POV'S HOPE
Scendo dalla macchina e guardo la piccola villetta che ho davanti agli occhi. E’ di colore bianco, con il tetto rosso acceso che primeggia su tutto, il giardino è grande ma non vi è alcun fiore. Mi sarebbe piaciuto trovarvi delle rose, dei tulipani, o anche delle semplici margherite che avrebbero reso l’atmosfera apparentemente serena e tranquilla. Ma sapevo già che mio padre, se così posso chiamarlo, non si sarebbe sprecato di piantare dei fiori, inutili secondo lui.
“Questa sarà la nostra nuova casa” mi sussurra lui all’orecchio ed ho come l’impressione che, invece di aver detto casa, abbia pronunciato la parola prigione.
“Nessun posto sarà mai una casa per me finchè ci sarai tu” e dopo aver detto questa frase mi rendo conto del guaio in cui mi sono cacciata, ma non posso più tornare indietro.
Contrae la mandibola e il sorriso che poco prima aveva sul volto scompare, tramutandosi in rabbia. Prende il mio polso e lo stringe così forte che vorrei urlare, mi trascina dentro casa e, dopo essersi accertato che nessun vicino abbia visto la scena, sbatte la porta.
“Sei solo una stupida ed ingrata puttana” mi urla in faccia e mi tira una schiaffo “adesso vai immediatamente su e cerca la tua camera perché resterai senza cena” detto questo sparisce in cucina.
Salgo le scale lentamente cercando di non far scendere le lacrime che, nonostante io non le voglia, ci sono ogni volta che mio padre mi tratta così. Dovrei odiarlo con tutta me stessa, per quello che mi fa ogni giorno, ma non ci riesco.
Trovo subito la mia camera e mi butto sul letto, senza neanche guardarmi intorno. Fisso il soffitto di un bianco perfetto che mi fa sembrare ancora più imperfetta, più inutile di quanto già io pensi. Ricordi invadono la mia mente, non provo neanche a lottare, ed essi mi trascinano nel passato.
Scendo le scale e, con i miei piccoli piedini scalzi, vado in cucina. Lì ci sono mio papà e alcuni nostri parenti che non vedo quasi mai, mamma però non c’è ed io cercavo lei.
“Dov’è la mamma?” dico, sperando che non sia già uscita, ma nessuno mi nota.
“Dov’è la mamma?” ripeto, cercando di attirare l’attenzione di qualcuno. Stavolta i presenti mi sentono, si voltano nella mia direzione e nella camera cala il silenzio.
“Dov’è la mamma?” ripeto per la terza volta, voglio sapere dove si trova per darle il bacino del buongiorno.
“E’ morta” mi dice arrabbiato mio padre “la tua cara mammina non c’è più!” sbatte il pugno sul tavolo ed inizia a singhiozzare forte.
Resto immobile, come pietrificata, mentre lacrime calde scendono sulle mie guance. “Non è possibile, ci dev’essere stato un errore” penso. Guardo la faccia preoccupata dei miei parenti e capisco che non c’è stato nessun equivoco, che il bacino del buongiorno non potrò mai più darglielo.
E mi addormento così, con le lacrime che ancora cadono dai miei occhi, i capelli tutti scompigliati ed il ricordo di una persona che mai nessuno riuscirà a sostituire.
POV’S NATHAN
E’ sabato sera e, come tutti i sabati sera, Brian ha dato una festa a casa sua alla quale non posso mancare, dato che ci saranno alcol e ragazze.
Esco di casa senza neanche guardarmi allo specchio, tanto so già che le "donne" sbaveranno solo ad un mio “ciao”.
Parcheggio davanti casa del mio amico, dove la musica ad alto volume si sente anche da fuori. Scendo dalla mia Audi A5 facendo attenzione a non sciuparla ed entro dentro la villa. Appena lo faccio tutte le ragazze si girano verso di me e molte di loro mi vengono incontro.
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UN PO' DI LUCE ANCHE PER NOI
Любовные романыHope ha sedici anni e non ha avuto una bella vita. La morte della madre quando aveva soli sette anni e la trasformazione di suo padre in un essere violento, pronto a rinfacciarle di essere solo uno stupido errore, l’hanno portata a diventare quella...