Capitolo 4

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Mi portarono in ospedale. 
Li ero tenuta sotto controllo dai dottori.  Era orribile il momento che stavo vivendo. Sempre più frequentemente avevo i controlli dagli specialisti.
Non sempre Marco riusciva a venirmi a trovare, i suoi genitori l'avevano obbligato a ricominciare a studiare, aveva perso troppe lezioni di scuola. 
Mi sentivo più sola che mai. 
I miei genitori erano sempre più preoccupati, non volevano che io me ne andassi, e neanche io volevo andarmene. 
Tre giorni più tardi i dottori dissero che c'era un unico modo per salvarmi: un'altra persona avrebbe dovuto donarmi il suo cuore.
Mia madre inizialmente s' offrì volontaria, ma il suo cuore non era compatibile al mio, e quindi non sarebbe servito, e la stessa cosa il cuore di mio padre. 
La mia fine stava per venire. 
Erano tutti preoccupati, io compresa.  Ogni giorno avevo delle visite, ma mai una visita dalla persona che volevo io, Michele. 
Era come se a Michele non gliene importasse più niente di me.  Sapeva quello che era successo, eppure non si degnava neanche più d'inviarmi un messaggio e chiedermi come stavo e  se avevo bisogno di qualcosa. 
Proprio lui che aveva giurato che ci sarebbe sempre stato, lui, con cui avevo vissuto i momenti più belli della mia vita. Mi aveva deluso.  Troppo.  Da morire.
Persi completamente la speranza che lui sarebbe venuto da me. Ormai era inutile illudersi, e finalmente l'avevo capito. 
Marco invece continuava a venire costantemente, e mi piaceva sapere che, almeno lui, ci sarebbe stato fino alla fine, come aveva promesso. 
Quando veniva a trovarmi si sedeva sempre una sedia accanto al mio letto.  Mi prendeva le mani.  Diceva che erano gelide, e forse era vero, ma subito dopo che le nostre mani si toccavano si scaldavano, arrivando ad una temperatura ambiente. 
I dottori nel frattempo si facevano ipotesi su come potermi salvare. 
Cercavano cuori compatibili al mio, ma tutti quelli che ce l'avevano si rifiutavano di donarmelo.
Incominciai ad impallidire.
Avevo paura, più di quanto la potesse avere chiunque altro; in fondo ero io quello che stava per morire, e nello stesso tempo, quella che stava soffrendo. 
Se non fosse stato per il tumore, avrei potuto dire che stavo bene, in fondo, avevo tante persone di cui mi potevo fidare accanto a me, i miei genitori e Marco, per esempio. 

L'amore dà, l'amore toglieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora