Era finalmente arrivato il venerdì, avevo già comunicato a Sigmund che sarei stata disponibile per il viaggio, così lui decise di lasciarmi il pomeriggio libero per finire di preparare le mie cose. Avevo già dapprima cominciato a riporre il necessario in valigia, tuttavia sentivo sempre di dimenticare qualcosa.
«Considerando che staremo fuori solo due giorni, non dovrei portare troppe cose...» pensai ad alta voce. «Forse serviranno anche dei vestiti pesanti, chissà come sarà il clima.»
Continuavo a guardare la valigia e il mio armadio con la speranza di ricordarmi qualcosa, ma effettivamente non avevo dimenticato nulla, era solo una mia impressione, la classica ansia che ti prende prima di affrontare un viaggio.
Allora, dopo aver finito di sistemare tutto, uscii di casa. Feci un salto a dalla mia amica Helene, eravamo amiche d'infanzia, si può dire che lei sia l'unica persona di cui mi fidi veramente, non sarei mai partita senza salutarla.
«Isabel!» sbottò, vedendomi uscire dall'auto.
«Ehilà, sono passata a salutarti.»
«Vieni, cara. Come stai?»
«Bene, bene.»
Ci accomodammo in soggiorno, lei prese subito due tazzine e mi servì del caffè.
«Allora, qualche novità?» domandò.
«In realtà una, stasera partirò per Lugano. Sigmund mi ha chiesto di andare con lui, sarà semplicemente un viaggio di lavoro.»
«Sono contenta per te, non viaggi mai, te lo meriti proprio!» esclamò, sorridente.
«Ma dai, non è una vacanza.»
«Per te può esserlo, l'importante è che evadi un po' dalla monotonia.»
Mi conosceva proprio bene, ecco perché mi piaceva parlare con lei, sapeva sempre cosa dire, le sue parole erano confortanti per me.
«Cosa mi dici di Sigmund, è contento che tu vada con lui?»
«A cosa ti riferisci?»
«Magari può nascere qualcosa da questo viaggio, no?»
«Ma figurati!» risposi. «Non si approfitterebbe mai di queste situazioni, ho molta ammirazione per lui, così come lui ne ha per me.»
Helene scoppiò a ridere, poi disse: «Dai, stavo scherzando, non te la prendere!»
«Sei la solita scema.» esclamai, sorridendo.
Improvvisamente la nostra attenzione fu catturata dal notiziario, stavano parlando ancora del caso di Miranda.
«Dalle nuove indagini, emerge un possibile collegamento con i precedenti casi di Anna Laughren e Rita Nivoli. Le due studentesse furono trovate morte a distanza di qualche mese l'una dall'altra, esattamente nella cittadina dove risiedeva oggi Miranda.»
Era terribile, pensai. Non riuscivo a credere che tutti questi eventi si stavano verificando proprio qui, ma a mettermi ancora più timore, furono le parole dette dai genitori della ragazza.
«Vorrei fare un appello...» disse il padre di Miranda, con occhi arrossati e lucidi. «...non conosco le ragioni che spingono un uomo a commettere tali brutalità nei confronti di una donna, non posso nemmeno immaginare cosa passi nella testa delle persone oggigiorno.
Però io so che mia figlia non è più a casa da ormai un mese, è straziante non poterla sentire o abbracciare, non potreste capire un tale dolore se non lo provate sulla vostra pelle, un dolore che non auguro nemmeno alla persona che ci sta facendo tutto questo.
Tuttavia, da padre e da uomo, voglio rivolgermi alle donne in ascolto, in particolare a quelle che abitano qui, in questa città che fino a qualche mese fa risultava un angolo di paradiso.
Fate attenzione, diffidate dalle persone che vi avvicinano per strada, state in guardia quando siete sole... per far sì che questi fatti non si ripetano, dobbiamo avere fede nella giustizia, ma soprattutto non dobbiamo fidarci di nessuno.»
Queste parole si impressero nella mia testa, non potevo fingere di niente, c'era davvero un pericolo per le strade di questa città.
Trattai un po' l'argomento con Helene, finché non mi accorsi che erano già le 17:30 e sarei dovuta essere davanti allo studio di Sigmund per le 18:00, dove ci saremmo avviati insieme alla stazione.
«Allora fai buon viaggio!» esordì, entusiasta.
«Lo spero, magari quando torno ti racconto come è andata.»
«Ci conto, tesoro.»
Ci salutammo così, poi salii in macchina e mi avviai verso lo studio che distava circa 15 minuti da casa di Helene.
Attesi Sigmund su una panchina che si trovava accanto ad un pozzo conosciuto in città come: "pozzo delle meraviglie". Dall'esterno notai che le luci del suo ufficio erano ancora accese, perciò immaginai che stava finendo l'ultimo appuntamento della serata.
A terra, vicino ai miei piedi, vidi un volantino pubblicitario: "Ripetizioni di filosofia - prof. Martin Rudolf..." questo diceva.
Ricordavo vagamente questo nome, avevo già sentito parlare di un professore universitario che dava sostegno agli studenti, però non sapevo dove precisamente.
Mentre ero dispersa nei miei pensieri, sentii il portone dello studio aprirsi, uscì una donna, sua cliente, e in seguito anche Sigmund.
«Dottore!» esclamai, andandogli incontro.
«Isabel, buonasera. Sei pronta?»
«Certo, ho la valigia in macchina.»
«Benissimo, carichiamo tutto nella mia e avviamoci in stazione, dovrebbe esserci già qualcuno che ci aspetta.» disse, guardando l'orologio.
«Allora non facciamoci attendere.» risposi.
La stazione non era distante, in auto parlammo soprattutto di lavoro, mi disse che non è stato facile per lui gestire la giornata senza di me.
Giunti a destinazione però, fummo sorpresi.
Ci trovammo difronte due auto vistose, una bianca e una nera, con degli autisti che attendevano il nostro arrivo.
«Dott. Lewis, piacere.» disse uno di loro.
«È un onore accompagnarla, il signorino ha pensato di mandarvi due auto per un viaggio più confortevole.»
Io e Sigmund ci guardammo stupiti, ma la cosa più strana era: questo 'signorino', come faceva a sapere che sarei stata presente?
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Istruzione e dolore
Misterio / SuspensoMisteriosa indagine di natura psicologica sull'omicidio di molteplici donne. Sigmund Arthur Lewis, famoso terapista, viene invitato a trascorrere un weekend in Svizzera, nella lussuosa residenza di un imprenditore locale. Sigmund verrà richiesto per...