A JEONGGUK E ALLE MIE BRUCIATE SPERANZE

siamo pieni di difetti e di amori nascosti

Sbagliai a voler bene a qualcuno che odiava se stesso più di qualunque altra cosa. Era la vita a volerti male o tu a non volertela far piacere?
Gguk, tu cosa ne pensavi della morte?
Era bella quella, vero? Bella perché certa. Vivevi ricavando conforto nelle certezze; che l'ansia ti divorava quando le cose si mostravano essere instabili, insicure.
(Come te).
Svegliarsi la mattina non era certo ma sedersi sul letto e fumarsi una sigaretta era più che certo. Alzarsi, andare in balcone, controllare quanto freddo fa, far arieggiare la camera per cacciar via la puzza di fumo, chiudere le finestre e tornarsene sotto le coperte. Queste erano certezze.
Tante erano le cose che avevi da nascondere: emozioni, lacrime, sigarette e accendini, lamette e garze sporche di sangue, disinfettante, temperini rotti e chi più ne ha più ne metta. Che tutto ciò ti ammazzava ma a te non importava. Perché volevi morire e a te solo questo importava. Non ti importava di me, dei miei sentimenti e delle mie suppliche. Ti ammazzavi sotto i miei stessi rossi e lucidi occhi ed io potevo solo sperare e aspettare che tutto ciò finisse.
Hai lasciato scuola; troppa ansia.
Hai perso fiducia; ti sei passato ago e filo sulle labbra.
Ti odi.
Odio chiunque parli di te; che il tuo nome messo nelle bocche altrui ti fa venire il voltastomaco.
Ti sei perso.
Non marcire più di quanto tu non lo stia facendo, ti dicevo io mentre una canna alle labbra tenevo, in bilico anche quella messa appresso alle nostre vite.
Che bruci anima e cuore e le speranze svaniscono; si spengono.
Perché sei un morto vivente, sei tutto fuorché vivo ed io son troppo fatto per saper ammettere di vedere i tuoi occhi spenti.

Non mi piace ma dovevo svuotare capo e cuore dalle parole che non so esprimere a voce. Meglio dire, avevo bisogno di dar vita alla mia monotona e vuota vita tramite carta e penna. Se siete arrivati fin qui, grazie per aver letto questa oneshot, alla prossima.