La prigione era umida e sporca. Le assi del pavimento cigolavano. C'era una donna sdraiata sulla brandina. Masticava la punta di un ramoscello trovato chissà dove – e chissà per quale ragione se l'era messo in bocca, ma tant'è –, e aveva il volto coperto da un cappello di paglia. Teneva le mani dietro la testa e contemplava il niente assoluto.
O, magari, stava solo dormendo.
Nella cella era presente anche un ragazzo. Se ne stava fiero in quel buco puzzolente, seduto con orgoglio, schiena dritta, volto sicuro e deciso.
Pietro l'osservò a lungo. Ci provava e riprovava, ma non riusciva davvero a trovare una conclusione diversa. Quel tipo era ridicolo. Fece un gran sospiro, poi si alzò e cominciò a girargli intorno, saltellando di quando in quando sulle assi più rumorose.
«Signore» disse il ragazzo. Spostò la sua attenzione su di lui. «Non oserei mai mettere in dubbio il suo onore, ma che cosa sta facendo?»
Pietro si fermò e lo guardò accigliato. «Onore? Ma che stai dicendo?»
Il ragazzo ricambiò con uno sguardo della stessa intensità. «Voglio dire, ritengo che lei sia uno spettabile cittadino e servitore della Corona, tuttavia...»
«Oh, fai un po' silenzio» sbottò Pietro, accompagnando le sue parole con un rapido gesto della mano. «Torna pure a recitare la tua parte dell'uomo d'onore. Sto solo facendo ricerca».
«Ricerca, mio signore?» L'altro sollevò un sopracciglio. «E comunque non sto recitando alcuna parte. Le sue parole mi offendono».
Pietro si grattò il cenno di barba incolta che spuntava sotto il suo mento. «Continua».
«Be'», proseguì il ragazzo. «Se andrà avanti con queste sue, ehm, illazioni, mi sentirò costretto a lanciarle una sfida».
«Una sfida». Pietro prese un lungo respiro. «Sei interessante proprio come quella donnona lì dietro».
Il ragazzo spostò lo sguardo verso la donna sulla brandina, poi di nuovo su Pietro. «Non mi sembra una così spettabile servitrice della Corona».
«Mi deludi, amico. Stai mettendo in dubbio il suo Onore».
Lui s'irrigidì. «Io non...»
La donna sulla brandina, evidentemente sveglia, scoppiò in una grassa risata. «Onore! Mi ci pulisco il culo con l'onore!»
Pietro alzò gli occhi al cielo. «Questa è pure peggio».
«Peggio di chi?» sbottò la donna, mettendosi seduta. Lasciò che il cappello cascasse per terra, tra il sudiciume. Si schioccò le dita delle mani e sputò via il ramoscello. Anche quello nel sudiciume. Chissà se aveva intenzione di rimetterselo in bocca. «Peggio di che cosa?»
«Peggio di questo ragazzo. Ma sapete almeno dove vi trovate?»
La donna aprì la bocca ma non disse niente. Invece, ruttò.
«Io...» fece il ragazzo. Aveva il volto disgustato. «In una prigione del Regno».
«Arguto» convenne Pietro. «Un Regno che si chiama...?»
Questa volta fu il ragazzo ad aprire bocca e non parlare. Ma non ruttò. Ci pensò ancora una volta la donna.
Pietro gli rivolse un'occhiata contrariata. «Un onorevole servitore della Corona come te non conosce il nome del suo Regno?»
Il volto del ragazzo fu inondato di panico. «Io... Io non sono solo un servitore. Io sono il principe ereditario del Regno, figlio di...»
Pietro fece un gesto infastidito con le mani. «Sì, sì, non m'interessa». Gli si sedette accanto. «Non credo neanche che saresti in grado di proseguire la frase. Sei figlio di qualcuno, certo, ma sei solo una bozza».
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La mia storia PSEUDO FANTASTICA
FantasyPietro è un giovane scrittore esordiente che crede di essere il dio delle sue bozze lasciate a metà. Odia PROFONDAMENTE gli avverbi usati a sproposito e si rifugia nei mondi che crea per studiare i suoi personaggi, in modo da scriverli sempre più co...