«Io posso permettermelo»

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«Ancora non ci credo, ti rendi conto che siamo all'Ellis college, amico?»
«Anche io sono molto felice Bryan, però dovresti sbrigarti a disfare quella valigia, non vedo l'ora di fare un tour della scuola.» spiegò il ragazzo, indicando con la testa la valigia ancora per metà piena dell'amico.
«Io mi sto sbrigando Dylan! Sei tu che hai fatto troppo in fretta.» esclamò Bryan.
«Ho fatto in fretta per poter correre a vedere la tua stanza, ma dovevo immagine che fossero tutte uguali» ammise Dylan.
«Eh già...Però sicuramente la decorerò! Ci appenderò tutte le mie medaglie del football e poi attaccherò una mensola dove esporrò tutti i miei trofei!» Bryan sognava già ad occhi aperti mentre pronunciava queste parole. Era la persona più creativa che Dylan avesse mai conosciuto.
«Wow! La tua stanza sarà molto originale, ne sono sicuro. E poi farai capire subito a tutti che sei entrato qui grazie al calcio, quando noteranno la tua stupidità» lo prese in giro Dylan, mentre si sedeva sul letto.
«Ah ah ah molto divertente» rispose sarcastico il coetaneo.«Tu invece, mister genio, come pensi di decorare la tua stanza?» chiese Bryan. Dylan rimase in silenzio qualche secondo, per poi buttarsi completamente sul letto, fissando il soffitto.
«Non so...in realtà non ci ho mai pensato. Non mi importa più di tanto come apparirà, l'importante è che ci sia tutto quello di cui ho bisogno. Quindi ovviamente il microscopio con tutti gli accessori, i libri di biologia, ed il mio computer. Si è questo quello che mi serve» rifletté Dylan.
«Immaginavo» rispose Bryan, chiudendo la sua valigia ed appoggiandola a terra.«Io ho finito. Andiamo ad esplorare questa scuola fantastica?»
Finito il loro piccolo tour per la scuola, decisero di andare a mangiare qualcosa alla caffetteria dell'Ellis College. Non vedevano l'ora di assaggiare tutti i nuovi cibi della cultura inglese, cibi che sicuramente non avrebbero mai trovato in California.

«Un milkshake banana e fragola con panna abbondante» ordinò Amy, mentre di toglieva i ciuffi biondi dal viso,guardandosi nel suo specchio da borsa.
«Lei è...»
«Amy Ellis.Ancora non vedo il mio milkshake»
«Arriva subito, signorina» obbedì la cuoca della caffetteria.
Amy fino a quel momento aveva sempre pensato che il suo adorato milkshake fosse capace di migliorare anche uno dei giorni peggiori della sua vita, e distrarla da qualsiasi tipo di preoccupazione. Nessuno poteva interromperla ed infastidirla mentre gustava il suo milkshake. Ma invece, quel giorno, un gruppo di ragazzi entrò urlando e scherzando nella caffetteria. Spostò subito lo sguardo verso la cuoca, sperando, anzi, aspettando rimproverasse i ragazzi. Ma invece si limitò a sorridere. Dopo la vicepreside Ramos senza copione, doveva sopportare anche una cuoca che accettava quel tipo di confusione nella sua caffetteria? Roteò gli occhi. Tutto quello che doveva fare era godersi quel benedetto milkshake. Voleva andarsene il prima possibile.

Dylan e il suo amico, a cui si erano aggiunti altri ragazzi della torre nord, spalancarono la bocca alla vista del bancone della caffetteria. Ciotole enormi di porridge, torte di mele, biscotti, plumcake, muffin, omelette, e bacon con uova. Il cibo inglese era molto invitante, proprio come Bryan se lo era immaginato durante tutte le 13 ore di volo.
«Dylan c'è un problema, non ho la minima idea di cosa prendere» realizzò Bryan.
«Idem» concordarono alcuni ragazzi dell'altra torre.
«Dovrei prendere i biscotti o i plumcake?»
«Porridge o torta di mele?»
«Pensò che prenderò tutto»
«Ehi ehi ehi, facciamo così» intervenne Dylan notando che la situazione stava degenerando. «Vado io al bancone e decido un pasto per tutti, va bene?» si organizzò il ragazzo. Era passato solo un'ora e il suo spirito da leader si era già fatto riconoscere.
«Va bene, ma dobbiamo dividere il conto no?»
«Assolutamente no. Offro io.»
«Dylan non cominciare, siamo un gruppo» lo rimproverò Bryan, anche se conosceva alla perfezione il suo amico e sapeva che avrebbe offerto quella colazione a tutti i costi, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto.
«Bryan dai che vuoi che sia, non ti preoccupare» Detto questo, Dylan si avvicinò al bancone e chiese una torta di mele tagliata per 6 persone, usando la sua carta per i pasti che avevano fornito appena arrivati al college. Ogni studente aveva dei punti salvati ed ogni pasto questo ovviamente diminuivano. Al termine, si dovevano ricaricare con soldi reali. Salutò e ringraziò gentilmente la cuoca e tornò a posto.
«Mi viene da vomitare» sussurò Amy roteando gli occhi. Sembrava una scena di un film comedy natalizio.
«Wow Dylan, la tua è stata una scelta OTTIMA!Questa torta di mele è squisita!» Il gruppo si limitò a rispondere annuendo con la testa mentre erano occupati ad assaporare quella torta.
«Sono contento che vi piaccia!» rispose Dylan con un sorriso.
«Ok buono il cibo e bello il college, ma parliamo di cose serie» esclamò un ragazzo della torre Nord, mentre si strofinava il tovagliolo sulla bocca.
«Sono stato molto sorpreso da queste ragazze a dir la verità. Mi stanno cominciando a piacere molto le inglesi» Si scatenò una risata tra il gruppo. Beh, non tutto il gruppo. Il ragazzo della torta non era ancora intervenuto dichiarando quale fosse la ragazza più bella e in che fila si trovasse, a differenza dei suoi coetanei. Amy fece molto caso a questo dettaglio.
«Ma perchè nessuno ha ancora citato la figlia del proprietario? Insomma l'avete vista?» chiese con gli occhi sgranati dalla gioia un ragazzo del gruppo.
Prima o poi quel momento doveva arrivare,  Amy se lo aspettava. Era abituata a quel tipo di complimenti.
«Ovvio che l'ho vista, non è il tipo di ragazza che sfugge all'occhio.»
«Poi con la scenata che ha fatto sicuramente non è passata inosservata»
Amy si girò di scatto verso il tavolo dei ragazzi. Non le interessava dei complimenti o giudizi sul suo aspetta fisico, però di quelli sulle sue azioni si.
Cercò di capire chi era stato a dire quella frase, e ci volle poco perchè riconobbe la voce. Il ragazzo della torta.
«Anche...però cioè noi parlavamo dell'aspetto esteriore, non la conosciamo come persona» spiegò confuso Bryan.
«Invece io le persone così le riconosco subito. Non ci vuole una laurea per capire che è una ricca viziata che molto probabilmente soffre di un disturbo narcistico di personalità»
Amy sperò che le sue orecchie avessero sentito male. Delle parole così acide non erano mai uscite dalla bocca di un estraneo verso di lei.
«Grazie mille ma preferirei non ricevere i complimenti alle spalle. Quindi, sempre se hai il coraggio, ora dimmelo in faccia.»Un sorriso falso, molto falso. Dylan si girò di scatto, e dopo due secondi capii cosa era successo.
«Il mio amico voleva solo dire che...»
«Non penso che gli serva un avvocato. La voce ce l'ha e la usa, purtroppo.» disse Amy, zittendo Bryan che stava provando ad interrompere quella discussione da subito per non causare problemi che poi avrebbe dovuto sopportare per i prossimi 5 anni.
«Ho detto che sei una ragazzina ricca,viziata e narcisista. Dovresti smetterla di vantarti così tanto.» ripetè Dylan, con una faccia non poco seria. Solamente guardandoli e ascoltandoli durante la discussione si poteva capire quanto fossero opposti. Amy usava il sarcasmo, invece Dylan rimaneva più serio possibile. Questo era anche dovuto al modo in cui erano cresciuti. Amy nel corso della sua vita, si era trovata molte volte a discutere con le persone, trasformandolo in una sorta di passatempo. Dylan, invece, era disponibile e dolce con tutti, di conseguenza erano più uniche che rare le volte in cui si arrabbiava. Ma se succedeva, tendeva a perdere il controllo.
«Oh...io mi vanto? In fondo hai ragione» rispose Amy, mentre si alzava dalla sedia e si appoggiò al tavolo. Il suo tono di voce si abbassò e cominciò a guardare il pavimento. Ovviamente queste azioni avevano un significato. Amy non faceva mai niente per caso. Doveva far pena in quel momento. Lo aveva studiato alla perfezione ed aveva capito che per Dylan Brown vedere una persona che aveva appena insultato cadere nella tristezza, lo avrebbe fatto sentire molto dispiaciuto. E come Amy si aspettava, il metodo funzionò. Dylan corrugò le sopracciglia e il suo viso non sembrava più così serio. Guardava fisso Amy,cercando di capire cosa stesse succedendo.

«Ma, sai...Io posso permettermelo»

Dylan pensò che questa ragazza avesse superato il limite, ed il bello era che lei ne era consapevole. Così, senza nemmeno aprire bocca, si avvicinò molto velocemente e minacciosamente alla ragazza, che sobbalzò. Si ritrovò davanti un ragazzo alto circa 10 cm in più di lei che la guardava con rabbia attraverso gli occhi azzurri. Ma non era un azzurro minimamente paragonabile a quello degli occhi di Amy. Era un azzurro chiarissimo e limpido, tendente al verde. In poche delle spiaggie esotiche che Amy aveva visitato in passato era presente l'acqua del medesimo colore. Nonostante ci stesse provando con tutte le sue forze, fu la prima volta che la ragazza non riuscì a trattenere il suo sorriso sarcastico. Era come se lo sguardo del ragazzo della torta l'avesse completamente catturata. Per lei far finta di essere superiore e sicura di sè, in quel momento, era impossibile. Lui aveva le mani poggiate sul tavolo di metallo, e quelle mani formavano una gabbia per Amy. E l'intento del ragazzo era proprio quello. Quest'ultimo guardava Amy con tutto l'odio che aveva in corpo. E diamine se il suo sguardo era minaccioso. In quel momento non c'erano pensieri lucidi, o razionalità nella sua mente. Era completamente fuori controllo. Il suo corpo era finito in quella posizione senza neanche che Dylan se ne fosse accorto . Avevano mantenuto il contatto visivo fino a quel momento, ma appena Amy ricominciò a respirare regolarmente, proprio come un incantesimo, Dylan sembrò tornare in sè. Tolse le mani dal tavolo della caffetteria e indietreggiò . Perso finalmente il contatto visivo intensivo, Amy si sentì libera e quindi ritornò sul suo volto il sorriso sarcastico. Pensava che nessuno avesse notato il cambio radicale di espressione.
«Andiamo» si limitò a dire Dylan, senza togliere gli occhi dalla ragazza.
«Aspetta»lo fermò Ellis. Aveva realizzato che il povero ragazzo della torta aveva appena rivelato il suo problema più grande ad Amy. Quella era una potente arma da usare.
«Volevo farti sapere che a me interessa della salute mentale dei miei compagni, per questo motivo mio padre ha assunto uno psicologo professionale a disposizione gratuitamente» continuò Amy con un tono non poco falso. Dylan non capiva dove volesse arrivare.
«Se magari volessi risolvere i tuoi problemi di gestione della rabbia, fammelo presente e ti aiuterò» recitò preoccupata la ragazza.
«Problemi di gestione della rabbia?». ripetè indignato. Era inaccetabile, ma ormai aveva capito con chi aveva a che fare ed era inutile continuare a discutere. La sua mente era confusa, mille pensieri ronzavano. L'unica cosa che sapeva era che quella ragazza, la figlia del proprietario, avrebbe portato guai seri.

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