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Le nostre lingue si sfiorarono e poi impetuosi ci baciammo. Come se fosse la prima volta che le nostre labbra si incontravano.

Sopra di lui mi sentivo libera di comandare. Il suo corpo sotto il mio mi dava un senso di potenza e libertà immensi.

Sollevai il suo mento e baciai il suo collo. Accarezzai il suo lieve accenno di barba e sospirai beandomi di quella sensazione.

Sbirciai il suo viso, se ne stava con gli occhi chiusi, immobile. La mia dea interiore stava facendo le capriole, Stefano era rilassato e completamente alla mia mercè. Eravamo soli. Cosa c'era di migliore?

Con la mano, cominciai ad accarezzare il suo braccio mentre con le labbra mordevo dolcemente la sua pelle.

Infilai le dita sotto la maglietta e disegnai il contorno dei suoi muscoli fino ad arrivare alla fibbia della cintura.

Avevo il cuore che batteva a mille e cercavo di tener il più lontano possibile il senso di inadeguatezza che voleva affiorare.

Sganciai la cintura e incontrai gli occhi di Stefano. Mi mancava l'aria. Forse dopotutto guardarlo negli occhi non era stata una buona idea. Ricacciai in fondo allo stomaco l'inquietudine e cercai di abbracciare quel poco di intraprendenza che avevo.

Sbottonai il cavallo dei pantaloni piuttosto goffamente e lo baciai del collo, più per imbarazzo che per altro. Ero così imbranata  e l'idea che svettatlva impertinente di lui e la sua esperienza smisurata non faceva che farmi sentire piccola e inutile.

Sentii le sue dita che mi accarezzavano la base del collo.

I nostri occhi si incontrarono e su di noi scese come una cupola protettiva e ovattata una sensazione di tranquillità e appartenenza.

C'eravamo solo noi e io dovevo gioire di quel momento. Sospirai mentalmente e presi coraggio. Sfilai a Stefano la maglietta e gli sorrisi. Scesi con la scia di baci lungo il suo petto liscio e marmoreo. Lui mi scompigliò i capelli e io gli lanciai un'occhiataccia che lo fece ridere.

Smise di ridere nello stesso istante in cui feci scendere la cerniera dei Jeans e strofinai il naso contro il tessuto fine dei boxer. Fu sentire il suo respiro rotto in risposta che mi diede lo slancio necessario, l'intraprendenza per poter andare fino in fondo.

Quel respiro rotto ero io a provocarlo e sentirlo, mi dava alla testa, mi faceva sentire ancora più potente. Scostai appena l'elastico dei boxer, rendendo il tutto ancora più maledettamente lento. Volevo stuzzicarlo, farlo penare.

Baciai la pelle segnata dall'elastico e chiusi gli occhi ascoltando il suo respiro profondo. Raccolsi la mia intraprendenza e strinsi gli occhi. Dovevo farcela.

Scostai ancora l'elastico dei boxer di un poco. Baciai la sua pelle e strofinai il naso. Mi beai nel sentire la sua mano che mi accarezzava la testa, scostandomi appena i capelli. Un gesto semplice,   vero e senza fretta.

«Adesso ti rendo pan per focaccia.» lo minacciai scostando totalmente i boxer e liberando la sua erezione. Rimasi per qualche frazione di secondo paralizzata... Inghiottii l'inquietudine...

Evitai di incrociare il suo sguardo, se l'avessi fatto sarebbe stata la fine.

Sfiorai la punta baciandolo per poi socchiudere appena le mie labbra. Ascoltai il suo respiro farsi più irregolare e dentro di me sorrisi vittoriosa. Ero io che comandavo il gioco. Aprii ancora la bocca divorando la sua intimità e ascoltai il suono gutturale che uscì dalla sua gola. Mi ritrassi ancora un poco per poi scivolare nuovamente e sorridere nel sentire l'effetto sortito.

Non era da me, eppure allo stesso tempo ero cosciente che quella ero io che via via perdevo la mia innocenza. Quell'intraprendenza e quella sfacciataggine non mi appartenevano.

Continuai a torturarlo e mi beai della sensazione paradisiaca di sentire la sua mano che mi carezzava il viso rendendo quell'attimo nostro, era come se con le sue dita stabilisse un contatto che andava oltre il sesso.

Volevo compiacerlo e sentire il suo respiro spezzato mi eccitava da morire.

«G-giulia.»

Sorrisi appena sentendo la sua voce rotta e quasi sconnessa.

«G-giulia è m-meglio se ti fermi potrebbe succedere un macello.» disse con voce roca.

Incontrai i suoi occhi e lo sfidai.

Non ero intenzionata a lasciar perdere. Si ritrasse di poco dal mio assalto, ma la sua motivazione crollò qualche secondo dopo.

Ascoltai il suo respiro diventare ancora più ritmato e affannoso. Il suo corpo sotto di me s'irrigidì e io sorrisi trionfante. Il mio cuore vibrava meravigliato di me. Con quel gesto inghiottii ogni cosa, i suoi umori il mio senso di inutilità, parte delle mie insicurezze.

Mi accoccolai sulla sua pancia e ascoltai il suo respiro, volevo coglierne ogni variazione, sentirlo calmarsi sotto di me. Apprezzare quella calma serafica che segue un orgasmo.

«È stato...» una pausa che avrei potuto reputare allarmante, «uh!» lo sentii ridere e decisi di incontrare i suoi occhi. «Da togliere il respiro.» disse strofinando le sue dita sulla mia tempia.

Sorrisi sorniona e mi gustai il suo sguardo languido, volevo fissarlo a fuoco nella mia testa.

Stefano era tutto, il mio primo tutto, per davvero. Ero inesorabilmente innamorata di lui.  E lui era così maledettamente perfetto.


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😅 ho raccolto il coraggio... 🙈 Ora vado a sotterrarmi da qualche parte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 24, 2021 ⏰

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