Chapter three

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Chapter three

Era come se l’attenzione dell’intero castello fosse concentrata su di lei e tutti quegli occhi le davano fastidio, si sentiva bruciare da quelle occhiate accusatorie. Pensavano che il re l’avesse fatta trasferire lì come sua amante e quel pettegolezzo continuava a girare per il palazzo, si bocca in bocca, e si estendeva sempre più in fretta, come una piaga. Victoria continuava a camminare a testa alta senza prestare troppa attenzione ai bisbigli che sentiva, mentre passava accanto a un gruppo di persone.

Passava il tempo badando ai suoi fratelli e sorelle, curando insieme a Thomas gli affari di famiglia, cercando di evitare il re e mandandogli indietro i regali che lui le faceva recapitare dai suoi servitori ogni giorno. L’unica cosa che tenevano erano i bellissimi fiori primaverili che riceveva da Henry perché avevano un bell’effetto negli appartamenti degli Windsor e sprigionavano un fresco profumo.

Quel giorno, mentre tutti i suoi fratelli erano fuori per la lezione di equitazione, Victoria sedeva su una poltrona tenendo in braccio il piccolo James che aveva pianto tutta la mattinata e ora si era finalmente calmato. Lo cullava cantandogli una vecchia ninna nanna che la loro defunta madre intonava tutte le sere. Lo guardava negli occhi uguali ai suoi e gli accarezzava le manine minuscole sorridendogli dolcemente. Desiderava con tutta se stessa diventare madre, ma pensare di avere dei figli con qualcuno che non amava le provocava una fitta al cuore. Era così assorta nella contemplazione del bambino che non si era accorta della terza persona presente nella stanza: il re. Alzò la testa e incontrò gli occhi di Henry che la guardava come se stesse facendo l’amore con lei in quel preciso istante.

-Questo è quello che desideravo, la donna che amo insieme a mio figlio – disse lui inginocchiandosi dinanzi alla ragazza.

-Che cosa ci fate qui? Non dovreste venire nei miei appartamenti alimentando ulteriormente i pettegolezzi che invadono il castello.

-Continuate a evitarmi e a rifiutare i miei doni – disse Henry appoggiando una mano sul ginocchio dell’amata.

-È sconveniente! – Fu l’unica cosa che Victoria riuscì a sussurrare, mentre la sua mano continuava a salire. Si alzò di scatto quando le dita di Henry arrivarono a sfiorarle la coscia da sopra la gonna dell’abito. Andò nell’altra stanza e mise James nella sua culla; si era addormentato ormai esausto dopo aver pianto quasi metà della giornata. Ritornò nel salotto dove lui la stava aspettando con un sorriso malizioso sulle labbra. Le si avvicinò afferrandola per la vita e la tirò verso di sé cercando di far combaciare le loro labbra, ma lei voltò il capo e lui le baciò la guancia.

Henry sospirò e le accarezzò la gota con la punta delle dita e lei divenne più rossa di quanto lo fosse prima.

-Ho bisogno di un figlio, ne voglio uno con voi!

-Stanotte dovreste fare visita alla regina. È lei vostra moglie, sarà lei a darvi ciò che desiderate. –Dopo aver detto ciò, Victoria si allontanò dal re e andò alla finestra per guardare fuori ed evitare il suo sguardo. Amava Henry, ma non poteva distruggere l’intera Inghilterra anche se questo la faceva soffrire e le spezzava il cuore.

-Potrei avere tutte le donne d’Inghilterra come amanti, ma ho scelto voi che continuate a rifiutare me e le mie attenzioni! –urlò Henry sbattendo il palmo della mano sul tavolo presente in mezzo alla stanza.

Victoria si voltò per guardarlo con uno sguardo di fuoco. –Parlate come se fossi la fortunata vincitrice di un premio tanto ambito, ma tutto quello che ho ottenuto per essermi innamorata del re d’Inghilterra sono insulti, pettegolezzi, il soprannome di “puttana del re” senza nemmeno esservi andata a letto e tanto di quel dolore che basterebbe per cinque intere generazioni! – urlò a sua volta la ragazza trattenendo a stento le lacrime. –Non voglio essere la vostra amante, la vostra puttana e non posso essere vostra moglie, perciò lasciatemi soffrire in pace, per l’amor di Dio!

Henry non pronunciò alcuna parola, se ne andò semplicemente sbattendo la porta con tutta la forza di cui era capace.

Il mattino dopo Victoria scoprì che, quella notte, il re aveva seguito il suo consiglio e aveva fatto visita alla regina così come ogni altra notte per le settimane seguenti, finché un giorno…

Victoria si dirigeva verso il grande salone dove il re aveva organizzato un banchetto per dare al regno una grande notizia. Non era sicura di volerci andare dato che non si erano più parlati per settimane e lei aveva passato gran parte del tempo nei suoi appartamenti oppure a cavalcare nei boschi come faceva insieme al padre. Alla fine aveva cambiato idea grazie alle sue sorelle che avevano insistito tanto affinché si divertisse e danzasse anche per loro.

Il re si era alzato in piedi, con il calice in alto, e sorrideva come non mai. –Vi ho riuniti qui oggi per darvi una notizia. La nostra regina Catherine aspetta un figlio e io avrò un erede!

Il cuore di Victoria smise di battere e lei iniziò a tremare, vedeva le labbra di Henry muoversi ma non riusciva a sentire quello che stava dicendo. Si voltò allontanandosi il più velocemente possibile dalla sala, ma quando era ormai vicina all’uscita le gambe non la ressero più e sarebbe sicuramente caduta per terra se due braccia non l’avessero afferrata. Alzò gli occhi e incontrò quelli preoccupati di Charles, l’amico più caro e fidato di Henry, che era diventato anche suo amico.

-Victoria, venite, vi aiuto a uscire di qui –disse lui mettendole un braccio intorno alla vita e conducendola fuori dalla sala, attraverso i corridoi e dritto agli appartamenti della ragazza.

-Se qualcuno me lo chiede non ho visto né sentito nulla.

-Grazie, Charles –disse Victoria con sincerità. Gli diede la buonanotte ed entrò cercando di non fare troppo rumore per non svegliare i più piccoli.

Nella sua stanza c’erano due delle sue dame da compagnia che la stavano aspettando. –Potete andare, per questa sera posso cambiarmi da sola. – Cercò di non far sembrare la sua voce troppo dura e aspettò che le due uscissero fuori per chiudere la porta a chiave e accasciarvisi contro tremando. Le lacrime iniziarono a scorrerle a fiumi lungo le guance e urlò… urlò perché il dolore era troppo forte da sopportare e le mancava l’aria. Aveva spinto Henry fra le braccia di Catherine per fare del bene a lui e al regno, ma aveva distrutto sé stessa.

Salve a tutti!

Stavolta ho fatto presto: ben DUE capitoli in una settimana! #soproud 

Purtroppo ho la febbre (è la terza volta che mi becco l'influenza quest'inverno D:) e, siccome non posso andare a ballare, passerò la serata a guardare "Vikings" e "American Horror Story" e a scrivere.

Voi che fate?

Che ne dite di questo nuovo capitolo? 

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 21, 2015 ⏰

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