Liam
«Liam, mi stai ascoltando?»
La voce di Arthur mi ridestò dai miei pensieri, e in un attimo ero di nuovo lì: seduto ad uno dei tanti tavoli di quel ristorante con lui.
«Scusami, mi ero distratto. Dicevi?» fui onesto, poi allungai una mano e portai il mio bicchiere di vino alla bocca, giusto per smorzare quel momento.
I suoi occhi grigi mi squadrarono con un mix di curiosità e sospetto. «Ultimamente ti vedo un po' strano. Sei sicuro che vada tutto bene?» disse, facendo riferimento ad un quesito che più volte mi aveva esposto nelle sporadiche occasioni in cui c'eravamo incontrati.
No... probabilmente non stavo affatto bene. Ma non ero neppure nelle condizioni di poter dire di passarmela male.
Semplicemente, restavo a galla. Mi trovavo come in un limbo, in cui cercavo costantemente di andare avanti.
Che poi era anche il motivo per cui mi ritrovavo a cena fuori con Arthur Taylor: un'affascinante quanto eccentrico trentenne che lavorava nel campo dell'editoria, più precisamente per una grande casa editrice londinese. L'avevo conosciuto in un sito d'incontri, ed era da un po' che uscivamo.
La verità era che mi sentivo solo, perché lo ero per davvero. Non mi era rimasto più nessuno, e per non farmi vincere dalla malinconia mi ero rifugiato nelle braccia di perfetti estranei.
No, non stavo né bene, né male. Ero solo vivo.
«Va tutto alla grande» mentii. «Secondo me ti preoccupi troppo».
Non sembrava affatto convinto delle mie rassicurazioni, ma decise comunque di far cadere la questione e – in un certo senso – gli fui molto grato per questo.
«È stata una serata molto piacevole, ti ringrazio. Davvero».
«Ma figurati, lo stesso vale per me».
Arthur camminava con le mani piantate nelle tasche degli eleganti pantaloni, mentre io cercavo di mantenere il suo passo standogli di fianco.
Avevo apprezzato molto il fatto che si fosse proposto di accompagnarmi a piedi fino a casa; adesso che giugno era finalmente arrivato, e con lui l'estate, era gradevole passeggiare per le strade notturne di Londra.
«Siamo quasi arrivati, non manca molto all'appartamento in cui abito» esordii, con un velo di stanchezza a distorcere le mie parole.
Il pensiero che soltanto poche ore dopo mi sarei dovuto svegliare presto per iniziare il turno mattutino al locale bastò per gettarmi nello sconforto.
Eravamo davvero quasi arrivati, quando Arthur smise di camminare improvvisamente.
Capii le sue intenzioni ancora prima che mi afferrasse delicatamente per un polso, in modo tale da portare il mio viso vicino al suo.
Non mi chiese il permesso per baciarmi, lo fece e basta, agendo d'istinto.
Il bacio che mi rubò, oltre che scontato, non fu neppure nulla di particolarmente eclatante. Almeno per me.
Tutto sarebbe potuto finire lì, e in quel caso avrei potuto dire davvero di aver passato una bella serata fuori con "amico". Fino a quel momento tutto era stato perfetto così com'era.
La cosa che invece mi sconvolse, e che rovinò le cose, fu un'altra.
«Credo che mi piaci. Lo credo sul serio, Liam» disse, a un centimetro dal mio naso.
E in un attimo la mia mente tornò ad una scena del mio passato, ad una sera di quasi due estati prima.
«Provo qualcosa per te, qualcosa di speciale».
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Kind of Deal | SOSPESA
Fiksi Penggemar[dal testo] «Facciamo un patto» buttai lì, dando voce ai miei pensieri. «Una specie di accordo». In tutta risposta lui alzò gli occhi al cielo, con fare teatrale, prima di sbuffare sonoramente. «Voglio ricordarti che il nostro legame si basa già su...