One Shot di Halloween

306 18 43
                                    

“MONSTERSVILLE”

“I mostri esistono

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

“I mostri esistono. Adesso lo so.
In memoria dell' affossamento del DDL ZAN...”

Ansiti leggeri e gemiti soffocati impregnavano l'aria gelida e umida di fine Ottobre

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Ansiti leggeri e gemiti soffocati impregnavano l'aria gelida e umida di fine Ottobre. Alle pendici della quercia più antica del bosco, si consumava un atto d'amore. L'odore del sesso, mischiato a quello di muffa e terriccio smosso, aleggiava fra le due candide ed eteree figure femminili, fragili e sottili quanto due giunchi intrecciati. Ragazze fatte di carta da zucchero e frasi segrete. Aggrovigliate fra loro in una coperta infeltrita di lana grigia, l'una finiva dove iniziava l'altra. Gli schiocchi di baci bollenti e risate fievoli, unite al fruscio dei rami degli alberi, rendevano la notte - a cavallo tra il trentuno di ottobre e primo novembre - una melodia disarmonica di brusii e fruscii.

Nessuno si aggirava nell'ora delle streghe fin nel cuore della boscaglia, e nel giorno più cupo dell'anno. Nessuno, se non loro. Due sfortunate amanti. Lilith e la sua Eden.

Fra falene giganti e piccole lucciole svolazzanti, un'unica lanterna, quella di Eden, indorava i corpi lussuriosi delle due giovani fanciulle, marcandone i movimenti sinuosi e oscurandole all'unica spettatrice notturna. La luna. Pallida madre di entrambe.

Le loro ombre danzanti, proiettate sui tronchi rugosi degli alberi circostanti, tremolavano quanto fiamme vive, fra muschio verde e foglie aranciate, baciate dall'autunno, lo stesso colore dei lunghi capelli di Lilith. Eden li amava; come adorava le lentiggini color pesca. Esse trapuntavano l'incarnato esangue sulle gote arrossate dal piacere, e gli occhi vacui di desiderio, contornati da folte ciglia chiare, ricambiavano il suo sentimento nel loro riflesso. Pozze profonde di venati peccati carnali. Bellissima quanto una fata della natura.

Le vesti gettate in un angolo buio, ammucchiate insieme e senza riguardo alcuno, erano solo un pallido contorno di ciò che restava delle barriere sociali. Rigidi abiti, antiquariati e coprenti, per imprigionarle in uno stereotipo.

Lilith le stuzzicò il capezzolo destro, roseo e turgido come i petali delle rose selvatiche. Usò il pollice sinistro, leccandole il collo che lei le aveva generosamente esposto in precedenza, sottomettendosi a quel tocco audace ed esplorativo, mentre le sue dita tracciavano una mappatura immaginaria sulle perle dorsali dell'altra. Non era la prima volta che si concedevano a vicenda. I loro incontri segreti, preceduti nell'ora più tarda della sera, erano fatti di peccato e lussuria; ma questo ad Eden non importava. Nulla aveva senso per lei quando si trattava della sua ragazza.

Perché lei era sua.

Le avevano insegnato che amare una donna era obbrobrioso, un abominio imperdonabile; ma come poteva essere mostruoso un sentimento tanto puro?

La rossa le accarezzò la chioma bruna, strappandola dalle elucubrazioni mentali e proseguendole una dolce discesa nel vacuo desiderio di un bacio, contornarnandole le labbra con la lingua prima di parlare: «La tua bocca mi piace tantissimo.» sussurrò piano. Anche se erano sole, adocchiate dalla luna, mormoravano sempre a bassa voce le loro sconcerie, temendo di poter essere udite dalle anime che popolavano la zona circostante.

Il loro amore non era considerato tale da viverlo alla luce del sole.

Si frequentavano da mesi, ma ogni loro incontro era una nuova prima volta. Qualche foglia secca cadeva dai rami degli alberi, coprendo il manto erboso e ramificato di spesse radici, scandendo il tempo dedicato a quell'amore segreto. «A me piaci tu.» sorrise Eden e Lilith ricambiò quella piccola gioia, mentre si scaldavano vicendevolmente l'una contro l'altra.

Fu allora che accadde.

Grugniti sommossi e ringhi dismessi echeggiarono sempre più forte. Uomini e donne, incappucciati e le braci di astio negli occhi, piombarono sulle due amanti, urlando imprecazioni e parole indicibili, grondanti di odio e ira.

«Mostri!».
«Streghe!».

Grida di rabbia e vendetta ingiustificata, rimbombarono nella mente di Eden mentre la strattonavano via dal caldo grembo di Lilith e ne percuotevano il corpo. L'aria gelida anestetizzò i pugni e gli schiaffi che ricevettero entrambe. Il sangue schizzò dalle ferite inferte ed ematomi immondi, segni di violenza, indolenzirono i muscoli.

I volti tumefatti per una colpa ingiusta. Ingiusta per loro, ma non per gli altri.

La comunità Amish - di cui Eden faceva parte -, di mentalità fortemente religiosa, e vittima della fobia popolare, non tollerava l'amore fra persone dello stesso sesso. Era considerato un oltraggio a Dio. E Dio non intervenne a salvarle. Per loro, quello era un segno di assenso divino.

Chi tace acconsente.

I contadini trascinarono per i capelli Lilith, la giovane fanciulla dal nome infernale, tentatrice di candide vergini sprovvedute; considerata tale dal pregiudizio. L'aspetto fisico la segnava, così come il suo amore per la bella Eden; il suo Paradiso personale e recluso per sempre.

Il naso sanguinate, l'occhio sinistro cerchiato di viola, simboleggiavano lo scempio avvenuto.

C'era qualcosa di bestiale nell'odio. Qualcosa di inspiegabile; come il propagarsi di una piaga che avvelena un corpo.

Ben presto la situazione degenerò. Alcuni uomini legarono due corde al ramo più robusto di un albero che trovarono lì accanto, formando due cappi gemelli e simili. Distruggendo il loro ritrovo ed i ricordi legati ad esso. I tentativi di liberarsi, per le due nude prigioniere, furono vani e inutili. Il sangue si mischiò alle lacrime e le urla isteriche si levarono verso l'alto.

Che rumore fanno le vite quando si spezzano?

Pioggia sottile e scroscii musicali si sparsero ovunque, bagnando col gelido tocco ogni cosa.

I cappi si strinsero ai colli sottili, di cigno, mentre si dibattevano forsessanatamente; ma fu tutto inutile. Cercarono di raggiungersi, a toccarsi e stringersi per mano... Ci provarono fino alla fine. Perché l'amore era più forte di tutto quell'odio. Non molto tempo dopo però, ogni movimento cessò, la gola si serrò e la faccia si gonfiò, diventando rossa e violacea.

Espirarono all'unisono. I loro cuori cessarono di combattere e tutto ciò che rimase, furono due involucri vuoti, accerchiati dai mostri dall'aspetto umano.

La comunità.

MonstersvilleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora