[] -𝐂𝐔𝐃𝐃𝐈𝐍𝐆. Lavanda al profumo di pesca

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Matsuno guardava la luce tenue che giungeva nella camera dalla finestra della scrivania, era pomeriggio

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Matsuno guardava la luce tenue che giungeva nella camera dalla finestra della scrivania, era pomeriggio.
La luce soffusa focalizzata sui suoi appunti proveniva da una lampada, a quell'ora finiva di studiare i propri appunti, scritti nella sua disordinata ma allo stesso tempo elegante calligrafia.
Dalla finestra del palazzo, si vedeva gran parte della caotica e meravigliosa città di Tokyo.
Le luci allestite nel centro città davano un po' all'occhio, ma ormai facevano parte dei dettagli dei quali non si poteva più fare a meno.
Matsuno rigirava tra le sottili dita una penna stilografica. Era così distratto che neanche ricordava del perché era seduto su quella scrivania, non curava neanche il minimo dettaglio, neanche il fatto che qualcuno potesse entrare e coglierlo di sorpresa.
Ed è per questo che, quando
due palmi fin troppo familiare si fanno strada tra le sue ciocca bionde, fino ad arrivare a coprirgli le palpebre, sussulta.
«Ehy, sono io.» Sentí dire. La voce é la sua, lo riconoscerebbe al solo bisbiglio. Keisuke ha da sempre avuto una voce un po' spenta, quasi da far venire i brividi, ma il modo in cui parla con Matsuno è diverso.
È diverso perché ci mette amore, tanto affetto e un tocco di gentilezza.
Non é diverso, è semplicemente se stesso.
«Keisuke, sei tu?» Chiese conferma con voce spezzata, Matsuno, che nel mentre il suo ricordo gli consumava i battiti. Si sentí un'attimo più sollevato quando ricevette una risposta. «Chi altro sennò?» Keisuke spostò le mani fino a portarle tra i capelli morbidi. Li accarezzò dolcemente con movimenti lenti e affettuosi, sciogliendo i nodi delicatamente.
Matsuno si girò per guardarlo, di fronte all'espressione innamorata e tranquilla del suo ragazzo, sapeva che non poteva far altro che sorridere.
Quel maglione color pistacchio gli stava benissimo. Teneva i capelli color inchiostro sciolti che cadevano sulle spalle. «Che studi?» Chiese Keisuke, notando che Matsuno sotto il braccio aveva un quaderno sul quale schemi e appunti occupavano pagine.
«Kanji, non me ne riescono più.»
A quella affermazione, non potè fare a meno di adocchiare prestando interesse sul foglio scritto di Kanji giapponesi. «Guarda, questo dovrebbe essere sbagliato.» Per correggere, Keisuke non prese la stilografica che Matsuno aveva in mano. Afferrò direttamente la sua mano destra, gli fece tenere ordinatamente la penna tra le dita e mosse la mano in direzioni precise sul foglio. L'inchiostro della mina, seguiva i movimenti della mano. «Ecco, così va meglio.» Keisuke si riteneva soddisfatto dei riccioli eleganti del Kanji che era riuscito a far scrivere.
«Oh, vedo che sei migliorato molto, e dimmi, chi è che ti ha aiutato?» Chiese Matsuno, sentendosi meritevole per aver fatto del suo meglio, quando aiutava in quei eterni pomeriggi, il suo ragazzo a trascrivere quei caratteri dai modi impossibili. Eppure ora, si sente soddisfatto per davvero.
Vede Keisuke pensarci un'attimo, poi se ne esce con «Un qualcuno di tanto speciale.»
Quel pomeriggio lo passarono così, tra baci schioccati, sguardi fuggitivi e tante dolci coccole, a parlare un po' di tutto fino a quando il sole non tramontò.

»Quel pomeriggio lo passarono così, tra baci schioccati, sguardi fuggitivi e tante dolci coccole, a parlare un po' di tutto fino a quando il sole non tramontò

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𝐖𝐄 𝐅𝐄𝐋𝐋 𝐈𝐍 𝐋𝐎𝐕𝐄 𝐈𝐍 𝐎𝐂𝐓𝐎𝐁𝐄𝐑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora