Aprii gli occhi. Il cellulare continuava a vibrare facendomi percepire un leggero suono che infastidiva il mio udito, mi alzai dal letto rabbiosamente, cercando di evitare quel suono che perseguiva.
Ormai il rituale mattutino di svegliarsi e lavarsi era diventato quasi rilassante.
Fissavo la figura riflessa nello specchio del bagno ricoperta da piccole gocce d’acqua, i capelli raccolti in una coda alta, il viso leggermente sciupato, sembrava stanca, allungò le mani intorno al collo e lo portò all’indietro facendolo ciondolare leggermente a destra e poi a sinistra come se seguisse una dolce melodia. La figura cercava qualcosa nel suo sguardo, qualcosa che le spiegasse il motivo di quell’insonnia pazzesca, quel qualcosa a lei ancora ignoto. Erano settimane che non dormivo, che rimanevo chinata sulla mia scrivania per ore, giorni senza mai fermarmi, continuavo a tracciare linee sul foglio ruvido da disegno, cercando di capire quel bozzo senza un senso logico.
Quel suono perseguiva e ora mi stava dando alla testa, ritornai nella mia stanza, ed esasperata mi lasciai cadere sul morbido materasso mentre cercavo di prendere con le dita l’apparecchio elettronico alla mia sinistra.
-Pronto?- emisi un gemito
-MA DOVE DIAVOLO SEI ?- guardai lo schermo 24 chiamate perse da Claire.
-A casa, dove dovrei essere alle 7.30 del mattino?-
-Non lo so.. fammi pensare.. ah si, magari alla fermata del pullman?- In un lampo mi ricordai che lei mie vacanze estive erano finite esattamente la sera prima e, che tra meno di mezz’ora dovevo presentarmi a scuola pronta a subire 4 ore di lezione.
-Ehi ci sei?- disse Claire risvegliandomi dai miei pensieri
-Si, ovvero no, me ne ero dimenticata, fammi un favore! Trova una buona scusa da rifilare ai professori fino al mio arrivo, a dopo.- Non le diedi il tempo di rispondere che chiusi la chiamata iniziando una corsa contro il tempo.
*****
Entrai a scuola in fretta e furia pur sapendo che ormai avevo perso metà lezione della prima ora a causa degli orari dei pullman, poco decenti.
Nonostante la mia fretta le classi erano state cambiate e quindi trascorsi altri 20 minuti persa nel vuoto cercando l’aula che mi spettava in quell’ora, ma tutti i miei sforzi non furono ripagati ed infine decisi di dirigermi verso la classe dell’ora successiva.
Passo per passo, lungo il corridoio asettico, stracolmo di aule chiuse, camminavo controllando tutti i numeri sulle porte, mi fermai di scatto torturandomi le dita, come se quel gesto potesse aiutarmi a capire dove si trovasse l’aula, per poi scrollare la testa togliendomi l’elastico in modo da far ricadere i capelli castani sul mio petto.
Ripresi il passo e dopo qualche minuto la trovai sul lato destro, di fianco ad un distributore automatico. Spalancai gli occhi, ricordandomi che non avevo fatto colazione e, senza che il mio cervello avesse dato l’ordine, il mio corpo si precipitò davanti al distributore pronto a saccheggiare qualunque cosa avesse potuto riempire il mio stomaco, peccato che non vi fosse presente alcun cibo che, solamente io ritenevo “sano”, ma visto che stavo morendo di fame alla fine optai per una barretta al miele, mi affrettai a cercare delle monetine nella borsa e quando finalmente le trovai, il distributore si bloccò.
-Oh.. andiamo!- afferrai i lati della macchinetta e provai a scuoterla, ma senza alcun risultato e così le tirai un calcio.
- Hei, tu si che sai come si colpisce -
Mi voltai di scatto e vidi un ragazzo a pochi metri da me, il mio sguardo si posò subito sulla sigaretta che teneva delicatamente tra il labbro superiore e quello inferiore, entrambi scolpiti, così come i suoi lineamenti, era decisamente sensuale, alzai lo sguardo notando che i suoi occhi fissavano direttamente i miei, mentre sorrideva. E quel sorriso avrebbe fatto invidia agli angeli.