08:00 A.M.
Parcheggio la mia auto presso l'ospedale per cui lavoro e mi dirigo verso l'entrata dove, ogni tanto, saluto qualche collega che si sta prendendo un caffè prima di iniziare il proprio turno nei reparti in cui esercitano la loro professione. Prendo l'ascensore e schiaccio il solito pulsante che ormai sono abituato a premere da quasi un anno, il numero 3 è impresso nella mia mente, ormai. Arrivo nel mio reparto e mi sistemo il camice guardandomi attorno per verificare che non ci siano urgenze al momento, mi sposto i ricci scompigliati dall'altra parte del capo e sospiro leggermente camminando verso la stanza dove i miei ragazzi mi stanno aspettando. Ciò che faremo oggi si chiama il gruppo di auto-aiuto. È un gruppo composto da persone che condividono le stesse sensazioni o esperienze per potersi sostenere a vicenda. Viene consigliato in tante occasioni, tra le più gettonate sicuramente ne rientrano le dipendenze, soprattutto alcolismo e tossicodipendenze, ma anche nei casi di disagio psichico. Entro nella stanza con delle cartelle cliniche a portata da mano e mi siedo al centro vedendo i miei ragazzi seduti in maniera composta nelle loro sedie, mentre poco prima stavano discutendo su qualcosa.
«Buongiorno ragazzi!» sorrido a tutti guardandoli con piacere, mi sistemo il colletto, mentre mi salutano tutti, alcuni con un accenno di sorriso, altri invece con la mano.
«Innanzitutto vorrei sapere come state e se avete bisogno di qualcosa, poi potremmo iniziare la nostra chiacchierata.» guardo qualcuno, ma vedo che procede tutto regolarmente e che non necessitano di nulla in particolare.
«No dottore, tutto bene.» afferma Melanie, poso lo sguardo su di lei e annuisco. Ha un viso dall'espressione neutra, i capelli mori le ciondolano dalle spalle e le sue mani giocano ad intrecciarsi da vari secondi, probabilmente per segno di agitazione.
«Perfetto. Allora vorrei sapere da parte vostra chi inizierà il cerchio oggi.» sorrido dolcemente ai miei ragazzi che proteggo come se fossero miei fratelli e sorelle. Alcuni si guardano e dopo pochi secondi Melanie alza timidamente la mano destra e accenna un lieve sorriso sul suo volto impallidito.
«Oh Melanie, bene! Sai già come funziona, quindi vai con calma e spiega a tutti perché sei qui.» le lascio la parola, mentre appoggio la schiena al suo schienale e la guardo, si mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sospira nervosamente. Si sistema la manica e annuisce.Melanie
10 mesi fa.
Gioco nervosamente con l'elastico che tengo abitualmente al polso sinistro, osservo per la centesima volta la pagina che dovrei studiare per domani ma un mare di pensieri mi bloccano la concentrazione, non che tale condizione sia una novità. Giro il capo e rivolgo uno sguardo verso una foto, penso la foto più importante della mia vita, ossia una foto dove rappresenta la felicità di una famiglia che due mesi fa si è sfaldata. Il motivo? Mio padre e mia madre hanno subito un gravissimo incidente stradale e, purtroppo, nessuno dei due è riuscito a sopravvivere lasciandomi sola con mio fratello maggiore. Il mondo a volte è un posto crudele. La vita è una giostra, sai salire e sai che incontrerai una marea di persone al tuo fianco, ma non sai come uscirai da quella giostra. Sarai felice? Euforico? Spaventato? Arrabbiato? Deluso? Non lo saprai mai effettivamente eppure sei lì a provare l'ebbrezza di una nuova avventura. Mamma e papà, forse, hanno preso una giostra troppo pericolosa e che ha portato alla estrema tristezza non solo loro stessi per non essersi ascoltati, ma anche la gentaglia che guardava la giostra strapparli via.
Bussa alla porta mio fratello, Christopher, per domandarmi se desiderassi mettere qualcosa sotto i denti, inutile dire che ho scosso la testa e mi sono stretta il cuscino allo stomaco guardando basso, come se dovessi vergognarmi di qualcosa. Porto in me l'unica vergogna di essere ancora viva, avrei preferito che in quella giostra a non scendere più fossi stata io. Non riesco più a dormire, se non poche ore a notte, infatti, uno dei segni che mi contraddistinguono sono proprio le mie occhiaie sotto agli occhi, sospiro pesantemente e mi giro di schiena non avendo nemmeno abbastanza forze per scendere le scale e fare due passi in giardino. Io solitamente, prima che papà e mamma morissero, amavo vedere il tramonto e qualche volta ci scattavo anche delle foto, ma ormai il solo pensiero di prendere quella macchina fotografica mi fa riaffiorare solo ricordi dolorosi.
Cosa puoi prendere da una ragazza di soli 17 anni? Non ha ancora imparato nulla dalla vita, deve praticamente crescere ancora e vivere i suoi -così chiamati- anni più belli. Se questo è il pretesto di felicità, allora fatemi Santa.
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𝐒 𝐄 𝐕 𝐄 𝐍 » MJ
Short StorySette ragazzi. Sette storie diverse. Un'unica realtà che li unisce: uscire dal cerchio della difficoltà. Michael è un giovane psichiatra alle prime armi e si ritrova a dover eseguire la terapia del gruppo di auto-aiuto con ragazzi aventi ognuno le p...