Vaniglia e cera di candela

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Quando sei da sola in una stanza, solo tu ed il silenzio; quando senti addirittura i tuoi rumori corporei; quando percepisci il tuo battito cardiaco senza che questo accelleri; quando non hai nulla che ti distrae da te stessa, dai tuoi pensieri; ecco, questa è la maestosità del suono. 

Non senti nulla, non c'è nulla da sentire, stai solo concentrandoti su quello che stai facendo, osservando o semplicemente pensando. Hai la sensazione di star controllando tutto anche se non stai facendo niente. Ti senti in completa libertà, in completa pace con te stessa e con tutto ciò che riesci a percepire; che sia il rumore della pioggia, lo scorrere di un ruscello, il rumore delle onde del mare o anche soltanto il suono del tuo respiro.

Questa sensazione è meravigliosa, una cosa da vivere da soli, fino a quando non senti il bisogno e la necessità di condividerla con qualcuno. Questa invece è la solitudine.

Lo stupido suono della voce starnazzante di mia sorella che grida alla porta del bagno rovinò tutta la poesia creatasi nella notte. Come ogni singola mattina, era quell'irritante suono a svegliarmi.

"Kai! Esci immediatamente dal bagno sono in ritardo!!!" gridava Estia battendo i pugni contro la porta fragile del bagno

"Hey!" intervenne nostra madre allontanando mia sorella dalla porta, "se cominci a fare così, nel giro di due giorni ce ne servirà una nuova" disse con voce tranquilla ma impostata come a suo solito. Mi sedetti controvoglia stiracchiandomi, mi girai verso l'orologio e vidi che era solo mezzogiorno; speravo di essere riuscita a dormire di più quella mattina.

Tutti i giorni, o quasi, la high school frequentata dai miei fratelli organizzava dei pranzi offerti dalla preside dove erano previste delle donazioni per l'ambiente, ovviamente Estia e Kai ci andavano solo per risparmiare sul cibo, in effetti ci faceva comodo.

Nell'ultimo periodo era diventata consuetudine per me saltare il pranzo, mi ero appena svegliata quando vedevo mangiare mia madre solitamente, e capitavano dei giorni in cui mi svegliavo direttamente nel primo pomeriggio. Quell'estate cercai di dormire il più possibile, per soffocare ogni tipo di pensiero che sarebbe potuto passarmi in testa.

Avevo soltanto 13 anni, ma il mio cervello era molto più maturo di quello di ogni altro adolescente in quella casa, forse anche grazie alla lettura. Passavo la maggior parte del giorno a leggere, andavo quasi ogni giorno in biblioteca a restituire e prendere in prestito dei libri, spesso capitavano settimane in cui divoravo un libro al giorno, dai romanzi alla fantascienza, dai gialli ai fantasy, dai romanzi storici ai romanzi rosa.

Devo dire, che il mio genere preferito si avvicinva sia al rosa che al romanzo d'epoca, solitamente storie d'amore proibite ambientate tra l'800 e il '900. Anche il fantasy però non mi dispiaceva, sempre stata grande fan della saga di shadowhunters, l'attraversaspecchi e hunger games. Appassionata anche di Harry Potter e Narnia naturalmente, e un altro fandom di cui facevo parte era quello di game of Thrones, sia i libri che la serie tv.

La libreria di famiglia era abbastanza spoglia, date le mie numerose letture dalla biblioteca, questo mi permetteva di leggere quanto desideravo e allo stesso tempo non spendere soldi. Essendo una piccola biblioteca di quartire quella vicino a casa nostra, capitava che se richiedevo un libro più volte, mi concedessero di tenerlo.

Ormai ero amica di ogni singolo bibliotecario, c'era Dallas, Cooper, Chad e Samantha. Quest'ultima era la proprietria, un'anziana signora molto gentile che dopo anni, continuava a chiamarmi "Loreline", dicendomi che le suonava più familiare.Era lei che a volte mi concedeva di portare dei libri a casa,di solito i meno richiesti, che a me però erano piaciuti particolarmente.

Quel giorno mi alzai dal letto solo dopo un'ora, misi una maglia larga e dei pantaloncini e andai in biblioteca in infradito, correndo sotto la pioggia come se stessi scappando dal mostro più spaventoso del mondo.

Entrando in quel piccolo edificio antico, vidi meno persone del solito, passai davanti al banco e salutai Chad, poi mi diressi verso lo studio di Sam, per salutarla, ma quando mi avvicinai vidi una figura dai capelli scuri seduta alla sua scrivania, le feci un cenno e lei urlò.

"Loriii!!! Ieri non sei passata ero preoccupata!"disse dirigendosi verso di me, ignorando beatamente la ragazza seduta dall'altro lato della scrivania.

"Sono dovuta uscire con Estia ieri... avrei duvuto avvis- are s-s-scusa" Dissi quasi soffocata nel suo abbraccio di sollievo; quando finalmente si staccò, riuscii ad intravedere il viso della ragazza dai capelli neri. Non ci credo, è lei.

Era Eve, considerato le compagnie di mia sorella non avrei mai pensato di trovare una delle sue amiche nella mia biblioteca, cioè, in realtà in qualunque posto che contesesse un minimo di cultura. Lei si voltò e io le feci un cenno col capo sorridendo, sei fece lo stesso.

"Vi conoscete?" disse Sam con voce stupita ma squillante come al solito.

"Sono amica di Estia, sua sorella" mi anticipò lei.

Ero di nuovo entrata in un loop dove rivedevo lo stesso momento all'infinito, il suo sorriso... Lei continuava a guardarmi, e allora io leggermente imbarazzata scossi la testa, cominciai a muovermi all'interno della biblioteca e poi chiesi a Sam se aveva preparato qualcosa per me. La seguii in un angolo del suo studio dove teneva sempre un cassetto della libreria con sopra inciso "Loreline", scritto in modo errato. Eve continuava a guardarci stranita fino a quando ad un certo punto disse "credo di creare disturbo se rimango qui, ora vado" disse mentre Sam mi raccontava la trama dei libri che mi aveva preparato.

"No tranquilla, rimani." dissi io con fare stranamente sicuro, ero nel mio ambiente per una volta, ero con una comfort person, in un mio confort place.

Quando misi i libri in una busta Sam guardò fuori dalla finestra e disse "Hai un ombrello vero?" 

Io ebbi un espressione così dispiaciuta e pentita di aver scordato questo piccolo particolare, da tirare un sospiro lunghissimo che echeggiò in tutta la biblioteca.

"Non te li faccio portare via così" disse lei tentando di prendere la busta dalle mie mani

"Ti accompagno io se vuoi", Disse Eve guardando e indicando l'ombrello con lo sguardo, avevo un'espressione sorpresa sul viso, colma di felicità che cercai di mascherare con la gratitudine,che però mi lasciò scappare un sorrisone che non riuscii a trattenere.

Sussurrai un grazie, diedi un bacio sulla guancia di Sam che salutò me e Eve mentre ci allontanavamo dalla struttura.

Mi tenni al suo braccio per riuscire a non bagnare i libri appena presi, le indicai la strada da prendere. Passammo in un vicolo stretto e piastrellato mentre chiacchiravamo del più e del meno. Lei aveva un buon odore, vaniglia e cera di candela credo, io invece sapevo solo sempre d'incenso, per carità,un buon profumo, ma dopo anni diventava nauseante.

Una volta sulla porta di casa mia, io la ringraziai cordialmente di avermi riaccompagnata, e le chiesi di non dire ad Estia di aver scoperto dove abitiamo, lei voleva tenerlo nascosto alle sue amiche viziate e Eve decise di rispettare la sua volontà.

Ci guardammo un ultima volta prima di salutarci e poi lei si allontanò.

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