Emily
Non era un ragazzo, era una specie di dio vivente, incarnato sicuramente nel più bel ventunenne del mondo. Aveva l’aria trasandata, dei capelli, oddio i capelli, tutti scompigliati come appena usciti da una rivista di moda, e quelle labbra scolpite, da baciare e da mordere. E quei muscoli scolpiti che si intravedevano dalla camicia a quadrettoni. Era semplicemente divino. E poi c’erano gli occhi, di un azzurro quasi irreale, sembravano lenti a contatto.
-Ciao Colton, chi non muore si rivede, io e tuo padre abbiamo ormai smesso di aspettarti in azienda!”
-Buongiorno Carl, ho avuto impegni più gravosi all’associazione- Associazione? Quale associazione? Non aveva proprio l’aria di far parte di un’associazione.
-Allora sono con le spalle a muro- rispose- ti presento mia figlia Emily, mia moglie la conosci-
E fu allora che mi guardò con quegl’occhi penetranti
-Piacere Colton- -Piacere Emily- squittii imbarazzata. Aveva una voce roca.
-Colton non credo che tu ti possa ricordare di quando da bambini giocavate insieme prima che ci trasferissimo- -In effetti no mamma- le sorrise – Bene allora avrete modo di conoscervi meglio durante la vacanza- esordì mia madre. E i nostri genitori incominciarono a chiacchierare , discutendo sul fatto che in Grecia avrebbe fatto meno caldo che in Brasile. Imbarazzata presi il cellulare e cercai di mandare un messaggio a Kara –Spero di essermi comportato bene con te da bambino, mi hanno detto che avevo una tendenza a mordere i bambini- mi disse sorridendo –Veramente non ricordo nulla, ma non credo che tu mi abbia mai morso, me l’avrebbero raccontato- -Bene, iniziavo a preoccuparmi- dopodichè gli squillò il cellulare. –Tess che vuoi?... No niente compagnia stasera…. Sono in Grecia… non urlare Tess…. Chiama Mark allora aveva anche lui un disperato bisogno di scopare…ciao- non potevo crederci, ero inorridita, aveva risposto ad una telefonata del genere davanti a me, senza problemi. Non doveva essere la sua ragazza, non credo che l’avrebbe passata a “Mark”. Mi ero un po’ illusa all’inizio, pensavo che fosse diverso da come tutti lo descrivevano ma nulla.
Alzò lo sguardo su di me –Stavi dicendo?- -Nulla, non importa- e mi allontanai. –Aspetta- mi disse trattenendomi per il braccio ma io mi divincolai e raggiunsi mia madre.
-Cara allora è più freddo il Brasile o la Grecia?-mi chiese Eva – Credo la Grecia- risposi evasiva vedendo i disperati segni che mio padre faceva di rispondere Grecia.
Colton si avvicinò e si posò dietro suo padre e gli disse qualcosa all’orecchio e entrambi sorrisero, era un sorriso fantastico, peccato he solo poco prima aveva avuto quella telefonata.
-Signori, potete raggiungere l’aereo- esordì una hostess che non so da dove fosse sbucata.
Mostrammo i biglietti al controllo passeggeri e ci avviamo verso la passerella che ci condusse davanti al portellone dell’aereo. Ci vennero mostrati i posti, ero sicura di essere vicino mia madre e invece ero vicina a …Colton. –Finestrino o corridoio?- mi chiese –Fa lo stesso- risposi- Bhe allora ti cedo il mio posto preferito, il finestrino- mi sedetti . I miei genitori erano praticamente tre file più avanti di me e quelli di Colton tre file dietro. Mia madre si alzò e mi fece cenno se fosse tutto a posto e io annuii, anche se non lo era. Non avrei sopportato Colton per 12 ore di volo , me lo sentivo. –Spero che non te sia presa per la telefonata?- -Perché avrei dovuto scusa?- -Sei scappata appena ho chiuso- - Non amo essere partecipe a telefonate del genere- -Spero almeno che tu non abbia pensato ecco..- lo bloccai –Non mi interessa, non sono fatti miei- E impostai il cellulare in modalità aereo e infilai le cuffie senza rivolgergli uno sguardo. Era passato poco più di un’ora quando incominciò a salirmi il vomito a causa delle turbolenze –Ehi, ehi aspetta, respira respira, trattieni il fiato non aprire la bocca o butti giù tutto- prese velocemente la busta di servizio e me la mise sotto la bocca. E poi misi le mani sulle sue. –Respira, tranquilla, capita a tutti, devi vomitare?- -Feci no con la testa- e poi maneggiò in tasca e estrasse una salvietta imbevuta al limone, tolse la busta e me la portò al naso –Odora questa, ti farà passare il vomito- -Colton, Colton la busta!- subito me la portò alla bocca e vomitai tutto quello che avevo mangiato. –Scusami, davvero io non volevo - -Scusa di che? Non parlerai sul serio! Come ti senti?- -Ora bene, credo- -Vuoi che chiami tua madre?- -No, non ce n’è bisogno ora sto bene, era per le turbolenze- -Sei la prima ragazza che mi vomita accanto, e credo che nessuna riesca a farlo in modo così dolce- arrosii – e poi sei una di quelle poche ragazze che ancora arrossiscono ad un complimento- -Non sono interessata- dissi – a cosa?- chiese stupito, fintotonto – A te- -A me? Non pensavo di averti chiesto nulla o sbagliò- sussultai non sapendo cosa dire – come pensavo, scusami sai, la prossima volta ti lascerò vomitarti addosso così non penserai che io sia interessato. Afferrato, non capiterà più.- disse e si avviò al bagno. Fumava di rabbia.
Che stupida,dirgli quelle cose, dopo che mia aveva aiutato, mi aveva anche passato la salvietta e poi non lo avevo neanche ringraziato.
Colton
Dirmi quelle cose! Stiamo scherzando, l’avevo solo aiutata, come fanno le persone normali. “ Non sono interessata” , cose da pazzi! E io che mi sarei potuto sporcare di tutto quello schifo e neanche mi ha ringraziato. Dio che viziata, un po’ come tutte! Cazzo, non sarebbe mai accaduto, Mark aveva ragione, le ragazze servono solo per scopare per il resto ti lasciano fottuto.
Non l’avrebbe passata liscia, non con me, non l’avrei certo violentata, sono un uomo non una merda, ma le avrei fatto ricordare il giorno in cui mi ha dato del puttaniere. Quel bagno era minuscolo, ci stavo a stento , uscii e mi andai a sedere al mio posto come se niente fosse. Lei era con le cuffie che guardava dal finestrino, le avevo anche ceduto il posto! Che stupido. Presi le mie cuffie e tirai fuori il libro che avevo lasciato nel bagaglio a mano : “Riflessioni sul Kamasutra”. Lei strabuzzò gli occhi schifata e io con gesto teatrale tolsi quella copertina “finta” rivelando quella vera “Anna Karenina” lei quasi non ci credeva e io le feci l’occhiolino riponendo la copertina nella tasca del sedile. Eh sì, ero una ragazzo molto colto e dotato, in tutti i sensi.
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Ti ho cercato
RomanceEmily e Colton non si sono mai incontrati. Lui è troppo bastardo. Lei è troppo dolce. Ma gli opposti si attraggono. SEMPRE > mi sussurrava all'orecchio e poi incominciò a cullarmi sussurrando le parole più dolci del mondo e baciandomi le lacrime che...