Lacrime

15 2 0
                                    

Una volta salita nell'appartamento, mi fiondai immediatamente in camera per cominciare a leggere.

"Shadowhunters: Le cronache di Magnus Bane", sembrava intrigante, finalmente ero riuscita ad avere quel libro, lo aspettavo da mesi dopo aver finito tutte le trilogie di Cassandra Clare, e poi Magnus era sempre stato uno dei miei personaggi preferiti. Decisi di farmi cullare dalla musica classica, scelsi la colonna sonora di "Carol"; entrai subito nei racconti divertenti e leggeri di quel magico stregone, lessi la prima metà del libro prima di cenare, e l'altra metà la divorai voracemente finendo all'una e 45.

Come spesso accadeva, non riuscivo a prendere sonno, avevo troppi pensieri per la testa, la solitudine notturna tornava a farsi sentire; quindi decisi di salire sul tetto dell'edicifo a godermi la luce della luna.

Andai silenzionamente in cucina, dove c'era un lucernaio, mi arrampicai dalla penisola ad una mensola poco stabile appoggiandomi al muro, e riuscendo finalmente a salire. Il tetto era sempre tranquillo, c'erano solo cemento e camini, l'odore non era dei migliori; potevo camminare in quel grande spiazzo buio e grigio senza venire disturbata. 

Avevo fatto l'ennesima scelta sbagliata prendendo qualche sigaretta dalla confezione di mia madre, ne accesi una con un fiammifero, con cui accesi anche una candela al mio fianco, solo per avere una fonte di luce. Era una cosa che facevo spesso, la quiete della notte mi aveva sempre affascinata. Mentre osservavo la luna, i grossi palazzi costruiti davanti a me che mi ostruivano la vista crearono in me una grande tristezza, sentii il vento rinfrescare la mia guancia, sulla quale scendeva indomabile una calda lacrima di dispiacere.

Nessun singhiozzo,nessun restiro affannato, solo un'amara e tetra tristezza che provavo inconsapevolmente, a causa di tutta quell'inutile "civilizzazione" a cui stavamo assistendo. Da anni pensavo che avremmo vissuto tutti meglio, se abitassimo ancora nei boschi, foreste e caverne rustiche e accoglianti, piene di pericoli, ma mai quanti quelli che si celavano dietro ai falsi visi rassicuranti del nostro paese...

Sentivo il fumo entrare nei miei polmoni, ne osservavo una parte uscire dalla mia bocca quando espiravo, tenevo la sigaretta tra l'indice e il medio, utilizzando il pollice per far cadere la cenere per terra. Mi sdraiai sul cemento freddo, stavo cercando la sensazione di pace che riuscivo a raggiungere a volte,nel silenzio. Arrivai alla conclusione che quella sensazione non mi bastava più, avevo bisogno di sentire una voce al mio fianco; la sua voce.

Non ero più in grado di stare senza, ci eravamo viste due volte in tutto, ma il nome "Eve", pronunciato da quelle labbra, risuonava nella mia testa come la vibrazione di una corda di una chitarra. 

Ormai il mio zigomo destro era colmo di lacrime, le asciugai maldestramamente con la manica della mia maglietta e poi mi alzai in piedi. Mi sedetti sul muretto esterno, e tornai a pensare a lei, i suoi capelli,non arruffati e non curati come i miei, ma lisci e morbidi come seta, neri come la stessa notte, e leggeri come una piuma. Il modo aggraziato in cui li spostava quando il vento glieli poneva davanti al viso, lasciando intravedere i suoi occhi azzurri.

Decisi che il giorno successivo sarei andata a cercarla, o almeno ci avrei provato, e se l'avessi incontrata, le avrei parlato.

Quando finalmente mi decisi ad alzarmi in piedi, udii sei rumori provenienti dalla scala di servizio esterna, mi avvicinai temeraria per scoprire la provenienza di quei suoni, e vidi delle gambe. Capii che era una persona, allora cercai di nascondermi dietro il muro più vicino. Quendo fu salita, sentii esclamare: "Anche tu notturna?"

Uscii lentamente dal mio nascondiglio, ancora relativamente confusa, diedi prima una sbirciata, vedendo una ragazza, ma ero senza occhiali e troppo lontana per capie chi fosse. Nella mia testa risuonavano quelle parole, e quando riuscii ad identificare la voce, sbiancai. Sgranai gli occhi per capire se il mio sospetto era corretto, e vidi Eve.

Cosa diavolo ci faceva alle 3 del mattino, sul tetto di casa mia? mi avvicinai piena di quesiti e domande, e dissi la prima cosa che mi venne in mente.

"Come hai fatto a salire?" Domanda stupida, sapevo perfettamente che aveva usato le scale di servizio.

Lei ovviamente le indicò, lanciandomi un'occhiata di sufficenza.

"Perchè sei fuori a quest'ora?" dissi, la prima cosa sensata che pronunciai

"I miei genitori lavorano sempre, il quartiere è deserto di notte e quindi vengo spesso qui. Mentre passeggiavo ti ho vista fumare, per questo sono salita." Feci un cenno col capo.

"Ne hai una anche per me?" disse indicando le sigarette, io annuii.

Si sedette al mio fianco, girata verso di me.

"Piangevi?"Mi chiese, io risposi di sì.

"Troppi pensieri..." dissi.

Mi rendevo conto del fatto che riusciva a capirmi, la guardavo, fumava molto più in fretta di me. Aveva sempre quell'aria sorridente,sembrava che fosse davvero spensierata, ma sta notte la situazione era diversa. Non cercava più di nascondere i suoi demoni.

Le raccontai qualcosa della mia famiglia, di mio padre che se n'era andato, di mia madre che ci manteneva, di mio fratello Kai, dei nostri nomi. Lei mi disse che era figlia unica, famiglia ricca, genitori assenti, era praticamente cresciuta da sola; non era mai riuscita ad affrontare i suoi problemi, per questo ci pensava costantemente, cercando strategie per ingorarli o accantonarli.

"Mi sembra strano di non averti mai vista"affermai.

"Avresti dovuto osservare meglio" disse. "Io invece ti avevo notata, tu e la tua candela."

La mia espressione stupita e felice non era mascherabile questa volta.

Alzai un braccio per indicare le stelle, eravamo sdraiate, lei fece lo stesso,facendo intrecciare le nostre mani l'una con l'altra.

La sensazione che provavo con lei non mi era mai capitata, avevo avuto altre amiche in passato, ma mai così, mai questi sentimenti, mai quest'emozione.

Mi girai di lato verso di lei, per guardarla. Inaspettatamente lei non fece lo stesso,rimase a guardare le stelle. Vidi i suoi occhi lucidarsi, e una lacrima sgorgare da essi, bagnando parte del suo delicato viso.Mi alzai a sedere.

"Hey....." dissi in tono rassicurante. 

Lei mi guardava, sembrava spezzata.

Presi il suo viso con la mano, accarezzandolo.

"Andrà tutto bene" sussurrai nel silenzio.

Lei allungò le dita, fino a sfiorare con i polpastrelli il mio collo e la mia mandibola,

Con la mano mi afferrò il capo e mi avvicinò a se, facendo unire le nostre labbra in un dolce bacio, casto e delicato.

Non mi ero mai sentita così, era stato il mio primo bacio e l'avevo dato a lei, a Eve.

Quando ci staccammo vidi un'espressione contrastante sul suo viso, sembrava delusa da se stessa ma continuava ad essere triste, ma dentro di lei c'era una nota compiaciuta.

Si alzò velocemente dal tetto e senza proferire parola, andò via.

LoralineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora