Ciao amore mio,
ti scrivo queste poche righe soltanto per chiederti come stai.
Non mi ha stupita il fatto che tu non sia tornato a Bologna, ti conosco, conosco le tue ragioni e so come sei fatto. D'altronde, chi dovrebbe saperlo se non io che ti ho partorito?
Eppure, ho sperato di sentirti bussare alla porta di casa, o di vederti uscire da Bologna centrale con il tuo zaino sulle spalle, mentre passavo di lì, per caso, al ritorno dal supermercato.
Sono in pochi quelli ad arrivare al giorno d'oggi, ti avrei visto se ci fossi stato anche tu.
Ovviamente, non c'eri.
Me ne sono fatta una ragione. È facile quando si sta lontani per molto tempo, ci si abitua.
Ma l'abitudine non basta quando si sta nel mezzo di una pandemia, alla merce di un virus che ha già decimato la popolazione mondiale.
Ho visto quelle povere anime trasportate fuori dalla loro città, a bordo dei mezzi militari, senza aver potuto dire addio a chi amavano, privi di un'umana fine e l'abitudine di saperti lontano non mi è più bastata. Non mi basta.
Scrivimi quando vuoi, ma fallo. Dimmi che non è troppo tardi.
Ti amo.
Mamma.
<< CE LA FAREMO! >> urlava un uomo dal suo balcone, di fronte ad un intero quartiere dalle strade deserte << CE LA FARMO! CE LA FAREMO! >>
Applausi sentiti da parte delle persone affacciate ai balconi e dalle finestre delle abitazioni circostanti.
Fischi, musica, coperchi di pentole che battevano senza sosta.
Il delirio.
<< CE LA FAREMO! >>
<< Giovanni, se continui così rimarrai di nuovo senza voce! >>
Un Nicolas divertito, poggiato alla ringhiera e armato di macchina fotografica, puntò l'obiettivo sul vicino urlante, troppo coinvolto dal delirio che li stava circondando per prestargli attenzione.
In serata avrebbero intonato l'inno di Italia, sarebbe stata l'occasione buona per scattare altre foto.
<< NON MOLLIAMO, CE LA FAREMO! CE LA FAREMO, CAZZO! >>
Ormai si trovavano in quarantena da più di un mese, e quella situazione stava tirando fuori il meglio, e soprattutto il peggio, dell'intera Italia.
Le persone facevano la spesa tre volte al giorno pur di uscire, altre costringevano i cani a camminare per chilometri, oppure, vi era gente improvvisamente desiderosa di darsi allo sport, nonostante avessero sempre trascinato i piedi sull'asfalto.
Tra queste ultime si aggiungeva anche Nicolas, ogni tanto, solo per la voglia di prendere una boccata d'aria. Anche se poi l'aria era la prima cosa a mancagli quando cercava di seguire Cesare durante le sue corse.
Lui voleva soltanto avere una scusa per non trascorrere l'intera giornata in casa, non uccidersi di fatica, ma se fosse rimasto fermo a non fare nulla il vigile di quartiere, nel migliore dei casi, lo avrebbe rispedito a casa a manganellate.
Cesare gli suggerì di lasciarsi manganellare, così, magari, ci avrebbe messo un po' più impegno.
Come se non lo conoscesse e non avesse visto quanto ridicolo sembrasse mentre tentava di correre.
STAI LEGGENDO
Care You
FanfictionAnno 2020. Nicolas studia e lavora a Milano e divide la casa con il suo fidanzato Dario, l'amico Cesare, e altre due coinquiline. Le vite di Nicolas e Cesare si incroceranno inaspettatamente per entrambi mentre l'Italia inizia a fare i conti con il...