Capitolo cinquanta

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Circa una settimana dopo, tutti vennero dimessi dall'ospedale. La storia riprende da un po' dopo, durante le vacanze natalizie. Durante questo periodo, sia Kirishima che Todoroki si sono rifiutati anche solo di guardare in faccia Bakugou e Midoriya e, anzi, hanno deciso che vogliono fargliela pagare. Forse va un po' fuori dai loro personaggi, ma ormai sappiamo bene che quello che scrivo in questa storia non ha un minimo di senso lo stesso. 

Amajiki senpai ha recuperato pochi ricordi, inerenti più che altro a sua madre e alla battaglia contro lo Shie Hassaikai. Tuttavia, non ha ancora memoria nè dei suoi compagni, nè dei suoi amici, e tantomeno della sua famosa crush. Togata l'ha visitato più volte, ma per Amajiki è ancora come se lo conoscesse da poco. 

Kirishima's pov

–E quindi è per questo che ti ho chiesto di uscire insieme tu ed io da soli, senpai– conclusi, rivolto ad Amajiki, subito dopo avergli finito di spiegare la mia disastrosa disavventura con Bakugou Katsuki. –Allora, che ne pensi? So che può essere strano, ma, ti scongiuro, aiutami. 
Lui alzò gli occhi dal suo smoothie al mirtillo, ben stretto fra le mani tremanti, e puntò i suoi piccoli occhi neri nei miei. Era evidentemente molto in preda all'ansia. –Io... non lo so. Questa proposta mi fa paura, onestamente.
–A te fa paura circa tutto, senpai– gli ricordai, sperando di riuscire a persuaderlo in qualche modo. –E poi non è per davvero. Dobbiamo solo fare finta, così quel coglione esplosivo capisce cosa significa quando vedi il tuo ragazzo con un altro. Anche se in teoria sono il suo ex. Ma va be', sarà brutto lo stesso. 

Spostò lo sguardo di lato, sostanzialmente terrorizzato. –Continuo a pensare sia una pessima idea. 
–Io continuo a pensare che sia un'ottima idea, quindi facendo la media esce un'idea accettabile– ragionai, in un certo senso strano. –Possiamo farlo!
–Ma ma ma...– mormorò. –Kirishima-kun... la tua logica non ha senso. Non penso che...
–Io la trovo geniale, quindi facendo la media esce una logica decente– insistetti, ma tornai subito sull'argomento principale per non distrarci e cambiare discorso. Se non avessi insistito come si deve, non l'avrei mai convinto. –Ti prego, aiutami..! Fai il bravo senpai, dammi una mano! O una zampa di gallina. O un tentacolo. Qualunque cosa, senpai!
Congiunsi le mani come fossi in preghiera, condendo il tutto con la mia faccia da cucciolo. –Fallo per me, ti supplico!
Amajiki storse le sopracciglia. –Mh... no, Kirishima, davvero...
–Ti pago!
–Buddha, no, poi mi sentirei una troia...
–Faccio quello che vuoi! Ti ricambio il favore! QUALUNQUE COSA, SENPAI! 
–Ma io non mi ricordo nemmeno chi sia la mia crush...
–Vado a indagare e lo scopro io!– mi proposi, comunque piuttosto certo che fosse Togata senpai. –La cerco io, la tua crush, senpai! E poi la convinco ad uscire con te! non ti dovrai preoccupare di nulla. Ci penserò io. 

Dopo questa proposta, il ragazzo dalle orecchie da elfo mi parve tentato, così forzai un po' la mano. –La trovo, te la presento e vi combino un appuntamento. E, anche a costo di dovermi vestire da cupido e tirargli una freccia sulle chiappe, ti giuro che vi faccio mettere insieme!
–Cos'è un cupido?
–Un bambino semi nudo che fa innamorare la gente.
–Cos..?!
–Lascia stare, la mitologia è una cosa strana– lo interruppi. –Allora, ci stai o no? Sappi solo che una risposta negativa non verrà ritenuta accettabile. 
–Emh... e se poi la mia crush ci vede insieme e pensa che non ha speranze? O se non mi ricambia? O se in realtà stavamo insieme in segreto e pensa che ora quello che sta facendo le corna sia io? Cioè, non sto mica dicendo che sia necessariamente così, ma...

–Beh, senpai, dato che non è venuta a trovarti, escluderei pensare che state già insieme– dissi, infrangendo un po' i suoi sogni. –O è venuto qualcuno di nascosto e non me l'hai detto?
Amajiki arrossì dalla punta del naso a quella delle orecchie. –N-no, certo che no..!– mormorò. –Ma ti pare...
–E allora non dovrebbero esserci problemi– conclusi. 
–Sì ma... se ci restasse comunque male?
–Le spiegherò tutto io!– esclamai. –Non hai niente di cui preoccuparti!
–Non mi piaccionole tue idee, kohai...– piagnucolò. 
–Daaaaaaai! Per favore!
Si grattò la testa, visibilmente ancora molto a disagio. –E allora... okay? Proviamo? 
–Ti amo– gli dissi, ringraziandolo, e chinai il capo.
Amajiki arrossì. –Wow, ti sei calato subito nella parte...

*****

Bakugou's pov

–Oggi Eiji ha postato una foto insieme a quel Sasuke preso in sconto all'Eurospin– dissi a Deku, seduto dall'altra parte del mio letto. –E in descrizione c'era un cuoricino blu accanto al suo tag. Mi ha già rimpiazzato con quello con cui mi aveva detto che potevo stare tranquillo. Dopo tipo... qualche settimana? 
Sbloccai il telefono, cercai il profilo di Eijiro col nuovo account che mi ero creato -l'altro l'aveva bloccato- e gli mostrai la foto in questione con un sospiro. –Sta andando tutto male– dissi. 

–Va sempre tutto male, quando si parla di me e te e le nostre relazioni sentimentali, Kacchan– obiettò, gli occhi puntati sullo schermo del mio cellulare. –Due giorni fa ho incrociato Shouto in sala comune. Mi ha rivolto uno sguardo di sufficienza e ha finto di sputarmi addosso.
–Ah, che merda– feci, per poi buttare la testa all'indietro e ricadere sui cuscini che mi ero portato nel dormitorio dalla breve visita a casa. –Se può consolarti, sappi che lo fa anche con me. 
Mi misi più comodo. Ero depresso. Non riuscivo a fare niente che non fosse disperarmi, nonostante fossero già passati molti giorni dal mio ritorno alla "singletudine", come la chiamava Deku per farmi cringiare un po' più del dovuto. 

–Dai, sono certo che troveremo un modo– provò a tirar su di morale sia me che sé stesso, ma con risultati prossimi allo zero. Lo diceva per dire; non ci credeva davvero nemmeno lui. –Noi... ci riprenderemo i nostri ragazzi. In qualche modo. Non so il modo, però... ce la faremo. 
–Vi siete messi d'accordo, tu e mio padre?
–Eh?
–Niente, lascia stare– sbottai, lo sguardo rivolto al soffitto sopra di noi. –Allora, qual è il tuo piano geniale?
Il mio amico dai capelli verdi arrossì un poco. –Non lo so ancora, ma qualcosa ce la inventeremo.  

–Nel frattempo finiamo i compiti per Aizawa, che dici?– domandai, intuendo che non avesse la benché minima idea su cose fosse meglio fare. 
Deku non rispose subito, quindi mi voltai a guardarlo per capire cosa gli fosse preso. Aveva gli occhi spalancati e gli era nato un sorriso sul volto, come se avesse avuto una qualche idea. 
–Aizawa– mormorò, emozionato. 
–Ah?– domandai io, non capendo il nesso logico fra me, la mia disastrosa relazione ed il mio proffesore barbone. 
–Ma sì, Kacchan, Aizawa!– esclamò, saltando giù dal letto. A quel punto mi prese per mano, mi trascinò via dai cuscini e mi obbligò a seguirlo di corsa giù per le scale. 

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora