5. I'm sorry

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<Quindi il tuo hobby è costruire case per uccelli?> chiese la corvina incuriosita.
Era un tipico giorno di dicembre, il natale stava per arrivare e il freddo ghiacciava le guance dei giovani ragazzi.
Al momento si trovavano a casa del castano, precisamente nel salone riscaldato dal camino.
La mora aveva già conosciuto la madre del ragazzo: Carla, una donna coi capelli neri e occhi castani, con dei bellissimi lineamenti che ha ereditato il figlio. Era dolce con chiunque e sapeva accogliere per bene i suoi ospiti, infatti aveva fatto una bella cioccolata calda con sopra dei marshmallow per Cheryl. Avrebbe voluto farla anche per il figlio ma, per i suoi problemi di salute, non poteva permetterselo.
Poi c'era il padre Grisha, un medico molto conosciuto in città che, in quel giorno, non era presente in casa a causa del lavoro. Infine c'era la sorella maggiore di Eren, Mikasa, precisamente la sorella adottiva. Era una ragazza alta, coi capelli corti neri e occhi del medesimo colore. Aveva già fatto amicizia con Cheryl, apprezzando il comportamento di quest'ultima ammirando quanto stesse sopportando il carattere del fratello minore.
Parlando invece della magione era davvero grande: il bianco e il beige erano i colori principali e, anche se erano colori piuttosto spenti, davano quel senso di accoglienza a chiunque entrasse. I mobili avevano una bella disposizione in qualsiasi stanza, soprattutto nel salone che era, diciamo, la stanza più grande della casa.
Una stanza così ampia e così spaziosa che suscitava tante emozioni e tanti ricordi, sia belli che brutti.
Un ricordo orrendo che nessun componente della famiglia Jaeger poteva scordare era circa qualche mese fa.
Fino a quel giorno erano una famiglia felice, con dei figli intelligenti e sani sia mentalmente che fisicamente.
O almeno credevano.
Il ragazzo Eren Jaeger aveva incominciato ad avere forti mal di pancia, problemi respiratori e problemi a digerire.
Faticava a respirare e, anche se faceva qualche metro di corsa, si sentiva subito stanco.
La famiglia pensava fosse per il freddo, ma quelle condizioni erano iniziate già a gennaio, per poi continuare ancora in estate, dove il caldo faceva l'esatto contrario e poi in autunno, dove il freddo non era ancora arrivato e le foglie cadevano al posto dei fiocchi di neve.
Decisero allora di portarlo da un medico, pensando che il figlio fosse in salute al 100%.
Ma le aspettative li delusero particolarmente. Il padre sognava di poter studiare a fondo una malattia molto diffusa, ovvero la fibrosi cistica. Ma non avrebbe mai pensato che l'avrebbe conosciuta al meglio curando suo figlio, malato da quasi un anno.
Per lui era troppo tardi, aveva nascosto così bene la sua malattia ai suoi usando sempre la solita scusa: "non è nulla di che".
Gli mancavano pochi mesi e non poteva nemmeno trascorrerli correndo, assaggiando cose nuove e così via. Le solite cose che farebbe una persona quando scopre che la fine del mondo è vicina.
Ma per lui era diverso. La fine del suo mondo era vicina.
La cosa più bizzarra che fece quando scoprì di essere un malato terminale era rimanere immobile, senza piangere o ridere.
Subito dopo disse: "Ah, peccato"
Ma in fondo nascondeva la sua grande voglia di continuare a vivere ancora; di giocare; di respirare quell'aria poco inquinata della sua città; di mangiare e bere; stare con gli amici a divertirsi; di incontrare qualche ragazza che l'avrebbe fatto innamorare a più non posso; avere una famiglia..
La grande voglia di fare queste cose era scomparsa.
Ma non erano scomparsi il suo sorriso e la sua voglia di andare avanti per il suo breve percorso.
Quella sua grande forza di volontà aveva colpito parecchio i suoi genitori ma anche i medici, non avendo mai trovato un paziente così come lui. Infatti fecero migliaia di complimenti ai suoi, che quest'ultimi non riuscivano a capire se vantarsi o no di questo "pregio" del loro pargolo.
Di certo, in quel momento, potevano solamente essere felice per lui.
Lui faceva di tutto per alleviare la situazione, infatti in macchina fece una battuta dicendo: <Almeno per Natale ci sono!>. Nessuno rise.
Nessuno aprì bocca.
E lì il ragazzo si rese conto quanto fosse importante lui per la sua famiglia e cosa avrebbe causato la sua morte ad essa.
L'assoluto silenzio.
Cosa poteva migliorare in quel momento? Cosa poteva fare il ragazzo senza speranze per far felice alla famiglia?
Tutto era inutile, qualsiasi idea era stupida.
E decise allora di starsi zitto, di scendere dalle nuvole e di smetterla di sfuggire dalla realtà.
La realtà era che lui era un malato terminale; che la clinica sarebbe diventata la sua nuova casa e che il Natale, la sua festa preferita, l'avrebbe festeggiato felice sì, ma con la morte dietro di sé.
Ritornarono a casa e si recarono nel salone a guardare qualche film cercando di evitare "l'argomento Eren".
Ma doveva ritornare a galla prima o poi, e la persona che lo fece fu Mikasa, col viso bagnato dalle sue lacrime.
I genitori e il fratello si voltarono verso la sua direzione appena sentirono i singhiozzi
della corvina.
Gli adulti andarono immediatamente da lei, per rassicirarla e consolarla.
Eren non sapeva che fare, come avrebbe dovuto reagire allo stato della sorella adottiva?
Non aveva mai visto la sorella in quelle condizioni fino a quel giorno.
Ed in quel momento si sentiva inutile, come se il mondo gli cadesse addosso e che lui non potesse fare nulla per fermarlo e per salvare sua sorella.
Era inutile: per Mikasa, per i suoi genitori e per i suoi amici.
E l'unica cosa che riuscì a dire fu: <Mi dispiace Miki, davvero, perdonami>
Quello fu il periodo più brutto della famiglia Jaeger che avvenne proprio in quella stanza, così bella e allo stesso tempo così terribile.

<Allora, per quale assurdo motivo costruisci queste casette?> richiese nuovamente Cheryl mentre Eren la stava riaccompagnando a casa.
<Non hai mai pensato che ognuno meritasse una casa dove sentirsi al sicuro quando il mondo attorno a te stava completamente cambiando?> chiese il castano mentre stava iniziando a nevicare lentamente.
Lei annuì, continuando a guardare avanti.
<Io penso che anche gli uccelli la meritano a causa di questo freddo gelido> rispose finalmente alla domanda della corvina.
Continuarono ad andare avanti, finché la ragazza non gli fece una domanda: <Te l'hai trovata?>
Lui si voltò verso di lei e sorrise lentamente: <Sì.>

𖣔𝚜𝚙𝚊𝚣𝚒𝚘 𝚊𝚞𝚝𝚛𝚒𝚌𝚎𖣔
Ecco a voi un nuovo capitolo della storia! Volevo dirvi che in questa storia ci sono dei piccoli riferimenti a "Perché proprio tu?" e "I'll get you back", spero che capiate quali siano.
Detto questo, alla prossima!

𝘉𝘳𝘪𝘯𝘨 𝘮𝘦 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘺𝘰𝘶. ᵉʳᵉⁿˣᵒᶜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora