12. Il potere del sague

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New Orleans, 1925

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New Orleans, 1925

Marie-Jeanne Valet amava New Orleans. Ad essere sinceri, Marie-Jeanne Valet amava ogni città che visitavano; ogni città che avesse un minimo di baldoria, vita notturna, e sangue fresco in abbondanza, era per la vampira un paradiso. Le piaceva il rumore e festeggiare, ubriacarsi e divertirsi fino al mattino, andare a letto con sconosciuti e vivere la vita come se potesse morire il giorno dopo; viveva a pieno ogni singolo giorno nonostante avesse l'eternità davanti a sé. Malia ormai aveva capito questo, lo aveva capito e con il tempo, era arrivata a mettere compromessi con lo stile di vita della vampira, così diverso dal suo.

A Malia piaceva divertirsi, ovviamente, ma le era difficile senza ubriacarsi. E nonostante cercasse di divertirsi il più possibile, c'era sempre qualcosa che le impediva di farlo a pieno. Un peso, un senso di colpa, la mancanza, l'ossessione di trovare qualcosa anche se sapeva che non l'avrebbe mai trovata.

E se Marie-Jeanne amava New Orleans, Malia Salvatore la detestava. Odiava ogni singolo centimetro, angolo e distretto, colmo di magia e soprannaturale. Intellettualmente, Malia era affascinata dalla storia e dall'arte della città, ma non poteva ignorare, la così massiccia presenza di soprannaturale in quella città. New Orleans era la definizione di territorio diviso e conteso da diverse fazioni; le streghe, i lupi mannari e i vampiri. In quel contesto di clima bellicoso che scoppiava a ogni minima interazione sbagliato tra le fazioni, Malia sentiva un ansia attanagliante. Perché se fosse scoppiato una guerra tra le fazioni, lei non avrebbe potuto schierarsi, ma sarebbe rimasta vittima in ogni caso. Vivere in quella città, per un ibrido, era come camminare sul filo del rasoio, e pregare di non tagliarsi.

Ironico che era stata lei a proporre una breve gita nella città dei morti.

Perché nonostante tutto, New Orleans, restava la città con più presenza sovrannaturale di cui Malia fosse a conoscenza, e oramai, aveva esaurito tutte le altre opzioni. Tanto valeva fare un tentativo anche lì, la sua possibile morte ne valeva la pena.

Con la consapevolezza che Marie-Jeanne stesse ancora festeggiando in un locale, circondata da musica, alcool e spuntini, Malia camminò con calma tra le strade deserte del quartiere francese.

Era consapevole che quello fosse territorio delle streghe, ed era pazzi per un ibrido passare con così tanta tranquillità, ma per quello che le riguardava, nessuno era a conoscenza della sua natura, e non aveva avuto altra scelta che entrare nel quartiere delle streghe perché una strega era ciò di cui aveva avuto bisogno.

Che buco nell'acqua. Pensò amaramente Malia mentre si stringeva al petto la giacca, mentre ripeteva nella sua testa la conversazione avuta con la strega.

«Voglio riportare in vita un morto» aveva detto, con gli occhi freddi, e la voce ferma, come se non stesse parlando di negromanzia.

La strega aveva smesso di mettere apposto le sue erbe e si era voltata verso di lei, la fronte corrucciata mentre la squadrava. «Chi sei?»

𝐔𝐧𝐭𝐢𝐥 𝐅𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫 𝐅𝐚𝐥𝐥𝐬 𝐀𝐩𝐚𝐫𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora