Capitolo 5

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Quando fui in ospedale mi fecero cambiare numerose stanze.
Le visite diminuivano. Ormai solo le persone che ci tenevano veramente venivano a trovarmi. 
Marco non potè più venire, i suoi non acconsentirono più poiché a scuola stava peggiorando e aveva tutte le materie al di sotto della media.
I miei genitori dovettero riprendere a lavorare e non sempre venivano a chiedermi come stavo dal vivo, il più delle volte mi chiamavano. 
Venivano, magari, i miei compagni di classe, quella volta ogni tanto.
Finché, un giorno, arrivò Michele. 
Mi vide in pessime condizioni. Inizialmente non disse niente, poi si mise a piangere, gli dissi di smetterla e li chiesi "dov'è Claudia?" "Non me ne importa di Claudia, a me importa di te, non hai presente quanto mi sei mancata. Non facevo altro che pensarti, giorno e notte". Rispose. 
Non ero completamente convinta delle sue parole, mi ricordai tutte le volte che li avevo visti insieme, e alle cose che la ragazza stessa mi aveva detto che mi fecero lasciare con Michele. 
Così, in modo secco e deciso gli dissi "Tu a me non menti, vi vedevo insieme eh"
"Era lei che voleva sempre uscire con me.  Quando ti ha detto che io parlavo male di te era perché era gelosa, non voleva che io e te fossimo fidanzati, perché lei ci provava con me" ribattè lui in modo calmo. 
Quelle parole mi fecero piangere, non sapevo neanch'io se erano lacrime di gioia o di paura. 
In ogni caso Michele era tornato.
Non sapevo più cosa dirgli, ero solo felice che lui era lì con me, quando poteva essere benissimo fuori con Claudia ad abbracciarla sotto il sole. 
Vide la mia faccia illuminarsi dalla gioia e aggiunse con voce dolce e tranquilla "Scusa se sono tornato solo adesso.  Ma avevo paura che mi avresti respinto. Sono un fifone, lo so, ma ti prego, resta".
Feci gesto di rialzarmi ma non ne avevo la forza, così rimasi sdraiata, gli sorrisi e più tardi mi addormentai, come le principesse nei cartoni animati.  
Quando mi svegliai, l'indomani, trovai un mazzo di rose appoggiate al mio comodino, con dei cioccolatini e un biglietto che diceva "sorridi piccola guerriera. Tu vincerai". Era un regalo anonimo, non c'era la firma. Tutta la giornata pensai a chi mi potesse aver inviato quel piccolo pensiero che mi ha fatta sorridere.  Volevo scoprirlo, a tutti i costi. 

L'amore dà, l'amore toglieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora