Capitolo 5 - The pianist

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Arrivai a casa, mi sentivo triste, era curioso il fatto che mi avesse lasciato questo vuoto.
«Ciao mamma, ciao papà, sono a casa!»
Mia madre mi rispose dal piano di sopra
«Ciao Jen, un attimo e scendo»
«No mamma non preoccuparti, salgo io! Ho da posare lo zaino...»
Così mi avviai per le scale per raggiungere la mia stanza. Passai dalla camera da letto dei miei e vidi mia madre che stava spolverando, mi fermai all'entrata
«Ciao mamma»
«Ciao Jen»
Venne a darmi un bacio sulla guancia e mi carezzo il viso
«Com'è andata oggi a scuola?»
Pensai: "Umm ma che bella domanda! Un'altra di riserva?!"
«Bene mamma»
Non si fece bastare la risposta
«Sono arrivati i nuovi professori? Come ti trovi? Sono bravi?»
L'accento americano di mia madre mi fece ricordare il prof James Caboni, per un attivo lo rividi nella mia mente e non riuscii a non parlare di lui...
«Sì, sembrano bravi...quello di storia ci ha fatto fare subito il test d'ingresso, quello di filosofia è enigmatico, è interessante, magari sarà così anche la materia»
Mia madre fece un sorrisetto malizioso
«Beh, prova a farti piacere più la materia che lui»
Scoppiò a ridere e io cercai di camuffare vanamente
«Mammaa! Non era questo che intendevo...!»
Lei non se la bevve
«Sì, sì, certo Jen...appena posi lo zaino in camera tua vai a toglierti le scarpe per piacere, mi sporchi tutti i tappeti!»
«Sto andando giù in giardino, quando rientro le tolgo...»
Mi avviai verso la mia stanza, sentii mia madre che mi disse dalla camera da letto:
«Dici sempre così, poi lo dimentichi e non lo fai...»
Alzai un po' la voce per farmi sentire e gli risposi:
«Fidati mamma!»
Intanto avevo posato lo zaino e mi stavo dirigendo al giardino...scesi le scale e passai dalla cucina
«Ciao papà»
Mi rispose poco interessato
«Ciao Jen»
Continuai verso il giardino non facendoci caso...aprii la porta-finestra scorrevole e la chiusi dietro di me. C'era un aria dolce, che ti accarezzava la pelle, non era fredda, ma tiepida, piacevole. Mi sedetti su una delle sdraio di legno rivestite con l'imbottitura in tessuto, sotto il gazebo.
Guardavo la luce del sole che filtrava nell'acqua della piscina, avrei voluto tuffarmi ma mia madre si sarebbe infuriata se avessi bagnato i vestiti e l'inerzia mi impediva di andarmi a cambiare mettendomi un costume...così rimasi lì sulla sdraio, mi girai e mi accorsi che sul tavolinetto accanto c'era poggiato l'ipad di mio padre...lo presi, conoscevo le mie intenzioni, le volli evitare vanamente cercando qualche stupido gioco per passare il tempo, ma non c'era molta scelta; così mi collegai alla rete wi-fi di casa mia e andai su internet; selezionai la navigazione privata, non volevo che mio padre sapesse cosa avevo cercato, e digitai "James Caboni", si caricò subito la pagina, mi spuntarono vari risultati:
JAMES CABONI, IL PIANISTA DI ORIGINE STATUNITENSE INAUGURA LA SERATA.

CABONI JAMES, IL MAGNIFICO PIANISTA PRESENTA IL SUO SECONDO CD.

TEATRO GREMITO PER IL PIANISTA JAMES CABONI!
Era lui, non mi sbagliavo, avevo memorizzato benissimo il nome, ma i risultati parlavano di un pianista! Cliccai su qualche link...era davvero lui, c'erano le sue foto! Mi entusiasmai all'idea che fosse pianista, adoravo i musicisti ma ero curiosa di sentirlo suonare. Andai su youtube e digitai il suo nome, incrociai le dita affinché mi spuntasse qualche suo risultato...mi spuntò! Mi scappo un grido di gioia
«Siiiì!!!»
Ma poi mi ricordai che c'erano i miei e mi tappai la bocca. Cliccai impaziente su un video.
Iniziò, era proprio lui, ed era bellissimo! Elegante, con i suoi capelli morbidi e setosi che giacevano sulle sue spalle, scarpe nere lucide che scintillavano ad ogni suo movimento.
Iniziò a suonare...Dio mio ero incredula, accarezzava i tasti del piano, le sue mani erano più veloci dei miei occhi che cercavano di seguirle e non sbagliava neanche una nota, una singola pausa o un tempo...ero in adorazione!
Vidi che il cameraman aveva fatto lo zoom mettendo in primo piano le sue mani, evidentemente anche lui era impressionato da esse. Potei osservarle da vicino e nonostante sfuggissero ai miei occhi per la veloce sinfonia che stavano eseguendo, riuscii a inquadrarle bene. Aveva delle bellissime mani grandi, con le dita lunghe, si notavano le nervature che si muovevano a ritmo della musica, erano candide e sembravano lisce e morbide...non aveva peli sul dorso se non qualche leggero peletto trasparente. Dopo qualche minuto finì l'esibizione, lui si alzò dallo sgabello, fece un inchino e tutti applaudirono.
Mi sentii quasi orgogliosa di avere lui come professore, abbracciai l'ipad, lo strinsi al petto e sorrisi, guardando il sole che era sempre più basso e che adesso rifletteva una luce aurea....

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