Faith aveva solo quattro anni. Quattro anni da quando fu portata in quell'orfanotrofio, dopo aver ritrovato sua madre morta sotto una macchina da lavoro, schiacciata. Aveva visto il suo cranio lacerato, il sangue schizzato sui suoi vestiti nel tentativo di salvare la figlia. Eppure non aveva provato niente, non aveva pianto. Sapeva cosa stava succedendo, ma quella visione la lasciò totalmente impassibile.
Fu come se stesse guardando un film, sembrava lontana anni luce da quella scena. Si chiedeva se avesse fatto bene a morire lei, al posto suo, o se non fosse stato meglio per tutti se ci fosse stata lei sotto quella macchina al posto della madre.
« Sono strana io? » aveva chiesto più volte a Damian, nel suo periodo buio. Era fermamente convinta che fosse lei il problema, che ci fosse sempre stato qualcosa che non andava in lei. A volte sentiva dell'oscurità crescere in lei e si chiedeva se fosse normale o se fosse stata maledetta o posseduta da qualcosa. Troppo piccola per avere quei pensieri macabri, troppo piccola per godere dell'uccisione di qualcuno, di essere così attratta dai cadaveri, dal sangue, dalla violenza.
Iniziò a tagliarsi. Non perchè fosse depressa. Le procurava piacere arrecarsi dolore, vedere il sangue che sgorgava lento dalle sue vene, lo fissava come se fosse la cosa più bella del mondo. Era malata di quel dolore, non ne poteva fare a meno. E iniziò a chiederne di più. Godeva perfino ad essere trattata come i cani, pensava che era quello che si meritava, infondo. Era solo un mostro, una creatura indegna dell'amore. Era così abituata ad essere trattata come un oggetto che certe volte si dimenticava perfino di avere sentimenti.
Aveva iniziato con il crearsi una maschera, nessuno avrebbe dovuto sapere cosa si celava dentro di lei, pensava fosse una cosa sbagliata, aveva paura della reazione delle persone, ma allo stesso tempo era stanca di tutto quello.
Non vedeva alcuno spiraglio di luce, eccetto... no, si privava di qualsiasi tipo di felicità. Non poteva essere felice, non se lo meritava.Faith è malata, drogata di potere non per sua volontà, cercando di contenere un'oscurità più grande di lei in quel suo corpicino. Nessuno la capisce, nessuno comprende il mostro che lei è in realtà. O meglio, è lei che si vede come un mostro, una creatura che non dovrebbe nemmeno esistere. Ritenuta un errore da sempre, ritenuta un essere temuto da tutta la vita, in cerca di una redenzione che non potrà mai avere, nemmeno con tanti anni di reclusione. Nemmeno la morte basta, resuscitata fin troppe volte: è quella la sua tortura, restare in vita, soffrire. La morte sarà il tuo dono, continua a ripeterle la sua visione. Un dono impossibile da raggiungere. Costretta a vivere per sempre una vita miserabile, piena di dolore, nessun attimo di felicità.
Prendere solo scelte sbagliate nella sua vita, usata da tutti, utilizzata e vista come mero oggetto sessuale, non capita da nessuno, nemmeno dal suo ragazzo, dai suoi amici. Quello che si merita, è un mostro come lei. Lo eleva a persona migliore, mentre lei continua a sprofondare pian piano nel baratro.
Un dolore incomprensibile che risolve con altro dolore, fisico, mentale, ormai non importa più. Masochismo. Prova piacere? Odia tutto ciò? Ormai non importa più. Ormai non importa più. Ormai non importa più.
Faith. Fede in cosa? Non se lo ricorda. In chi aveva fede? In Dio, se solo esistesse? In sè stessa? Nel futuro? Non se lo ricorda più. Ormai non è che una semplice parola, un semplice nome che non ha più significato.
Sangue. Sangue ovunque. Intorno a lei, su di lei, sangue suo, sangue altrui. La mente è troppo annebbiata per capire. Una voce che le dice di continuare, non fermarti. La morte è il tuo dono. Sacrificio. Per cosa? Chi è lei? Cosa è lei? Sembra di impazzire.Aveva bisogno di sfamare quell'oscurità che sentiva crescere sempre di più dentro di sè, alle volte prendendo il sopravvento e mandando a puttane tutto il resto. Era come un fuoco ardente impossibile da spegnere, un incendio troppo grande che avrebbe bruciato perfino il mondo intero. Lei non ne era padrona, era schiava perfino di quello, troppo debole mentalmente per reagire a qualsiasi cosa. Doveva crescere, aumentare la forza di volontà. Ma non ce la faceva. Il peso della sua esistenza gravava ogni volta che provava a rimettersi su, distruggendo ogni possibilità di vittoria. Eppure lei continuava a lottare, stremata. Una lotta interiore infinita, non aveva mai tregua da venutnanni. Estenuante. Con tutte le probabilità sarebbe crollata di lì a poco, così facendo avrebbe fatto collassare ogni suo nervo. Nel migliore dei casi, sarebbe morta. Nel peggiore... il caos.
— 2021, completata?
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𝗦𝗨𝗕𝗟𝗜𝗠𝗘⠀,⠀𝗈𝗇𝖾𝗌𝗁𝗈𝗍s.
Ficção Geral- raccolta di oneshot scollegate tra di loro, di generi completamente diversi e che scrivo perché non so più che inventarmi.