2. Tu sei mio e posso farti tutto quello che voglio

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Draco era seduto su un lungo tavolo alla destra di suo padre, Lucius Malfoy, mentre aspettava che Voldemort spiegasse cosa aveva intenzione di fare con Potter.
Quel ragazzo è sempre stato d'intralcio se pensiamo che lui era figlio di un mangiamorte. Ora quel ragazzo giaceva legato in qualche stanza al buio, probabilmente privo di sensi.

"Potremmo usare l'incantesimo Legiliments."

"Non funzionerebbe, so che all'ultimo anno Piton gli ha insegnato l'Occlumanzia, ciò significa che è in grado di svuotare la mente." Disse Draco, pronto ad esporre le sue conoscenze davanti al Signore oscuro.
"È vero, io stesso ho potuto testare la resistenza del ragazzo su questo campo." Concordò Voldemort.

Naturalmente nessuno mise in dubbio la capacità di Harry: se il grande Lord Voldemort, uno dei migliori manipolatori della mente che esistano, non era riuscito a vedere i ricordi del moro era assai improbabile che gli altri mangiamorte ce l'avrebbero fatta.

"Per il momento potrei consigliare che venga tenuto strettamente sotto controllo da una di noi, magari lontano da lei, mio Signore, per evitare spiacevoli incidenti."

"Questa è l'idea più intelligente che tu abbia mai avuto in tanti anni" fece in risposta Voldemort.

"La mia famiglia ed io saremmo molto onorati di prenderci cura di lui, capisce cosa intendo." Fece una donna.

"Allora è deciso, Harry Potter starà sotto la vostra stretta sorveglianza e mi auguro che mai lo trattiate con rispetto."
"Questo non accadrà." Confermò alla fine il figlio con un ghigno in volto.

Harry si risvegliò su una superficie fredda, un pavimento avrebbe detto, ma non poteva averne la certezza in quanto il buio pesto non faceva intravedere niente.

Si prese un momento per respirare a fondo e schiarirsi le idee.
La guerra magica era finita. Bene. Ma avevano perso. Questo non andava tanto bene. Dove si trovava? Probabilmente rinchiuso dai mangiamorte. Male, decisamente male. Che fine avevano fatti i suoi amici? Non lo sapeva. Era in pensiero per loro? Sì, molto.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da qualcuno che aprì la porta di scatto.

La luce che adesso penetrava dalla porta spalancata era talmente forte e abbondante da fare ombra sulla misteriosa persona, mentre risultava accecante al povero Harry.

La figura si avvicinò sempre di più, fino a trovarsi a pochi centimetri dal moro, ancora seduto a gambe incrociate sul pavimento.

Ora si poteva dire con certezza che si trattasse di un ragazzo, aveva anche un bel profilo. Sì avvicinò sempre di più fino ad inginocchiarsi sul ragazzo e a sollevarne il volto con due dita.
"Ora sei mio Potter~"
Harry avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.
"Malfoy" lo salutò sprezzante.

"Vedo che sei molto felice di vedermi" disse con il suo solito ghigno in volto, o almeno così avrebbe detto Harry, in quanto non si riuscisse ancora a vedere niente.
"Cosa intendevi con la frase di prima?" Chiese il moro titubante.
"Oh niente Potter, è solo che tra tutti i mangiamorte disponibili Tu-sai-chi ha deciso di assegnarti alla famiglia Malfoy." Questa volta era sicuro che il biondo stesse ghignando.
"Eh?"
"Sei lento di testa, ma questo lo sapevo già"
"Zitto malfoy"
"Comunque tutti i maghetti più importante di Hogwarts sono stati catturati e adesso faranno da schiavi ai seguaci del Signore oscuro." Continuò ignorando la precedente richiesta di Harry.
"Ron! Hermione!" Fu il primo pensiero del il moro a quell'affermazione, era veramente in pensiero per loro.
"Tranquillo Potter, anche se sembra impossibile loro sono più spazzatura di te, non sono neanche degni di entrare in questo posto. E poi, diciamocelo chiaramente, chi mai vorrebbe quella testa di carota come schiavo?"
"Hey! Come osi parfhlarhe cofhì di lofho?!"
Draco gli aveva tappato la bocca con una mano ed era pressoché impossibile capire cosa stesse dicendo.
"Tu non hai veramente capito la situazione, tu sei diventato di proprietà Malfoy, insomma posso farti tutto quello che voglio e ti assicuro che non avrai vita facile."
Harry sentiva che io suo solito coraggio da Grifondoro stava calando notevolmente di fronte a quella visione della realtà e di quello che sembrava essere il suo più prossimo futuro.

"Quindi ora il fantomatico Harry Potter è in mano mia" disse Lucius guardando il diretto interessato dall'alto in basso. L'avevano appunto fatto inginocchiare e gli avevano legato i polsi in modo tale da non fargli recuperare qualsiasi bacchetta. "Ngh" fu l'unica risposta del moro, troppo stordito per articolare una frase. Per trasportarlo, infatti, gli avevano fatto un incantesimo sonnifero. Non ci sarebbe stato nulla di male se non per il fatto, che se prolungato, poteva avere degli effetti collaterali, tra cui lo stordimento appena svegli.
"Il Signore oscuro non ha ancora deciso cosa fare di te, ma nel frattempo ti ha lasciato nelle mani dei mangiamorte per evitare la vicinanza tra voi due." Fece una breve pausa, giusto il tempo di deliziarsi con l'espressione dolorante del giovane mago.
Lucius aveva sempre odiato Harry, e non faceva certo fatica ad ammetterlo. Anche quando si erano incontrati in quella libreria a Diagon Alley aveva guardato con la solita faccia schifata l'intera famiglia Weasley, e senza farsi vedere troppo, aveva rivolto ad Harry uno di quagli sguardi carichi d'odio. A quel tempo non poteva ancora esternare tutto il suo disprezzo e si limitava alle fredde occhiate che caratterizzavano i Malfoy.
Adesso poteva eccome, anzi, aveva anche suo figlio pronto a dargli tutto il proprio supporto sulla faccenda.
"Draco saresti così gentile da accompagnare il giovane Harry nei suoi alloggi?" Chiese Narcissa.
"Scusi madre, ma non mi è stato riferito il luogo dove avrebbe alloggiato il Signor Potter."
Solo in quel momento Harry si accorse del tono sarcastico e pieno d'intesa che stavano utilizzando, ciò significava che sapevano benissimo dove avrebbe dormito e con tutte le probabilità non sarebbe stato niente di buono.
"Oh beh, chiedi a qualche elfo domestico di passaggio, ora scusaci ma io e tuo padre dobbiamo proprio andare. Sai, ora che il grande Harry Potter è stato sconfitto possiamo fare a quei luridi mezzosangue tutto quello che vogliamo." Continuò poi la donna.
Mezzosangue? Hermione!
Si preoccupò Harry. Si chiedeva come stessero ora i suoi due migliori amici, ma purtroppo, incatenato com'era, non poteva reperire alcuna informazione. Non poteva neanche fare la cosa più importante: aiutarli.
Ora che ci pensava i suoi amici erano sempre stati lì per lui, un po' come il treno delle otto super puntuale (a Londra), senza il quale ti sentiresti perso. Ogni mattina tantissimi lavoratori si affidano ciecamente alla puntualità del treno, in un certo senso dà loro sicurezza sapere che comunque hanno sempre qualcosa su cui contare per arrivare in tempo alla riunione.
Per Harry era proprio così: mai gli era passato per la testa che il treno potesse essere in ritardo, e allo stesso modo mai aveva pensato che i suoi amici lo avrebbero abbandonato nel momento del bisogno. Chissà però se per gli altri due era la stessa cosa, magari non si sarebbero sorpresi se il treno fosse arrivato in ritardo. Insomma, lui non aveva mai fatto granché per loro. Avevano combattuto sì dal primo anno sempre insieme, ma Harry era stato davvero il loro supporto? No.

Era però certo di una cosa: ora che si trovava in questa brutta situazione avrebbe tanto voluto poter contare su di loro un'ultima volta.

My ten pains~Drarry~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora