ventuno

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19 novembre 2020

Aspirai un'altro tiro della sigaretta, ormai terminata, e la buttai per terra, schiacciandola, ma facendo attenzione ad eventuale erba per evitare che prendesse fuoco.

Non fumavo da tanto, mai fatto da quando sono arrivata a Torino, forse perchè non ne avevo motivo, o forse perchè Federico mi aveva intasato così tanto i pensieri che mi ero scordata dell'esistenza di quei pacchi di sigaretta che ogni giorno occupavano la mia borsa.

Vivevo a Torino, in una città fantastica, a casa della mia migliore amica, l'università stava andando alla grande e avevo uno dei lavori che non avrei mai pensato di ottenere, lavorare alla Juventus e avere come amici dei calciatori, anzi, avere proprio degli amici.

Cosa mi mancava?

Mi mancava Federico. Mi mancava il suo corpo, mi mancavano i suoi baci, mi mancavano le sue braccia attorno al mio busto e le sue mani a contatto con la mia pelle. Mi mancavano le sue attenzioni, i suoi complimenti, il suo sorriso a 32 denti e i suoi occhi. I suoi occhi nocciola quasi verdi. In questi giorni avevo realizzato che non potevo vivere senza guardare i suoi occhi, senza quelle iridi io non ci sapevo proprio stare. O forse non volevo proprio.

Lo ignoravo da giorni, in campo non dava il meglio di sè e anche Pirlo lo aveva notato ma non potevo farci nulla: il semplice guardarlo mi rendeva nervosa e mi faceva pensare a Caterina.

Ma non poteva continuare così, doveva dare il massimo e far parte della squadra, dovevano vincere e Federico era una parte fondamentale, quindi, la cosa più sensata che potessi fare era parlargli, sforzarmi e superare la cosa.

***

Ero sotto alla Mole Antoneliana, uno dei tanti luoghi dove io e Federico eravamo stati e dove passavamo le giornate.

Riconobbi la sua macchina, quella Jeep bianca che conoscevo a memoria e la sua figura mentre si avvicinava a me, sorridendomi nel vedermi.

Che poi, non c'era niente da chiarire, il problema erano i miei dubbi amletici sulla sua ex storica: Caterina.

«Ehi» dissi andandogli in contro e dandogli un bacio a fior di labbra, anche se avrei voluto fare molto di più per quanto mi mancava.

«Cosa sono quelle?» chiese dopo che misi il telefono nella borsa, dando vista al pacco di sigarette che vi erano dentro «Hai ricominciato a fumare?» continuò

«Mi aiutano a pensare» dissi sospirando

«Bennie...» disse fissandomi dritto negli occhi, e diamine quel nomignolo mi faceva venire i brividi

«Fede mi dispiace. Per tutto quello che è successo l'altro giorno, non dovevo allontanarti, anzi dovevo parlare con te ma sai che sono testarda, perciò non metto da parte l'orgoglio e non faccio la cosa giusta la maggior parte delle volte» dissi abbassando lo sguardo durante tutto il discorso, per non guardarlo negli occhi e innamorarmi sempre di più

«Va tutto bene, è okay, davvero. Ma voglio sapere che ti è successo, lo sai che a me puoi dire tutto» disse accarezzandomi le guance con le dita e alzando così il mio sguardo

«Ho sognato che Caterina tornava da te, mi diceva che tu non avresti mai amato nessun'altra se non lei perchè in un modo o nell'altro tornerai sempre da lei» dissi tutto d'un fiato, cercando di abbassare nuovamente lo sguardo per fissare qualcosa che non sia lui, ma fallendo. Mi conosceva troppo bene e sapeva che lo avrei fatto quindi continuò a tenermi la testa su con le dita mentre mi accarezzava la guancia

«Bennie» disse per poi ridere «Il punto è che io non amo più Caterina, da molto tempo ormai. Pensa che non faccio altro che pensare ad una ragazza» continuò sorridendomi «E questa ragazza mi sta mandando in panne il cervello per quanto mi piace, la amo da morire ed è bella da togliere il fiato»

Un Nuovo Inizio || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora