Non me ne frega niente della scuola oggi, sono di pessimo umore! Non posso credere che lo abbiano fatto davvero. Dico io , perché togliermi dalle missioni? Certo , tutti sanno che odio lui. Quell'individuo che si chiama Alexander per essere precisi. Sanno che è l'unico modo per ferirmi e per calmarmi ma non pensano nemmeno un secondo che così peggiorano solo le cose? Se sono in missione penso e agisco come una macchina, sono robotica, ma stare ferma, nella mia stanza a fissare un muro bianco perché non ci penso nemmeno a muovermi , non aiuta di certo il mio umore. Ricordo che prima di quella notte avevo una vita normale. La mia migliore amica Anne era una ragazza adorabile, bionda , con due occhioni grandi e così azzuri da far invidia al mare, una leggera spruzzata di lentiggini sulle guance che si arrossavano ogni volta che le facevi un complimento o quando passava il limite di sopportazione per certe cose. Era alta con un fisico da modella e un carattere perfetto . Era. Si perché adesso la mia dolce Anne non esiste più, al suo posto c'è solo una bara vuota sotterrata sotto tre metri di terra. Già perché lui una volta che si era preso la persona più importante della mia vita si è preso anche la seconda facendola bruciare. È bastato un secondo e la sua casa ha misteriosamente preso fuoco. Il fuoco... visto da un fiammifero o un accendino oppure un falò sembra innocuo vero? Io ho visto il fuoco prendere, divorare, soffocare e bruciare la mia migliore amica. Stavo andando da lei perché dovevamo fare una normalissima ricerca di scienze sulle stelle e adesso, è diventata una di esse. Me la immagino lì nel cielo ,come la stella più brillante che ci sia , che mi guarda. Probabilmente adesso sta scuotendo la sua testa bionda e boccolosa in segno di dissenso come a dire: " quella non è la Lenise di due anni fa" e io concorderei con lei. Chi avrebbe mai detto che in due anni sarei cambiata così tanto? Chi avrebbe mai pensato che da una normalissima studentessa delle superiori sarei diventata una macchina da guerra in grado di uccidere? Non molti anzi, proprio nessuno ma ormai non ci posso fare niente. Devo andare avanti e vendicare chi mi è sempre stato vicino. Devo andare avanti e continuare la mia vita come loro avrebbero voluto; di certo adesso entrambe stanno scuotendo la testa ma cosa posso fare? Niente , esatto. La musica era l'unica cosa che una volta mi aiutava... che funzioni ancora? Tentar non nuoce.
Mi alzo dal mio comodo letto spostando finalmente lo sguardo da quel punto immaginario nella mia immensa parete bianca e cerco gli spartiti che , sono sicura, ho portato qui dalla mia vecchia casa in cui non voglio di certo rimettere piede . Li trovo e dopo un piccolo urletto di gioia vado di sotto nella sala grande e mi posiziono al pianoforte. Lo suono da quando sono piccola . Mia madre diceva sempre :" la musica è l'espressione più pura dell'essere umano. Trasmette emozioni e di certo non ti inganna perché una melodia è cosi e cosi rimane, solo chi l'ha scritta la può cambiare ma non lo fa mai. Perché cambiare una melodia vuol dire cambiare qualcosa di unico, un po' come cambiare il destino. Quindi mia cara Lenise quando suoni non pensare a niente. Muovi le dita a tempo e svuota la mente, perché è a questo che serve la musica. Serve a liberare".
Concordo in pieno con lei. Ricordo la mia prima lezione di pianoforte... avevo un vestito rosa confetto e le scarpette aperte con sotto i calzini bianchi con il merletto, i capelli erano racolti in uno chignon alto e complicato e al collo avevo la collana con la chiave di violino da cui non mi separo mai. Avevo sette anni ed ero letteralmente terrorizzata . Avevo paura di sbagliare nota e far arrabbiare un ipotetico insegnate vecchio e scorbutico , con la barba bianca e degli occhiali grandi e spessi . Mentre fantasticavo però la porta si era aperta scricchiolamdo leggermente,attirando la mia attenzione, mentre entrava una signora di massimo trentacinque anni con una camicia bianca infilata in un paio di pantaloni neri a vita alta e un paio di occhiali sottili neri appoggiati sul suo naso leggermente piegato all'insù. Aveva un inconfondibile accento francese e una pazienza infinta. È grazie a lei se adesso ricordo la maggior parte dei brani di tutti i grandi compositori. Ricordo anche che imparavo infretta e se sbagliavo mi faceva ricominciare daccapo finché non finivo l'intero spartito senza nemmeno una nota fuori posto. Il mio brano preferito però l'ho imparato da sola. Mentre passeggiavo per le strade di Londra passando davanti a un negozio di musica avevo visto questo spartito e innamorata già dal nome lo avevo comprato e gelosamente custodito nel mio quaderno ad anelli di musica . Il brano si chiama "Nuvole Bianche" ed è di Ludovico Einaudi, un compositore e pianista di musica classico/contemporanea. Una meraviglia. Appoggio i fogli sul leggio e inizio a muovere le mani seguendo le note scritte su quelle magiche cinque righe. Sapendolo a memoria chiudo gli occhi e mi lascio trasportare. Amo questo brano perché inizia piano, delicato e sembra una ninna nanna. Poi si trasmorma leggermente iniziando con un ritmo piu veloce ma dolce al tempo stesso. Trasmette pace e tranquillità come una culla. Poi cambia di nuovo, diventa piu coinvolgente e deciso e mi piace immaginare una ballerina che gira e gira sulle punte da gesso con un largo tutù rosso e poi inizia a saltare perché si sente libera. Libera da tutto e da niente al tempo stesso. Poi immagino una delicata farfalla che vola e si posa su un fiore. Di nuovo successivamente il brano ricomincia, si ripete . Un po' come la vita. Cambia si, ma in fin dei conti è tutta uguale. Stesse facce e stessa routine ma poi arriva quel qualcuno o quel qualcosa che ti cambia. Che sia una nota musicale, la persona che ami o colui a cui vuoi bene e che sai non andrà mai via. Poi come tutto era iniziato finisce. La vita, le amicizie , i brutti momenti, quelli belli e questo brano.
Non mi rendo nemmeno conto di aver pianto. Sento le guance bagnate ma non ho nemmeno intenzione di aprire gli occhi. Non voglio risvegliarmi dall'incantesimo. Non voglio aprire gli occhi e far svanire tutto. Voglio solo essere felice per un po', ritagliarmi quel piccolo e insignifante spazio di felicità in questo schifo di mondo. Non mi ineressa se gli altri mi prenderanno per pazza perché sono al pianoforte , in pigiama e con le guance ricoperte di lacrime. Qui nessuno sa la mia storia tranne i professori. Nemmeno Alec che è il mio compagno di missione e , in teoria, la persona che ho più vicino i questo momento e che continua ad esserci nonostante lo abbia quasi mandato in coma per colpa di un sonnifero . Però lo respingo perché ormai è la cosa che so fare meglio. Allontanare le persone da me, un disastro che vuole solo vendetta, una ragazza di diciotto anni che ha trascorso gli ulimi due a piangere e disperarsi come una pazza perché era sola. Una ragazza che non ce la può fare ma che non può chiedere niente a nessuno per paura. Paura che quella persona un giorno se ne possa andare lasciando solo un immenso vuoto al centro del petto. Vorrei non sentirmi come l'ago della bilancia, in precario equilibrio tra una parte e l'altra, attento a non sbilanciarsi. Però due anni sono passati e ormai ho smesso di piangere, perché infondo piangere non serve a niente solo ad autocommiserarsi, ma ne vale la pena? No . La vita va avanti e questo lo so... ma ogni tanto ci vorrebe il tasto rewind per tornare indietro. Ma purtroppo non si può e si va avanti per inerzia.
Mi asciugo le lacrime pronta a sfogarmi come si deve con la musica e dopo aver cercato in tutto il mio quadernone trovo la canzone preferita da mamma è semore di Einaudi... ma questa volte non ci sono nuvole bianche ma solo "Le onde".
STAI LEGGENDO
Red
Ngẫu nhiênLenise Shaperd è una ragazza di diciotto anni che frequenta la Rose Academy nella speranza di venicare sua madre e la sua migliore amica che sono morte a causa di Alexander. Ma cosa nasconde Lenise? Riuscirà a vendicarsi oppure il passato busserà tr...