L'insegnate - 🥑🍥 (dkbk)

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⚠️Il capitolo contiene⚠️:
• No quirk;
• Scene smut leggere;
• Bakugou soft;
• Modifiche per esigenze di trama, se vedete qualcosa spiegato in modo diverso dall'anime/manga (per chi lo segue) è ovviamente voluto.

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Bakugou aveva morso la matita, girandola tra i denti e sentendo il sapore secco del legno sulla lingua, aveva leccato il morso fatto con i premolari e poi aveva affondato i canini del materiale, perforandolo di poco. Aveva portato la lingua anche lì, girandone la punta sul foro, per poi morsicare con i denti tutti i pezzettini che si erano staccati. Se il quaderno sotto di lui avesse avuto la possibilità di parlare, di certo, gli avrebbe urlato in faccia che erano già le sette di sera e lui non era nemmeno a metà degli esercizi da fare, e che di li a poco sarebbe dovuto scendere a mangiare con tutti i suoi compagni di classe. Ma il quaderno non aveva modo di fare quello, e Katsuki era fin troppo occupato a pensare per preoccuparsi di qualsiasi altra cosa.

Ci aveva messo un pezzo ad accusare il colpo di essere stato colpito da qualcun altro, ma alla fine lo aveva accettato. Si era ritrovato in difficoltà quando si era messo sullo stesso piano di quei sentimenti, tremendamente schiacciato dall'orgoglio e dall'ego da una parte e dalle emozioni che provava dall'altra, tuttavia aveva deciso di aprire cuore e occhi nello stesso momento e si era ritrovato davanti alla sincera realtà dei fatti: era innamorato.

Amore, che cazzo era l'amore, poi?

Si era chiesto proprio quello un martedì mattina, circa un mese prima, ma non aveva saputo darsi nessuna risposta, o almeno una risposta che non gli facesse venire i brividi e arrivare il sangue tutto dritto nelle guance. Si era ricordato mentalmente che significava arrossire, ed era esploso accartocciando la lattina che aveva in mano fino a ridurla ad un mucchietto di alluminio, che poi, visto che in quelle maledette strade un cestino non si trovava nemmeno a pregare tutti i kami, l'aveva buttava a scuola, facendo canestro nel cestino della spazzatura e sorridendo soddisfatto. Non era il tipo da arrossire lui, non lo era per niente, si era detto, poi una parte di sé gli aveva ricordato che almeno arrossiva per non una persona qualunque. Quella volta aveva sbattuto la mano sul banchetto facendo girare tutti verso di lui e facendo tremare le gambe di ferro. Kirishima, capelli di merda, gli era venuto in contro preoccupato, con i sentimenti palesemente dipinti in faccia come se fosse fottutamente trasparente e non avesse nemmeno un minimo i amor proprio.

Erano abituati i suoi compagni a quel suo tipo di manifestazioni di rabbia, anche perché se non era il banco era la cartella lanciata o la gamba calciata. Non se la prendeva mai con le persone, o almeno non in maniera fisica, ovvero: tendeva ad avere il vizio di urlare come se fossero tutti già ottantenni e senza apparecchio acustico e a dare nomignoli improponibili, con spesso parolacce di mezzo, ma quello era il suo massimo. Certo, gli occhi cremisi lanciavano fuoco da tutte le parti e nessuno gli si voleva mai avvicinare, ma in fondo Bakugou era Bakugou e Kirishima e gli altri suoi amici, migliori amici (anche se non lo ammetteva mai a voce alta), sapevano come trattarlo e farlo sbollire. Anche se il realtà quel giorno, appena la porta dell'aula si era aperta in modo secco e il professore di Matematica era entrato, Katsuki era sembrato calmarsi da solo. Si era afflosciato sulla sedia e aveva percepito il calore di quegli occhi malachite osservarlo carichi, e lui non aveva avuto la forza per tenere i proprio fissi su quelli. Impotente, era esattamente così, e non sapeva nemmeno da quale fottuto istante fosse cominciata quella cosa.

Era a conoscenza del fatto che qualcosa fosse scattato in lui ad inizio anno quando il professore aveva varcato la soglia per la prima volta. Alto, slanciato, fisicato, ma dai tratti del viso leggermente dolci, aveva solcato un segno nella testa di Katsuki, che, inconsciamente, ne aveva fatti altrettanti di segni, tutti a forma di cuoricini, anche se inizialmente così leggeri da non essere nemmeno percepiti. Aveva ventitré anni e, oltre a Bakugou, anche tutte le ragazze, o quasi, avevano cominciato palesemente a guardarlo con gli occhi a cuoricino. Almeno, si era detto mentalmente, lui era decisamente meno esplicito e più orgoglioso di loro e non faceva trasparire come, per esempio, faccia tonda, Uraraka, quello che provava.

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