𝐀 𝐓 𝐄 𝐍 𝐄 , 𝟏 𝟖 𝟓 𝟓 ;
Le narici furono travolte da un pungente odore di acquaragia. Incredibile come il profumo intenso ma allo stesso tempo tossico di quel solvente, fosse come una droga per il ragazzo. Soprattutto perché era così familiare al suo olfatto.
Restava nel semibuio del tramonto, appoggiato allo stipite di una porta malridotta, mentre osservava la silhouette di una figura femminile che gli volgeva le spalle, impegnata a pulire i pennelli con lo strumento che emetteva quell'odore per molti nauseabondo, ma che per lui aveva un solo nome: 𝗠𝗮𝗴𝗻𝗼𝗹𝗶𝗮.
Non riusciva ad immaginare un essere celestiale migliore di quella donna, una creatura perfino più bella della dea Afrodite, osava affermare. Che cos'erano gli angeli, tanto puri quanto crudeli, in confronto a lei? Come poteva esistere un essere così perfetto, almeno ai suoi occhi?
Magnolia. Il suo nome risuonava come mille campane in un giorno di festa. Non riusciva a mandarla via dalla sua mente, per quanto ci avesse provato.
Quella donna faceva elevare il peso dell'Io del corvino al punto tale da farlo impazzire. Preso dalla follia, quella voce, che prima non era altro che un flebile sussurro nella sua mente, ora si era trasformata in un ingarbugliante filo di pensieri che non smettevano di incasinare la mente del giovane uomo. Non era più lui a parlare, non era più lui a gestire le sue azioni, le sue emozioni troppo amplificate per portare il peso della sua stessa esistenza.
La mortalità, era il suo problema. Il suo essere solo un piccolo puntino in mezzo ad altri puntini, in confronto all'universo che li sovrastava. Si sentiva impotente... umano. E quella donna rappresentava uno spiraglio di luce dentro l'oblio a cui era condannato da quanto aveva aperto gli occhi per la prima volta.
C'era una sola cosa che bramava più di lei: l'immortalità. E non importava se per ottenerla avesse dovuto bruciare /letteralmente/ la sua vita mondana e tutto ciò che lo legava ancora a quel mondo. Ormai era andato troppo avanti per potersi fermare e guardare indietro.
Non avrebbe sopportato i sensi di colpa. In quel momento si sentiva come Orfeo, il quale se solo si fosse permesso di guardarsi indietro, avrebbe perso il suo unico amore, e anche la sua unica speranza.❛ Oh, Magnolia. Perché mi fai questo? I miei sogni hanno tutti un volto ormai. Appena chiudo gli occhi vedo degli splendidi capelli di pece, che incorniciano un viso tondo di porcellana. Vorrei toccarti, assaggiare quelle labbra così morbide. Le mie mani fremono al pensiero di sfiorare le tue guance rosee, eppure sono qui. Immobile. Anche a pochi metri di distanza, sembra ci sia un enorme muro invalicabile tra noi. Perché? Perché il destino ci odia così tanto?! Perché nonostante /tutto/ quello che ho fatto per te, mi privi ancora del tuo sguardo sul mio, delle mie labbra sulle tue? Non la senti anche tu, questa attrazione fatale che ci costringe ad avvicinarci? Non posso credere che la scarica elettrica che passa di vertebra in vertebra lungo tutto il mio corpo ogni volta che mi sfiori, sia solo frutto della mia immaginazione. ❜
Il giovane si passò una mano sul volto, portandosi di lato le ciocche dei capelli corvini e bagnati che gli stavano oscurando la vista. Qualcosa di viscido e rosso lasciò il posto dove prima era la sua mano. Con l'altra teneva una sacca che gocciolava un liquido denso che non riusciva a trattenersi dallo sgorgare. Quelle gocce erano l'unico rumore che riecheggiava nella stanza, ormai completamente buia dall'abbandono del giorno.
Lasciò cadere la sacca, che come da programma fece rotolare fuori il contenuto. Gli occhi glaciali di lui si posarono su di esso, e una risata isterica prese il posto del silenzio soffocante che si era creato. Il cuore oramai fermo sporcava il parquet man mano che rotolava verso la donna ad un passo da lui, fino a fermarsi sotto i tacchi di lei, che lo prese per osservarlo come se fosse un gioiello, rimanendo ancora muta, beandosi delle sue suppliche.❛ Ho ucciso la mia adorata madre per te, mia amata Magnolia. La mia ragione di vita, l'unica donna oltre a te che io abbia amato. Ho bruciato vivi i miei fratelli e sorelle, mio padre. Sangue del mio stesso sangue.
Non ho alcun rimpianto, sebbene tutta la mia famiglia sia morta a causa mia. E a me sta bene, se questo mi permetterà di unirmi a te completamente. Dimmi, amore mio, cos'altro devo fare per provare il mio amore verso di te? ❜Dopo quel flusso di coscienza, il greco si lasciò cadere sulle ginocchia, come se quelle parole liberate dalla sua mente lo avessero sfinito. Ma non aveva ancora finito, che riprese a ridere come un folle, di tutta quella situazione. Ed era lì, che si chiese se ne valesse la pena. Come se fosse rinsavito, almeno per un attimo, prima di scacciare via quel tarlo che gli stava facendo crescere dei dubbi dentro di sè. Era una piccola sensazione, quasi impercettibile, ma c'era.
La donna si avvicinò a passo felino verso il suo amore, come se avesse capito dal suo sguardo pieno di disperazione a cosa stesse pensando. Sembrava una predatrice, e di certo lo era. Un essere demoniaco dalle sembianze angeliche, che non avrebbe permesso a niente e a nessuno di rovinare i suoi piani.
Il buio attorno alle due figure non permetteva al corvino di vedere cosa stesse succedendo. Il nero lo stava avvolgendo, stava lentamente annegando in quell'abisso di lussuria. Non riusciva a vedere niente, ma riusciva a captare lo sguardo intenso dell'altra che sembrava fuoco sulla sua pelle.
E fu allora, che lo sentì. Il dolore dei canini conficcati nel suo collo lo fecero gemere debolmente. Ma il dolore non era niente in confronto alla felicità che stava provando in quel momento. Finalmente la sua ora era giunta, e non poteva fare a meno che pensare a come sarebbe stata la sua vita – o meglio, la sua non-vita – di lì a poco.
Sentiva la sua linfa vitale terminarsi ogni secondo che passava, la sua vita che gli scivolava tra le mani, e si addormentò con un sorriso speranzoso in volto, sognando la sua seconda occasione, che lo avrebbe accolto in pochi istanti.– 2021, completa.
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𝗦𝗨𝗕𝗟𝗜𝗠𝗘⠀,⠀𝗈𝗇𝖾𝗌𝗁𝗈𝗍s.
General Fiction- raccolta di oneshot scollegate tra di loro, di generi completamente diversi e che scrivo perché non so più che inventarmi.