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Dopo che Flavio mi lasciò a casa nel primo pomeriggio per dirigersi verso il campo da calcio, salutai con un affettuoso abbraccio mia madre e le raccontai in breve l'esito delle solite visite mediche svolte il giorno precedente, poi mi distesi sul mio letto e scrollai un po' svogliatamente il feed di instagram, mettendo like a qualche post qua e là.

Sicuramente, date le ultime circostanze, vi starete chiedendo se la vostra cara Livia fosse la fidanzata di un affermato giocatore di calcio...
Ebbene, il mio Flavio ha coltivato, sin da piccolo, una grandissima passione per questo sport, iniziando a giocare fin da tenera età, ma non è mai riuscito ad arrivare ad un livello professionistico a causa di numerosi infortuni che hanno intralciato la sua carriera. E così, all'età di 22 anni, si ritrovava ad organizzare qualche partita di calcetto settimanale con il suo gruppo di amici, giusto per continuare a coltivare questa passione, seppur senza profitto.
Controllai l'orario, le 14:30: a breve la partitella avrebbe avuto inizio e, come sempre, il messaggio del mio campione non tardó ad arrivare...

                                                            hun❤️
stiamo per entrare in campo pulce, sono pronto a segnare una bella doppietta alla ciro immobile 👀

io
un bel cucchiaio alla totti no?🧐
oppure un bel pallonetto di sinistro alla zaniolo...

                                                          hun❤️
ma di tante ragazze che ci sono, quella romanista me la dovevo beccare proprio io???😭😭😭

io
ringrazia che sei ancora vivo, mio fratello avrebbe voluto ucciderti sul serio quando ha scoperto che tifi la seconda squadra della capitale😌😌

                                                         hun❤️
LAAAAZIOOOO SUL PRATO VERDE VOOOOLAAAAA LAAAAZIOOOO TU NON SARAI MAI SOOOOLAAAAAAAAAA

io
🤦🤦entra in campo che è meglio...

Una grandissima differenza tra me e Flavio era proprio la fede calcistica: io, cresciuta a pane, acqua e curva sud da mio padre e mio fratello Cesare, lui un aquilotto biancoceleste nel cuore.
Essendo entrambi due persone sportive, però, era molto divertente vedere le partite insieme e sfotterci in modo ironico, sapendo che nessuno dei due se la sarebbe presa perché era tutto uno scherzo.

Occupai la successiva mezz'ora guardando una puntata della mia serie TV preferita, quando improvvisamente sentii squillare il telefono e risposi alla chiamata vocale di mio fratello.
«Pronto Cè, tutto ok?»
«Eii bimba, ho staccato leggermente prima da lavoro e sono di strada, vuoi che mi fermo al campetto dove sta giocando Flavio e ti faccio una videochiamata così vedi anche tu la partita?» rispose mio fratello.
Come diavolo faceva a sapere che il mio ragazzo stesse giocando lì proprio in quel momento e che io non fossi potuta andare a causa del sole e della poca ombra presente? I due si trovavano in buoni rapporti, certo, ma non erano veri e propri amici...
«Ma come fai a saperlo? Te l'ha detto lui?» chiesi io.
«Diciamo di sì...allora che faccio, mi fermo?»
«Se non ti disturbo e puoi perdere un po' di tempo appresso a me...»
«Non è mai tempo perso per la mia sorellina»
Sorrisi sinceramente, guardando in basso, poi accettai la sua richiesta di passaggio a videochiamata e iniziai a guardare la partita (per quanto possibile) commentandola con il mio fratellone.
Verso la fine del primo tempo, un'azione bellissima partita da centrocampo attirò la mia attenzione, facendo sfrecciare a tutta velocità quella che poi diventò una palla goal, buttata in rete proprio dal mio biondo preferito, che dopo aver esultato con i suoi compagni, corse verso mio fratello e indicando la videocamera disegnó una L nell'aria e mi mandò un bacio.
Arrossii molto dopo quel gesto così carino, che sicuramente fece intenerire molti spettatori; sul chiudere del primo tempo convinsi Cesare ad andar via, non perché non avessi voglia di vedere la partita, anzi, ma perché sapevo quanto fosse stanco dopo un'intera mattinata di lavoro e non volevo disturbarlo ancora di più. Dopo aver chiuso la chiamata mi distesi nuovamente sul letto e ripresi la mia procrastinazione sui social.

La giornata sembrava procedere per il verso giusto, nessun evento particolare o notizia entusiasmante, stavo solo aspettando che Flavio tornasse dalla partita per uscire un po' insieme, come mi aveva promesso; e proprio quando tutto ti sembra andare come deve che, però, i tuoi piani vengono scombussolati. Se foste entrati nella mia stanza in quel momento, vi sareste trovati dinanzi a una me disperata e in preda alle lacrime, seduta per terra e con un cuscino tra le braccia; la causa della mia sofferenza? Una chiamata improvvisa dall'ospedale, con la programmazione di un lungo ricovero che sarebbe iniziato i primi di settembre; la motivazione era la scoperta di una nuova cura sperimentale, che avrebbe potuto alleviare e migliorare le conseguenze delle mie malattie autoimmuni. Nonostante la scoperta di una nuova strada di pseudo guarigione dovesse essere per me motivo di speranza, ero stanca di dover stare ancora appresso a queste cure maledette, che facevano solo spendere molti soldi ai miei genitori senza risolvere un bel niente, dato che alle malattie autoimmuni non c'è rimedio, bisogna imparare a conviverci. Come se non bastasse, appena aprii whatsapp per mandare un messaggio a Flavio, mi ritrovai una sgradevole notifica dal gruppo che avevo con le mie amiche: una foto di loro 3 in piscina mandata da Claudia con la didascalia “ci manchi liv, fatti sentire!💓”.
Sapevano benissimo quanto stessi male a non poter fare le solite cose che fanno tutti i ragazzi della mia età con i propri amici e dopo le brutte parole che avevo sentito la sera prima, quella foto mi fece capire di non essere più una di loro; non pretendevo di certo che smettessero di andare al mare o in piscina per me, avrei voluto solo un po' più di comprensione che, come avete potuto notare, non c'è mai stata. Ero così disperata in quel momento che la mia mente finì per iniziare a paragonare il mio corpo con i loro, scolpiti dal miglior scultore umano che io abbia mai conosciuto: addominale ben in vista, abbronzatura da urlo, fianchi al posto giusto, gambe che non si toccavano...esattamente tutto ciò che io non sono mai stata e non sarei stata mai.
Lanciai il telefono sul letto e mi alzai, iniziai a camminare freneticamente per tutta la stanza cercando un qualcosa che potesse calmarmi, finché dopo 10 minuti non decisi di sedermi alla scrivania e iniziare a scarabocchiare dei fogli a caso; iniziai a disegnare grandi cerchi con la mia bic nera, grandi cerchi e poi linee rette, cercai di dare sfogo a tutta la mia rabbia anche bucando un maledetto pezzo di carta, poi i pensieri iniziarono ad essere talmente opprimenti e snervanti che mi venne spontaneo trascriverli su un foglio alla stessa velocità con cui la mia mente li stava pensando, con una grafia quasi illeggibile.

Vorrei qualcuno che invece di lamentarsi della mia pelle, mi portasse al mare al tramonto. Vorrei riuscire a mangiare ciò che voglio senza avere sensi di colpa. Vorrei che qualcuno inventasse un piatto speciale per me quando non riesco a mangiare, invece di dirmi che lo faccio solo per attirare attenzione. Vorrei tornare bambina per colorare le chiazze bianche sulle mie mani. Vorrei poter fare un tatuaggio. Vorrei pranzare all'aria aperta. Vorrei non vergognarmi del mio corpo. Vorrei smetterla di paragonarmi alle altre ragazze. Vorrei poter parlare a tutti di ciò in cui credo senza essere presa in giro. Per una volta, vorrei tanto sentirmi la versione migliore di me.”

m'innamorai dei tuoi difetti (e lo gridai al mondo) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora