SETTIMO CAPITOLO

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            Undicesima scena

   Don Antonio si sedette al suo tavolo di lavoro.
«Pinuccio, prendi una sedia e accomodati, i bambini le hanno spostate per giocare. Non ti dico cosa hanno combinato, approfittando dei preparativi per andare a Mauro.»
«Non vedo l'ora che pure Totò mio viene qui a spostare le sedie, don Antó!»
«Ah, ah, ah! Succederà prima di quanto credi. Senti, Pinu', ti avrei chiesto io di fermarti,
se non lo avessi fatto tu, quando le donne sono andate via.
A Mauro è successa una cosa stramba, che mi ha dato da pensare.»
«Sì? Che cosa, don Antonio?»
«Non so se conosci la famiglia Latorre. Il padre fa il muratore,
la madre la domestica a casa dei Mastrosimone. Hanno cinque figli piccoli. Uno di loro non va ancora a scuola. Ho bussato, ha aperto una ragazzina di una decina d'anni.
Le ho chiesto della madre e ha detto, che in casa c'era solo lei che badava ai suoi fratelli e che i genitori erano al lavoro.
Le signore hanno domandato,
se in famiglia stavano tutti bene e lei ha risposto di sì.
Poi abbiamo posato una cesta sulla soglia, dicendo che avevamo portato qualche regalo per Natale e lei sai cosa ha risposto?
"Quest'anno site vinute doie vote!"
Ha ringraziato me e le zie, cioè tua moglie, tua madre e zia Isabella e poi ha aggiunto:
"Lo dico a mamma, mo' che viene. Chissà com'è contenta!"
Ho domandato che voleva dire col fatto che siamo andati da loro due volte. E lei sai che cosa ha risposto?
«No, don Antonio.»
Fece sommessamente notare Pinuccio.
"Avite purtate natu cesto con tante cose buone e pure i soldi e mamma era contenta, contenta!"
Siamo andati da altre diciannove famiglie e si è ripetuta la stessa scena di prima: chi è venuto ad aprire si è molto meravigliato di vederci  con un'altra cesta, visto che già gliene avevamo lasciata una con roba da mangiare e soldi; cinquanta mila lire,Pinu',mica diecimila!»
«All'anima! Scusate, don Antonio. Sono contento per quelle famiglie, che faranno un Natale più spensierato, ma qua, chi si può permettere di spendere, oltre i soldi per la roba da mangiare, due milioni divisi per venti famiglie?
«Ecco! È proprio quello che mi sono chiesto anch'io. Non ti so dire perché, ma ho la sensazione, che i doni lasciati davanti alle case di Mauro sono collegati ai furti. Non è strano che le due cose siano successe nello stesso periodo?»
Don Antonio, alzò il sopracciglio destro per dare più peso al suo interrogativo.
«Sì, mi pare strano pure a me e c'è natu fatte.» Rispose Pinuccio.
«Che altro ancora è successo?» Nella voce dell'arciprete vibrava una certa apprensione.
«È successo che sono andato a fare un sopralluogo da Pierino e ho trovato impronte di scarponi e copertoni sullo spiazzo davanti al vivaio suo e di copertoni sulla strada sterrata che porta allo spiazzo.
Po', pure na striscia blu su 'na colonna al lato del cancello.»
«E che vogliono dire queste cose?»
Pinuccio allora cominciò a raccontare, che aveva fotografato le impronte degli scarponi e dei copertoni e di questi ultimi aveva fatto anche i calchi con il gesso.
Poi Aggiunse:
«Al vivaio di Pierino ho mandato Andrea a comprare il gesso e con quello ho fatto i calchi. Pierino mi ha pure aiutato. Pote testimonià, che quanno è andato via dal vivaio non c'erano e quanno è turnate la matina dopo c'erano.
Quando esce dal cancello, lo chiude con 'na catena grossa e il lucchetto. Andrea u juorne appriesse è andato ad aprire e ha trovato la catena tagliata e buttata a lato della collona.»
Pinuccio se parlava con persone della sua famiglia o era preso dall'argomento, passava dal dialetto all'italiano senza soluzione di continuità.
Raccontò ancora come si era fatto aiutare da Maria a spargere acqua e terra sulla soglia di casa.
«Vi ricordate, don Antonio, che ho fatto riunire a casa mia tutti i derubati e c'eravate pure voi e tutti trasenne 'nda cucina site passate sull'acqua e terra sopa a
soglia di casa?»
«In effetti, ho notato l'acqua a terra e sapendo come Maria sia una donna molto attenta a evitare sciatterie, mi è sembrato strano, ma poi non ci ho pensato più.»
«Dopo quella riunione paragonando le foto, che ho preso al vivaio di Pierino con le impronte lasciate sul pavimento della mia cucina, ho scoperto chi è il ladro e da quello che è stato detto, quando ho chiesto a ognuno di che colore era il loro furgone, ho capito che la striscia di colore blu, che, come vi ho detto, ho trovato su una delle colonne a lato del cancello del vivaio di Pierino, era stata lasciata dal furgone di Assunta, che è blu proprio e quindi mi sono dato da fare per trovare qualche testimone, che si fosse trovato in piazza la notte del furto al suo negozio.»
«Scommetto che l'hai trovato,
il testimone, voglio dire!»
«Sì, il barista del corso, che abitando al Castello sale in piazza per andare a casa e così ha fatto pure quella notte e siccome ha trovato un posto vuoto, che secondo me era quello lasciato vuoto dal furgone di Assunta, che era stato spostato, ne ha approfittato per parcheggiare la sua macchina e poi è andato a casa a piedi, non prima però d'aver notato, che il furgone blu era parcheggiato davanti all'uscita posteriore del bar di zio Pasqualino.»
« È una storia da matti, possibile che abbiamo un Robin Hood nel nostro paese? Cioè qualcuno che ruba a chi è benestante per dare ai poveri?»
Sbottò don Antonio.
«Pare proprio ca ie' accussì.
E poi vi ricordate che Assunta, la sera della riunione a casa mia, disse che era quasi sicura d'aver parcheggiato il furgone in piazza e poi il giorno dopo l'ha trovato sotto la piazza.»
Disse sovrapensiero Pinuccio.
«Allora hai scoperto chi è il ladro e pensi di sapere pure chi l'ha aiutato. E perché non mi dici chi è?»
«Sotto il tavolo della mia cucina,
le impronte sul pavimento, che corrispondono a quelle sullo spiazzo di Pierino, sono quelle di Matteo.»
«Gesù, Giuseppe e Maria!»
«Io ho detto 'na cosa come a vuie, dopo la scoperta e quella notte non ho fatto, che rigirarmi nel letto senza prendere sonno.»
«E che facciamo?
La mamma di Matteo...
Non credo che possa sopportare di vedere il figlio in carcere, l'anno scorso è morto il marito. Ha una figlia, che è proprio una brava ragazza, ma l'altro figlio è un po' alla buona, non è tanto capace di badare a sé stesso.»
«Conosco la situazione di Matteo, siamo amici e poi lui soffre anche, perché ormai ha trentacinque anni e non ha ancora trovato una donna con cui costruire una famiglia.»
«Allora, vediamo un po'. Sappiamo che il ladro è lui, ma non sappiamo perché l'ha fatto e non abbiamo prove, che sia lui quello dei regali a Mauro.»
Si mise di nuovo a riepilogare don Antonio.
«Proprie accussì! Le prove che è stato lui ci sono, almeno per il furto da Pierino. Per il resto dobbiamo farlo confessare e poi fare un accordo.»
«Non confesserà        spontaneamente.»
Fece notare don Antonio.
«Avima truà il ricettatore a cui ha venduto la roba, fare pressione su di lui e fargli ammettere, che ha preso la roba di Matteo.»
«Ma chi può esere il ricettatore?»
«Un'idea me la sono fatta. 
Che ne dite, don Anto', se chiediamo a Michele, che quello sa tutto di tutti?
Se io e lui pensiamo alla stessa persona, vuol dire che può essere giusto e poi vediamo che fare.»
«E sia! Chiamiamo Michele e sentiamo che dice. Dev'essere  in chiesa  a preparare per il Vespro, questa è l'ora.
Stasera però dobbiamo cercare di capire, come sbrogliare questa situazione e quindi il Vespro lo dovrà recitare don Egidio, che di sicuro è già in chiesa.
Lo farò avvertire da suor Camilla, che tra poco sarà qui.»
«La superiora del Convento? Mia moglie ne dice ogni bene. La conosce perché, quando può, va ad aiutarla con i bambini dell'asilo.»
«Per tornare a noi, Pinu', ti dispiace andare a chiamare Michele mentre aspetto suor Camilla?»
«Subito.»

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