Capitolo III

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Arrivai nei pressi del Tumulo delle Cascate Tristi quando era ormai notte. Una lunga scalinata, con qua e là archi in pietra ornamentali, portava verso un grande portone d'acciaio nero.
Mi avviai verso il portone, ma mi accorsi troppo tardi di non essere da solo. Una freccia mi sfiorò di qualche centimetro l'orecchio. Mi buttai di lato, schivando l'affondo di un bandito che si era posizionato alle mie spalle. Estrassi la spada e cominciai a combattere contro l'uomo. Parai un suo fendente e lo attaccai dal lato. Un lungo squarcio gli si materializzò sul fianco, poi cadde agonizzante.
Un altro bandito spuntò dal lato mentre l'arciere continuava a scoccare frecce, che schivavo una dopo l'altra. Non sapevo da dove mi venisse tutto quell'agilità.
Il secondo bandito mi colpì col piatto della spada e mi fece perdere l'equilibrio, poi sobbalzai di lato e menai un fendente, parato con estrema abilità. L'uomo tentò un affondo, ma riuscii a schivarlo e a disarmarlo con il piatto della mia spada, poi affondai la lama nel suo petto. Emise un grido acuto, poi cadde a terra privo di vita.
Rimaneva l'arciere. Mi scoccò l'ennesima freccia, che riuscii a deviare col piatto della lama. Scagliai la spada verso di lui e lo colpii in pieno petto. Tutti morti.
Era da tanto tempo che non toccavo una spada, non so da dove venisse tanta abilità e naturalezza.
Mi inoltrai nelle rovine dal portone nero, pronto ad affrontare altri banditi.

Entrai in una grande stanza, tutta piena di macerie. C'era un grosso buco da dove proveniva la luce lunare. Intravedevo a sinistra detriti di ferro e di roccia, mentre sul lato destro si ergeva ancora integro un complesso di tombe ornate da statue di serpenti e aquile. Oltre di esso c'erano altri due banditi, un uomo e una donna.
Tirai fuori arco da caccia e faretra, incoccai una freccia. La povera ragazza si ritrovò con una freccia conficcata nel petto, proprio sul cuore, e cadde a terra. L'altro bandito non fece in tempo a reagire che scoccai un'altra freccia. Lo colpii nell'occhio.

Avanzai e mi ritrovai in un'altra grande sala, con una leva al centro e tre piccole piramidi girevoli d'acciaio di lato a sinistra. Ogni piramide aveva tre faccie e su ogni faccia c'erano rispettivamente disegnati: un delfino, un'aquila e un serpente. In fondo alla stanza c'era un cancello di ferro.
Provai a tirare la leva per vedere se si apriva il cancello, ma non fu così. Una pioggia di frecce mi venne addosso. Una mi colpì di striscio il braccio, ma per fortuna non era una ferita grave.
Era un enigma. Alzai lo sguardo verso l'alto e vidi altri 3 disegni corrispondenti a quelli presenti nelle piramidi, ma in ordine diverso: serpente, serpente, delfino. Misi quell'ordine anche nelle piramidi, poi andai a tirare la leva. Aveva funzionato. Il cancello si era aperto. Proseguii.
Scesi gli scalini in pietra e percorsi un lungo e largo corridoio, fino a quando arrivai in una stanza grande circa come un campo da basket. Sentii delle grida. Guardai meglio in fondo alla stanza e intravidi un uomo gracile con i capelli castani scuri dimenarsi tra delle ragnatele, le quali impedivano di proseguire nella stanza successiva. Implorava aiuto: - Ti prego!! Tirami fuori da qui!! -
- Aspetta, arrivo. - Appena avanzai verso l'uomo, dal soffitto si calò un ragno congelante gigante, probabilmente ferito, perché perdeva liquido verde da un fianco. Estrassi l'arco e iniziai a scoccare frecce all'impazzata. Lo beccai in una zampa, in un occhio e sul fianco destro. Intanto schivavo i suoi bozzoli di veleno che lanciava di tanto in tanto.
Visto che l'arco faceva poco danno,  sfoderai la spada e mi avvicinai al ragno gigante. Caricai un attacco, ma prima di poterlo mandare a segno, l'aracnide mi scagliò contro il muro e mi saltò addosso. Io, stordito, scansai i suoi denti a tenaglia e affondai la spada nel ventre del mostro. Lui mi mollò, ebbi il tempo di rialzarmi e di menargli un fendente in piena bocca. Inutile dire che morì sul colpo.
- Sei stato grandioso, - disse l'uomo - ma ora tirami fuori da qui! -
- Solo se mi aiuterai ad avanzare nelle antiche rovine - risposi.
- Oh, sì, io so tutto! L'Artiglio dorato, so come funziona... so come aprire la porta! -
- Cosa sai? Quale porta? E cos'è l'Artiglio dorato? - ero confuso, da come parlava sembrava un pazzo.
- Te lo dirò appena mi avrai liberato - disse l'uomo. 
Da buon anima che sono, l'ho liberato dalle ragnatele e, così facendo, ho riaperto anche il corridoio per proseguire.
L'uomo, appena libero, mi atterrò con un calcio e cominciò a fuggire.

Glossario
Artiglio dorato: una piccola mano di drago fabbricata per aprire una speciale porta ad anelli, quindi una chiave.

*Ciao a tutti, spero vi piaccia quello che fin qui ho scritto. Potrebbe essere un po' confuso e disordinato, ma sto cercando di descrivere un gioco di ruolo che mi ha colpito molto.☆
Se volete segnalarmi una qualsiasi cosa, commentate pure e se vi piace il racconto, votate! :) *

Skyrim: L'inizio della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora