I reperti andavano in ogni caso appuntati. Questo Alice lo sapeva bene. Non voleva intraprendere un nuovo esperimento scientifico, né prendere annotazioni per scrivere un manuale di sopravvivenza nell'universo maschile. Ma in qualche modo doveva tenere le fila del discorso. I pretendenti andavano classificati. E se l'esperimento con la semplice numerazione non era andato proprio a buon fine, bisognava cambiare metodo. Ancora una volta, i gatti salvarono la situazione. Scesa all'edicola sotto casa, Alice comprò un giornaletto dell'anagrafe nazionale felina con l'elenco completo delle razze dei suoi adorabili gatti. L'idea geniale era associare ogni individuo di sesso maschile che avrebbe incontrato in quella nuova spedizione nel mondo con una delle razze ben elencate nel giornaletto. E fu così che entrò in gioco il Balinese.
Il Balinese, nonostante il nome, non era un membro della banda della Magliana. E in realtà non somigliava per niente a un gatto, motivo per cui Alice scelse il nome in codice più o meno a caso, diciamo a sonorità. Il Balinese era, stando al gusto opinabile di Alice, un gran bel ragazzo. Altissimo, spalle non troppo strette, vestiti firmati, trattamento anti-pulci effettuato entre le scadenze... Tutto in regola. Era anche qualcosa di più di un involucro vuoto. Si dava da fare per cercare un'occupazione seria, era una macina nello studio e si faceva persino la doccia. Insomma, Alice era estasiata.
Anche il Balinese era abbastanza soddisfatto della sua conquista. Presentò Alice ai suoi più fedeli amici (un Thai e un Tonkinese) e azzardò anche qualche progetto. Ma i nodi vennero al pettine molto presto, nonostante il mantello del Balinese fosse, citando testualmente il giornaletto, "semilungo, fine e setoso, con scarso sottopelo e per questo aderente al corpo."
Il Balinese, insomma, non era poi così perfetto. Il suo problema era principalmente uno: non usciva dopo il tramonto. Forse aveva una specie di maledizione addosso, qualcosa del tipo "persiano di notte e balinese di giorno!". Fatto sta che non metteva piede fuori di casa. Quindi niente appuntamenti, niente cene romantiche, niente cinema, niente fusa, niente di niente. Il Balinese maledetto non si rivelò un buon acquisto.
Alice però aveva questa assurda mania di dare fiducia al mondo. Aspettò. Magari con la pozione giusta la maledizione del Balinese sarebbe scomparsa, oppure lui si sarebbe semplicemente rassegnato ad avere l'aspetto di un gatto persiano. I persiani non erano così male in fondo. Ma il Balinese non cambiava. E Alice tagliò i ponti.
Per l'infallibile regola d'oro per cui se lasci un uomo lui ti rincorrerà in eterno anche nei posti più impensabili (incubi e inferno compresi), il Balinese, sedotto e abbandonato, cominciò a miagolare la sua agonia alla luna. La sua vita senza Alice non aveva più senso. I suoi amici Thai e Tonkinese non lo riconoscevano più. Le battaglie quotidiane per accaparrarsi un posto nel mondo avevano perso d'interesse. Il Balinese era un gatto senza latte, con Alice lontana.
Alice ben sperava in un cambiamento, arrivati dove si era arrivati. Magari la trasformazione in persiano era un po' un azzardo, ma qualcosa di intermedio si sarebbe potuto rimediare. Però prima di ritrovarsi incastrata con gomitoli di lana, Thai e Tonkinese e notti all'ombra della maledizione del primo gatto, sondò il terreno. ― Va bene, Balinese. Ne possiamo parlare stasera, davanti a una ciotola fumante di latte intero sbollentato?
Una goccia di sudore scese lungo il muso del Balinese. ― Ehm... Ecco, vedi... Io, stasera...
Alice lo fermò con un gesto repentino della mano prima di sentire il resto. Gli diede una grattata dietro le orecchie, gli augurò tutta la fortuna del mondo nella caccia ai topi e girò i tacchi con un sonoro: ― Sayonara! ― Non sapeva bene perché, ma il Balinese le faceva venire in mente il Giappone. E per restare in tema, affogò la sua prima nuova delusione nel primo sushi bar che le capitò a tiro. Mangiò tanti di quei ravioli alla griglia da rischiare di beccarsi una denuncia dal Comitato Mondiale per l'Integrità del Raviolo. Ordinò tanti di quegli onighiri da averne scorte per anni. E interrogò un involtino primavera sulle problematiche intrinseche del suo rapporto con il Balinese.
L'involtino primavera non aveva un'opinione precisa sulla maledizione notturna, ma su un punto non aveva dubbi. Fosse stato per lui, avrebbe aspettato un persiano. Alice era così disperata che diede retta a una pietanza fredda e rinsecchita del sushi bar. Prese un respiro e affilò gli artigli. Il Persiano non le sarebbe sfuggito. O lei non sarebbe sfuggita a lui... In ogni caso, la mostra felina era appena iniziata.
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I pazzi siete voi
HumorL'attesissimo sequel di "Tutti pazzi per Alice"! Alice è tornata in sé... più o meno. Di certo, stare seduta sulla poltrona di casa a contemplare il fallimento della sua ricerca scientifica sull'universo maschile non porta frutti. E' il momento di t...