, allungò la mano in segno di rispetto, e di saluto, ma davanti a tutto quello, la abbracciai; rimase scioccata per qualche secondo, ma poi allacciò le mani alla mie schiena; rimanemmo così per qualche secondo, poi mi staccai, aprì la porta e scesi quei 3 scalini, che avevo fatto solo Dio sa quante volte. Ma prima di sparire per sempre, sentì una voce, alle mie spalle " buona fortuna Elisabeth" era la Crengras, che per l'ultima volta mi rivolse la parola; rimasi bloccata per qualche secondo, come se fossi una statua, poi mi girai in modo da poterla guardare in faccia, sorrisi e dissi " anche a lei " mi sorrise con le lacrime agli occhi, mi girai e iniziai a camminare verso la mia nuova vita.

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- ALE 10/8/2021

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