Il turno finisce alle quattordici. Saluto la mia collega Marta che mi dà il cambio ed io e Michela usciamo dal bar.
«Pranziamo insieme?» mi chiede.
Acconsento e ci dirigiamo in quel meraviglioso ristorante che conosciamo bene.
«Ciao ragazze!» ci fa il titolare. Ormai veniamo così spesso che è come se fossimo a casa.
Lo salutiamo e ci accomodiamo.
«Senti…» inizio, impaziente «ma non è che ti piace?»
Michela mi guarda alzando un sopracciglio, poi sgrana gli occhi e mi fa «ma chi? Occhi verdi? No, no. Te lo lascio»
Sento le farfalle nello stomaco al pensiero di quel ragazzo dall'accento romano.
«Ma che… lo sai che a me non piace. Comunque, intendevo Giorgio». Che palle, non avrei dovuto chiederle se lo conoscesse. Adesso mi torturerà.
«Giorgio?» scoppia in una sonora risata.
«Sì, vedo che ti guarda in un modo strano» sbuffo, irritata.
«Ma sei scema? Ho mollato mio marito e mi metto con uno peggiore?»
Stavolta sono io che rido della sua ironia, e mi tranquillizzo. Mi dico che potrebbe essere una bugia, ma decido comunque di crederle. D'altronde Giorgio è odioso. Sicuramente ha un bel fisico ed è un uomo d'affari, sempre ben vestito, ma ha il potere di stare sul cazzo a chiunque. Non potrei mai sopportare che si mettesse con Michela.
«Ambra, noi ci dobbiamo divertire di più. Siamo giovani, cazzo. Delle giovani donne single. Dovremmo bere, ballare… che ne so!»
Io rido e non rispondo. E' più divertente così.
Ordiniamo e finalmente dopo un po' i nostri piatti arrivano.
Quando finiamo di mangiare il cameriere porta via i piatti e un altro nel giro di due minuti serve un caffè a Michela. Sanno già che io non lo bevo, e mi prendono sempre in giro perchè dicono che una barista che non beve caffè è un paradosso.
«Andiamo a fumare?» mi fa Michela.
Annuisco. Paghiamo il conto, usciamo fuori e iniziamo a fumare.
«Da dove ti è venuta l'idea di Giorgio?» chiede, dopo qualche attimo di silenzio.
«Ci stai già ripensando? Lo sapevo!»
«Ma che dici, Ambra?»
«Te l'ho detto, ti guarda in modo strano»
«Se devo dirla tutta, stamattina chiedeva di te»
«Di me? Perché? Sapeva già che gli avrei fatto ustionare la lingua probabilmente. Dovrebbe essere più educato quando mi chiede di fargli un caffè.» sbotto.
«Mi ha chiesto perché non riesci ad essere gentile con lui come lo sei con tutti» sorride.
«Questo è tutto scemo, Michi. Io? Lui è un pezzo di merda, arrogante e prepotente. Non io!»
«Che esagerata che sei. Non devi odiarlo, è fatto così, che ti frega? Quanti clienti ci trattano con superiorità, al bar? Fingi che sia un cliente e trattalo diversamente. Non ne vale la pena, è un po' superficiale»
La guardo male e taccio, riflettendo su ciò che ci siamo appena dette. Può essere solo un folle se crede che sia io a non essere gentile. Io mi comporto di conseguenza.
Dopo qualche minuto ci salutiamo e vado a casa. Entro e trovo Venere seduta sul davanzale della finestra. Non muove un passo, mi guarda e sbadiglia. Si gratta con la zampetta e la campanellina che pende dal suo collare emette un rumore regolare e dolce.
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Breve vita di una farfalla
ChickLitAmbra, determinata ragazza meridionale, trova lavoro in una caffetteria a Milano. La sua vita procede normalmente fino a che i suoi occhi non incrociano uno sguardo magnetico di un facoltoso avvocato di nome Edoardo. Ma cosa nasconde Edoardo? E cosa...