Il triangolo non lo avevo considerato

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Ero seduto sul divano, il braccio attorno alle spalle di Louis e la testa contro la sua. Entrambi depressi guardavamo io il pavimento come in trance, lui il soffitto.

Chissà da quanto eravamo lì.

Io sono Harry, Harry Styles. Ho ventisei anni, studio legge all'ultimo anno e sono depresso almeno una volta a settimana ormai. Dei ragazzi di oggi non ci si può davvero più fidare.

Louis è il mio migliore amico da dieci anni ed è anche il mio coinquilino. Lavora in un pubetto della zona, così di giorno può svagarsi come gli pare (almeno così dice anche se in realtà dorme prevalentemente) e come me è depresso almeno una volta a settimana, anche più dato quanto si dà da fare a livello di conquiste.

-Da quanto tempo viviamo insieme?- mi chiede ad un tratto.
-Cinque anni e otto mesi.
Louis si scansa per guardarmi stupito.
-L'ho letto nel conguaglio del gas.- spiego indicando le bollette lasciate aperte sul tavolino all'ingresso.
Louis torna ad appoggiare la testa accanto la mia. O almeno ci prova perché essendo molto più basso di me arriva a metà della mia guancia quasi.
-E mi hai mai visto stare così male?- chiede poi mentre alle nostre spalle Niall, mio terzo coinquilino, alza gli occhi al cielo mentre taglia le zucchine.
-Louis, almeno altre dieci volte.- rispondo subito -No, io invece sono positivo. Secondo me entro un paio di giorni mi richiama.- dico spostandomi da lui solo con la testa e lasciando la sua mano che stringevo tra le dita per sistemare meglio il braccio sullo schienale del divano.
-Si, certo..- risponde Louis acido.
-"Si, certo"- gli faccio il verso irritato -Vogliamo scommettere? Mi ci gioco due ore di dominio assoluto.
Louis si volta verso di me con un sorrisetto furbo.
-Va bene ciccio! Però se perdi questa volta ti costringo ad andare in giro vestito completamente di fucsia.
Annuisco sicuro di me.
-Andata!
Porgo la mano e lui batte il cinque, tornando a guardare il soffitto come poco prima.
-Senti un po' ma com'è che ti ha lasciato Fred?- chiedo curioso.
Louis mi guarda confuso.
-È scappato con un'altro anche lui?
-No ma che dici!- mi risponde sorridendo sereno -Ha detto che andava a Cuba per assaggiare il vero sapore cubano.
Trattengo un sorriso, ma non ci riesco nemmeno troppo bene a dirla tutta, mentre lo guardo in viso.

Louis ha due occhi azzurri che possono mettere tanta soggezione ma quando poi li conosci bene ci vedi dentro tanta dolcezza e tanta innocenza.
Diciamo che i suoi occhi rispecchiano il suo carattere.
Acido, pungente, irritabile ed esuberante a primo impatto, dolce, buono, gentile e tenero in fondo in fondo.

-E secondo te qual'è la prima cosa che assaggia a Cuba?
Louis si volta verso di me, il sorriso di poco prima completamente sparito dal suo viso.
-Quello a quest'ora sta già a letto con un cubano, te lo dico io.- lo consolo accarezzandogli la spalla.
-Ma che esistono i cubani gay?- chiede guardandomi senza parole.
-È pieno!
-Scusate eh!- si intromette Niall avvicinandosi a noi. Ha un grembiule verde mela, con pois bianchi e una stampa rossa sopra. Il tutto in perfetto contrasto con i capelli biondi tinti che porta da una vita. Indossa solo il grembiule perché poi sotto non ha niente a coprirlo se non un paio di mutande -Ora io non vorrei interrompere il funerale- io e Louis alziamo gli occhi al cielo assieme -ma ho preparato la pasta con le zucchine scotta che vi fa tanto schifo ma comunque che mangiate sempre.
-E come mai tanta generosità assolutamente non richiesta?- chiede Louis sempre un po' acidino, come al suo solito.
Mi scappa un sorriso.
-Vabbè, perché non ho i soldi per pagare l'affitto e devo essere carino con voi.- spiega subito, alzando le spalle con noncuranza.
-Ah ecco!- dico io, perché mi sembrava strano che stesse cucinando.
-Che si fa? Si prova a nutrire anche Tutankhamon?- chiede indicando una figura sdraiata sul secondo divano del nostro salone.

Mia madre, sdraiata con le mani al petto come una morta mentre guarda il soffitto in catalessi.

Anne Styles, o meglio Cox ora, sta chiedendo il divorzio da mio padre, Des Styles. Una mattina di due giorni fa è rientrata prima dal lavoro e sul biliardo in salone ha trovato mio padre tra le gambe di una giapponesina di nemmeno ventidue anni che frequenta la sua palestra.

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