Capitolo 1

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Il giorno in cui Nicolas decise di lasciare Bologna per frequentare l'accademia di fotografia a Milano diede una grossa delusione ai suoi genitori.

Entrambi avevano immaginato per lui un futuro da medico, da architetto, o magari da avvocato.

Erano assolutamente conviti dell'idea che posizioni come quelle gli avrebbero garantito un posto nel mondo, e Nicolas lo capì, comprese il loro desiderio di saperlo al sicuro anche quando loro non ci sarebbero stati, ma non ne volva comunque sapere di studiare senza avere la passione a dargli la forza necessaria.

Non avrebbe mai retto, lo sapeva, si conosceva fin troppo bene.

Così prese con coraggio la sua decisione, mise da parte i risparmi per comprare il biglietto e l'iscrizione al primo anno accademico, e con solo uno zaino in spalla salutò la sua famiglia che lo guardava andare via con l'amaro in bocca.

Fu un momento abbastanza difficile quello, probabilmente per tutti.

Nicolas era cresciuto in un ambiente familiare composto da legami stretti. Buona parte della famiglia Paruolo abitava nello stesso condominio quindi, ai loro occhi, la sua fuga era stata alla pari di un affronto.

Sorrise pensando a come lo avrebbero accolto quando sarebbe tornato.

Se sarebbe mai tornato.

Per quanto amasse la sua famiglia, al giovane Nicolas quel nucleo stava stretto. E nessuno, in fondo, aveva il diritto di giudicare le sue scelte.

<< Prossima fermata: Milano centrale >> risuonò dagli altoparlanti della metro.

Era la sua fermata.

Avrebbe fatto meglio a smettere di pensare e a darsi una mossa, se non voleva arrivare tardi a lavoro.

Eh si, Nicolas lavorava oltre a frequentare le lezioni nella sua tanto agognata accademia, altrimenti come li avrebbe pagati i suoi studi e la camera in affitto in cui stava?

Nonostante sua madre gli passasse del denaro, di nascosto da suo padre, lui si era ostinato a cercare una sua indipendenza.

Quando aveva deciso di partire, si era ripromesso di non essere un peso per nessuno, tanto meno per Dario, il suo ragazzo, trasferitosi a Milano prima di lui, e che si era reso disponibile ad ospitarlo clandestinamente nella sua stanza, almeno fino a quando non si sarebbe potuto permettere un affitto.

Doveva ammetterlo quelle settimane da "clandestino" furono tra le più eccitanti delle loro vite.

Il vedersi tutti i giorni, finalmente, nascondersi agli occhi del padrone di casa, e anche dagli altri abitanti della casa, inizialmente, gli fece sembrare di vivere un'eccitante avventura.

Ancora rideva quando pensava al ragazzo che, rientrando a casa un'ora prima dalla lezione, lo aveva beccato sotto la doccia e di come gli avesse candidamente domandato chi lui fosse, senza scomporsi più del dovuto, intuendo l'assenza di pericolo.

Nicolas si vergognò come un ladro, anche se l'altro si affrettò a tranquillizzarlo dicendogli di non preoccuparsi.

Quello fu il momento, ed il modo, in cui conobbe Cesare Cantelli, coinquilino di Dario da quasi un anno e, come scoprì successivamente, loro concittadino bolognese.

Dario stesso gli ricordò di quando si "beccavano" all'uscita della loro scuola ai tempi delle superiori.

Beh, Nicolas non spiccava per l'efficienza della sua memoria, era già molto se ricordava cosa avesse mangiato la sera precedente.

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