Filippo si alzò più tardi del previsto quella mattina, si tolse il lenzuolo di dosso e notò che il suo compagno di cella non c'era.
Un piccolo sorriso aleggiò sul suo volto al pensiero di quello che era successo la sera precedente, Ciro lo aveva aiutato, lo aveva fatto davvero!
Il milanese non pensava fosse capace di una cosa del genere, una parte di lui credeva che lo avrebbe ucciso mentre dormiva, invece non era successo.
In realtà quella non era la prima volta che lo aiutava, quando Pino aveva intenzione di fargli chissà cosa lui c'era stato.
Stava cominciando lentamente a cambiare opinione su di lui, non era poi così male infondo, tralasciando il loro rapporto iniziato in modo un po' travagliato.
Si alzò ed emise un sospiro di dolore a causa della ferita fasciata, le bende erano macchiate di liquido scarlatto.
Andò in bagno e quando ebbe terminato raggiunse gli altri in mensa, che stavano facendo colazione.
Lo fissavano tutti, tutti tranne lui.
Si sedette vicino a Carmine e cominciò a consumare il suo cibo, un cornetto ed un succo di frutta, non riuscì a finire tutto, infatti lasciò quasi metà pasto.
- Ma hai già finito di mangiare?- domandò l'amico, mentre si puliva la bocca con un tovagliolo.
Il milanese annuì, mettendosi una mano sulla pancia
- Sono pieno, non mi entra più nulla.-
Tutti erano tornati a farsi gli affari propri e a parlare tra di loro, quando l'equilibrio fu spezzato dall'arrivo di uno degli agenti dell' IPM, che si bloccò vicino al tavolo dei due ragazzi.
- Chiattì, la direttrice ti vuole vedere.-
A quell'affermazione, i presenti si accigliarono ed anche il diretto interessato.
- Mi vuole vedere, perché?-
- Ma che ne so, un interrogatorio sui fatti.-
Successivamente, si recarono nell'ufficio della direttrice, che come previsto, gli fece qualche domanda sull'aggressione, da cosa era scaturita, se riconosceva il volto dell'aggressore e se riguardava fatti esterni all'istituto.
Il ragazzo rispose che non lo conosceva e che si era introverso per aiutare un amico in difficoltà.
L'incontro durò quasi trenta minuti, fu esonerato dai lavori e portato in cella, la trovò vuota, senza pensarci un attimo si stese sul letto e si addormentò.
Nel farlo, pensò a tutto ciò che gli era capitato, quella era la sua nuova realtà e non poteva fare altro che conviverci.
Sentiva però, che qualcosa in lui stava cambiando, o forse era già cambiato e lui ora se ne stava rendendo conto.
Si svegliò che era sera, buttò uno sguardo per la stanza, ancora nessun segno di Ciro.
Parli del diavolo e spuntano le corna!
Il suo compagno di cella fece il suo ingresso nella stanza cinque minuti dopo, la sua maglietta era sporca di sangue e le nocche erano arrossate.
- Che è successo?- domandò il milanese, desideroso di sapere chi era stato il povero malcapitato vittima delle grinfie di Ciro.
- Fatt e cazz tuoj.- rispose, chiudendosi in bagno, Filippo alzò gli occhi al cielo, quello lì non poteva cambiare per nulla al mondo.
Si stese sul letto e quasi senza accorgersene, si addormentò.Il napoletano, d'altro canto, era così arrabbiato che per farlo dormire avrebbero dovuto utilizzare i sedativi per gli elefanti, era una molla pronta a scattare a qualunque pretesto.
Quella volta Edoardo aveva davvero oltrepassato il limite, lo amava come un fratello, ma non si pentiva di averlo aggredito.
Tutto era iniziato quando Lino era venuto in mensa ed aveva portato con sé Filippo.
Ciro non si rese conto di averlo fissato un po' troppo, ma l'amico lo fece.
- Ciro, ma m staj sntenn?-
domandò Edoardo, l'interpellato si girò di scatto.
- si Eduà, t sto sntenn, parl.-
- T stev ricenn, ho conosciuto una ragazza, s chiamm Teresa, ij a chell ma chiavass.-
- Ma tu piens sul a chell?- parlò Totò
- O sce, tu sei solo geloso pcchè nu può maj chiavà.-
- Ma statt zitt oi, ca tu a farfallin a vir sul int e fotogragij!-
Tutto il gruppo scoppiò a ridere, e anche Ciro si fece scappare un risolino, in realtà era un po' preoccupato per il suo compagno di cella, non era uno stupido e sapeva che non avrebbe dovuto sentire quello che sentiva, ma non poteva fare altrimenti.
- Uagliù ma secondo me uno che non può mai chiavare è O' Chiattill.- affermò Edoardo, con il suo solito tono di presunzione, Ciro a quel punto, prestò più attenzione alla conversazione.
- Ma ch dic, chill sta chin e femmn a Milan.- parlò O' Pirucchij.
- Sul pcchè a famiglia soj ten e sord.-
- Ma c vir, Eduà, si iss nu chiav, nu chiav manc tu.- ribattè il rosso, aveva il solo obbiettivo di infastidire l'amico
- Totò, ma over faij, chill è nu cess a confront a me.-
Ciro stava cominciando ad innervosirsi, però conosceva l'io vanesio dell'amico, Edoardo sarebbe stato capace di dire lo stesso pure di Brad Pitt.
- O' Chiattill è o cess e tu faj o scupttin.-
- Totò, vuo vrè com t facc addivndà a te o scupttin ro cess? Ma poi perché te lo difendi tanto? Fuss ricchion, Totò?-
Ricci serrò la mandibola e strinse il pugno, cercando di rimanere tranquillo, quella parola lui la odiava.
- E bast mo, ciat rutt o cazz.- intervenne.
- Pcchè Ciro, stamm sul pazzian, nun è ca sij tu o ricchion, fratè?-
Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Il napoletano si alzò di scatto, l'altro lo fece imitò per difesa e riflesso, Ciro scagliò un pugno in faccia all'amico, colpendo la guancia sinistra, poi ne tirò un altro ed acchiappò il labbro, da cui uscì del sangue.
Gli afferrò il colletto.
- Non ti permettere mai più di dirmi una cosa del genere, Eduà.-
Detto questo, se ne andò dalla mensa, sotto lo sguardo impaurito di molti.
Forse aveva esagerato, ma non gli interessava.
Al contrario di ciò che potrebbe pensare la maggior parte della gente, non aveva avuto quella reazione perché si era offeso, no, ma perché era stato messo in mezzo Filippo, era geloso se qualcuno solo nominava il suo nome.
Senza pensarci troppo si diresse nella sua cella, dove trovò il ragazzo seduto sul letto, appena si accorse nello stato in cui vigeva, sembrò allarmarsi.
- Che è successo?-
Ciro in cuor suo si sentiva sollevato che a lui importasse qualcosa, però non poteva lasciare che si intravedesse.
- Fatt e cazz tuoj.-
Poi si diresse in bagno.
Si scaquò la faccia e si guardò nello specchio.
Si stava cacciando in un bel guaio, un bellissimo guaio.Edoardo osservò in silenzio l'amico che se ne andava infuriato, Totò cercò di rivolgergli la parola, ma lo ignorò.
Uscì dalla mensa ed andò nelle docce, tirò fuori una canna che Pino era riuscito a fargli avere e cominciò a fumare, poco dopo fu raggiunto dal rosso.
- Eduà ma t fumm ancor sta merd?-
- Fatt e sfaccimm re cazz tuoj, Totò, m'agga calmà n'attim.-
L'altro non contento, si spostò in avanti e cercò di afferrare la canna,
- Ma fuss scem, Totò?-
L'amico non si perse di coraggio e con un'unica mossa fulminea la afferrò e la gettò nel gabinetto.
Eduardo gli rivolse uno sguardo assassino, poi gli afferrò la gola e lo spinse contro la parete fredda del bagno.
- Ma oggi ti sei deciso ca m vuo fa incazzà, Totò?-
- Che dici Eduà, io sono tuo amico, non capisci che quella merda ti brucia il cervello?-
- Questi sono cazzo miei, se non impari a farti i tuoi di cazzo vir c t succer.-
- Bravo Eduà, vuo n'applaus? Mo lievm sti man acuoll.-
Detto questo, si scostò in malo modo e si allontanò.
Edoardo gettò un ultimo sguardo alla canna dentro il cesso e sbuffò.Filippo si svegliò per la seconda volta quel giorno.
La camera era nuovamente vuota.
Ad un certo punto la ferita iniziò a bruciare, lacrime uscivano dai suoi occhi e sangue macchiata i suoi vestiti, faceva davvero malissimo, tanto che si sarebbe dovuto mettere a gridare, ma non voleva che qualcuno lo sentisse o vedesse in quelle condizioni, però avrebbe tanto spiegato che Ciro si trovasse nella cella con lui.
Si diresse a fatica verso il bagno, cercò di togliersi la maglietta e le bende per sciaquarsi la ferita, ma collassò a terra, si dimenava dal dolore, appoggiò la schiena vicino la parete fredda e strinse a sé le ginocchia, all'improvviso la porta fu aperta.
- Filippo? Che succede?-
- Ciro..fa..male..-
In un attimo, il napoletano lo prese in braccio e lo trascinò in infermeria, sotto lo sguardo esterrefatto di tutti i ragazzi, Eduardo si scambiò un'occhiata sospetta con Totò, che si trovava nella cella difronte la sua.
Mentre vedeva Ciro portare in braccio un Chiattillo dolorante, capì che era arrivato il momento di tornare nella sua cella.- Che è successo?- chiese il dottore, mentre Ciro appoggiava Filippo sul letto
- Non lo so, l'ho trovato così a terra, ha detto che fa male. Dottò faccia qualcosa!-
Furono raggiunti dal comandante, Massimo Valenti, che chiamò il medico a sé ed ordinò ad una guardia di portare Ciro nella sua cella.
- Comandà non posso rimanere fino a quando non si sveglia?-
- Vabbuò, aspetta fuori, non fare cazzate, Ciro.-
Il ragazzo uscì e si accomodò su una sedia.
Il suo cuore batteva velocemente, era preoccupato per il milanese, sperò solamente che non fosse nulla di serio, solo il pensiero che potesse essergli successo qualcosa di grave..no!
Non voleva nemmeno pensarci.
Se lo vedesse suo padre.
Aveva sempre cercato di mostrargli che era coraggioso, ma ora si stava facendo mille problemi per un Chiattillo milanese.
Passarono due ore prima che avesse potuto avere notizie su di lui.
Il comandante, che nel frattempo si era allontanato, lo raggiunse ed insieme entrarono.
Il dottore spiegò loro che si trattava solamente di un' infezione e che non era nulla di particolarmente allarmante.
Poi invitò Ciro a rimanere con lui, in quanto un volto "amico" lo avrebbe aiutato ad ambientarsi meglio al risveglio, così non sarebbe stato troppo traumatico.
Il napoletano dal canto suo, non se lo fece ripetere due volte e si sedette sul divanetto difronte il letto di Filippo.
Una volta che furono lasciati soli, si avvicinò al milanese e gli passò una mano sul viso.
- Mi hai fatto preoccupare, Filì, lo sai?-
Parlò senza pensare, consapevole che nessuno potesse sentirlo, tutti tranne il ragazzo nel letto, che aprì gli occhi.
Ciro ritrasse la mano quasi come si fosse scottato.
- Mi stavi accarezzando?-
Gli domandò, era parecchio sconvolto.
- Ma che, ti stavo togliendo una figlia dalla faccia, il dottore ha detto che dovevo rimanere fino a quando non aprivi gli occhi, mo m n pozz ij.-
Prima che potesse fare un passo, il milanese lo chiamo.
- Che c'è?- rispose lui.
- Vieni un attimo.-
Il napoletano aggrottò le sopracciglia, ma lo fece.
Raggiunse il letto.
- Ancora.-
Avvicinò il volto.
- Ancora..-
Avvicinò ancora di più il volto, confuso su ciò che l'altro avesse intenzione di fare.
Poi Filippo gli diede un veloce bacio sulla guancia.
- Questo è per avermi salvato, pure se fingi che non ti interessi, so che ti sei preoccupato per me. Ora puoi andare.-
Ciro lo guardò intensamente, prima negli occhi, poi si concentrò sulle labbra.
Gli afferrò il mento e lo baciò.
Il milanese, se prima si bloccò per la sorpresa, ricambiò al bacio.
I cuori di entrambi battevano all'unisono, erano così diversi, eppure cosi uguali.
Sembrava sbagliato, ma per i due ragazzi, che finalmente si stavano toccando davvero per la prima volta, era meraviglioso.
Nessun pericolo, nessun ricatto, nessuna violenza, solo loro due e il loro piccolo grande segreto.
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Il Mare Nei Tuoi Occhi - Ciro x Filippo
Dla nastolatkówla celebre serie rivisitata un po' Dopo aver visto il finale di stagione mi è venuta una sorta di ispirazione e quindi ho deciso di mettermi all'opera.. sto scrivendo questa cosa alle due meno venti, non so cosa ne uscirà. Prima storia su wattpad de...