Ciò che non sono

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HOPE'S POV

Hope significa "speranza".

Hope significa "non mollare mai, avere la forza di continuare qualunque cosa accada".

Hope significa "sapere che dietro il buio si nasconde la luce, e non importerà quanto tempo ci metterai per trovarla, l'importante è che tu abbia la certezza che è lì, che non scappa".

Hope sono io ma di sperare ho smesso da un po' di tempo.

Sono caduta tante volte e da sola mi sono rialzata ognuna di esse, perché non avevo accanto persone pronte a rialzarmi, a curarmi le ferite o a dirmi di non preoccuparmi. Ho incontrato , invece, persone malvagie che promettevano di aiutarmi ma poi mi lasciavano la mano, ed io cadevo in un burrone senza fine. Me la sono presa con loro, gli ho attribuito tutte le colpe della mia disperazione, per poi rendermi conto che non c'entravano niente, che erano solo degli ingenui esseri umani. Perché l'uomo è stato creato egoista e come tale farebbe qualsiasi cosa pur di riuscire a salvarsi dal male, senza capire che il male è dentro di lui, si ciba di lui e dei suoi piccoli gesti: oggetti non prestati per la paura di rovinarli, cibo non offerto perché si ha fame, brutte parole dette e brutte parole pensate. Ma non ci si può fare nulla perché questi siamo noi, piccoli robot con la funzione di distruggere tutto ciò che credono di sbagliato nel mondo.

Molte altre volte ho cercato di raggiungere la luce, volevo provare quel sentimento che tutti chiamavano felicità, volevo anch'io riuscire a sorridere davvero ma non ce l'ho fatta. Allora mi sono lasciata cullare dal buio, stanca di combattere e ottenere sempre delusioni in cambio.

Adesso guardo i miei mostri negli occhi e, immobile, li lascio distruggermi come preferiscono, senza più ribellarmi. Comincio a pensare che né io né nessun'altro potrà mai salvarmi, che questo è il mio destino: essere succube del buio senza mai riuscire a vedere un raggio di sole.

NATHAN'S POV

Nathan significa "vita".

Nathan significa "essere nato per proteggere le persone alle quali tieni, affinché loro stiano bene".

Nathan significa "trovare una persona ed amarla più di te stesso, cercando di dargli il meglio durante tutti i giorni della tua vita".

Nathan è il mio nome ma non so proprio perché i miei genitori lo abbiano scelto.

Mia madre mi ha messo al mondo sedici anni fa e in ospedale, accanto a lei, era seduto mio padre. "Un intralcio al loro lavoro" mi hanno definito e, così, hanno avuto la brillante idea di prendere una baby-sitter che mi avrebbe tenuto d'occhio fino ai quindici anni, facendomi da mamma. Poi, da forte uomo quale sarei diventato, avrei benissimo potuto andare a vivere da solo. Loro mi avrebbero comprato una casa e passato i soldi, senza il bisogno di stare lì con me. E così hanno fatto veramente.

E forse è un po' colpa loro se adesso non riesco a voler bene a qualcuno, se so solo distruggere tutto ciò che di bello mi capita attorno.

Qualche volta, la notte quando non riesco a prendere sonno, immagino come sarebbe stato se avessi avuto dei genitori al mio fianco che mi volevano bene, pronti a incitarmi ogni qual volta fossi stato giù di morale. Penso che avrei potuto giocare a calcio con mio padre, fare dei biscotti con mia madre e riuscire, in futuro, ad amare qualcuno. Poi, di giorno, la realtà mi si para davanti agli occhi: non amerò mai nessuno e mai nessuno amerà me.

Spazio scrittrice

Che ne pensate di Hope e Nathan? Vi piacciono come personaggi?

Questa è la mia seconda storia e spero che vi potrà piacere ed interessare sempre di più man mano che la continuerò.

Baci a tutte/i e grazie per la vostra attenzione, spero davvero che scriviate un vostro parere.

Ps: mi scuso con tutti quelli che stavano seguendo la mia prima storia, non sto più aggiornando perchè non riesco più a continuare, non la sento più mia. La lascio qui su wattpad nel caso mi vengano delle idee ma non vi prometto niente, dato che sto scrivendo questa che mi piace molto di più!

UN PO' DI LUCE ANCHE PER NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora