diciasette

1.2K 63 53
                                    

La partita si concluse con un 2-0 da parte della squadra di Federico, con una doppietta di Paulo e la loro incredulità nel vedermi dare consigli all'allenatore della Juventus.

«Era una mossa idiota, Giorgio avrebbe anticipato Berna senza problemi e poi tu eri smarcato, al limite dell'area, sarebbe stata un'eresia non farti tirare uno dei tuoi gioielli» spiegai chiaramente a Paulo che ancora non capiva come io avessi fatto a ragionare sul da farsi in quel momento.

«E' ufficiale, ti vogliamo come vice allenatore» disse Leonardo arrivando da dietro di noi con affianco Federico

«Ma cosa dici, andate a farvi le docce piuttosto che ne avete bisogno» risposi per scacciare via praticamente tutta la squadra che stava consumando tutto l'ossigeno che c'era per il corridoio

«Mi preparo e andiamo, okay?» mi disse Federico avvicinandosi a me, annuii con la testa e lui mi diede un bacio sulla guancia, creando incredulità alla vista di Leonardo

«E quindi, tra voi due?» chiese avvicinandosi e tirandomi una piccola gomitata per farmi ammettere quello che c'era tra me e Federico

«Non fare finta di non sapere già tutto Leo»

«Beh si, so tutto, ma cosa siete adesso?»

«Non lo so, è comunque presto no? Dice che ha una sorpresa per me... Ma sai, ho tanti dubbi, mi ci vedi? La fidanzata di un calciatore, non sono una modella»

«Ma ti senti? Non abbiamo uno standard di ragazza, non dovete essere per forza modelle, ci piacciono le belle donne, come a qualsiasi essere umano a cui piaccia la popolazione femminile e sta di fatto che tu, sei una bella donna, anche se non mi credi»

«Hai mai considerato l'idea di diventare uno psicologo dopo aver finito la carriera da calciatore?» dissi sorridendogli a quelle parole che mi avevano di certo sollevata

«Per ora guadagno bene così, vado a farmi una doccia e faccio sbrigare Federico» disse per poi salutarmi e dirigersi negli spogliatoi

***

Erano le 19: avevo firmato varie carte e compilato i moduli in ufficio e Federico nel mentre si preparò per uscire.
Una volta in macchina in neanche 20 minuti eravamo arrivati, guardai fuori ed eravamo nel parcheggio di casa sua.

«Andiamo?» chiese richiamando la mia attenzione e facendo un cenno verso l'ascensore che portava nel palazzo.

Lo seguii con lo sguardo e notai che davanti l'ascensore c'erano alcuni petali di rosa, la stessa rosa che era ancora sul cruscotto della macchina e che avrei preso una volta arrivata a casa mia.

La mia curiosità superava la mia arrabbiatura e arrivai fino in ascensore. Federico schiacciò l'ultimo piano, dove abitava lui, ma la mia attenzione era per altri petali di rosa che vi erano per terra.

Arrivati al piano, aspettai che aprisse la porta di casa. Non osavo rivolgergli la parola o uno sguardo, ero in totale imbarazzo, soprattutto perché seguii con molta precisione ulteriori petali che continuavano fino a dentro casa, non avevo la minima immaginazione per intuire cosa stava per accadere.

Lo superai, dopo che aveva aperto la porta e seguii quella striscia che formava la strada che portava nel salotto di casa di Federico.
Lì, trovai apparecchiato un tavolo per due, del tutto elegante. Mi girai di scatto dietro di me e trovai il ragazzo con un mazzo di rose in mano, si avvicinò e me le porse.

«Sono 30, proprio come il giorno in cui ci siamo conosciuti Bennie»

«Fede, i-io...non so cosa dire» dissi prendendo quelle rose in mano e osservandole una ad una

«Non mi piacciono le etichette Bennie, per niente, non mi piace etichettarti come mia fidanzata, ma mi sembrava palese capire cosa fossimo. Voglio darti i tuoi spazi, la tua privacy, quella che sarà la nostra privacy, se tu vorrai stare insieme a me.
Non voglio metterti al centro dei giornalisti, non voglio renderti la vita un'inferno o creare così confusione da non permetterti di studiare perché io voglio il meglio per te e ora come ora, tu sei il meglio per me. Ma solo se lo vorrai, potrei etichettarti come mia ragazza, perché quello che voglio io, è stare con te.»

Se questa non era una dichiarazione d'amore, cos'era?
Lui era fermo, lì, immobile, senza dare segno di nessun'agitazione mentre diceva quelle parole.
Lasciai le rose sulla sedia del tavolo apparecchiato e mi fiondai su Federico, baciandolo, le mie mani sulla camicia bianca che indossava e che probabilmente si era messo per l'occasione, e le sue sulla mia vita.

«Sentirti dire che non ti piacciono le etichette mi ricorda la mia storia con Giovanni» sussurrai tra un bacio e l'altro, confessai quindi le mie preoccupazioni poiché l'ultima cosa che volevo era che si ripetesse una relazione come quella avuta con l'attuale giocatore del Cagliari

«Non sarò minimamente come Giovanni» disse sfregando poi i nostri nasi e ricominciando a baciarmi con passione.
Mi baciò ancora, e ancora, e ancora.
Mi perdevo ogni volta nei suoi occhi, un nocciola tendente al verde.

«Continuerei per ore ma abbiamo una cena che ci attende Bennie» disse dopo una varia scia di baci che arrivarono fino al collo

«Vuoi dare fuoco a casa?» dissi prendendolo in giro e provocandogli una piccola risata

«Guarda che è tutto commestibile» disse lamentandosi per poi prendermi la mano e portarmi in cucina

Scoprii questo nuovo lato di Federico, cucinare, se la cavava e non aveva dato fuoco a casa.
Cucinò le pappardelle al sugo di cinghiale che mi riportarono a casa, nella mia Toscana, nella mia Firenze, a quando da piccola le mangiavo con la mia famiglia.
E così arrivammo a parlare di come, nonostante fosse nato a Genova, si sentisse più appartenente alla Toscana, essendosi trasferito da molto piccolo e di come ha sempre adorato il calcio, fin da bambino.

«Vieni con me» mi sussurra, una volta finito di mangiare, prendendomi nuovamente la mano.

Riconobbi il corridoio, mi portò in camera sua, dove vi erano altri petali che mi fecero sorridere ancora, quel piccolo gesto, quel tutto che aveva preparato: Dio, mi stava facendo impazzire
Era una camera molto semplice la sua e moderna, come del resto tutta la casa che amavo da morire.

«Pensavo fosse carino, se rimanessi qui questa notte»

Lo guardai sorpresa ma feci un cenno affermativo con la testa dandogli un semplice bacio a fior di labbra.
Non era importante fare l'amore, per me, bastava avere solo lui e in quel momento, avere addosso la sua divisa in trasferta della Juventus e vederlo dormire era la cosa che mi rese più felice di tutti.
Era bellissimo, anche da addormentato.
Forse ero innamorata.

Un Nuovo Inizio || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora